Scuola, in vigore la legge Il Sole 24 Ore, 18.8.2009 I tagli del personale non docente sono legge dello Stato: con la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale, avvenuta il 17 agosto, del decreto del presidente della Repubblica n. 119 vengono confermati i tagli pari al 17% degli organici riguardanti i profili di assistente amministrativo, assistente tecnico e collaboratore scolastico. Ciò significa che per tre anni consecutivi, a partire dal prossimo 1° settembre, spariranno circa 14 mila posti di personale Ata: in tutto 42.000 unità che verranno meno a seguito del piano di "razionalizzazione" avviato dal governo con l'ultima finanziaria. Il piano attuativo dei tagli si abbatterà totalmente sul personale precario: un lavoratore Ata della scuola su tre viene infatti annualmente richiamato in servizio a settembre, dopo la scadenza del suo contratto avvenuta al termine dell'anno scolastico precedente (in genere il 30 giugno, per i più fortunati il 31 agosto). Un piccolo "esercito" di lavoratori precari, circa 80.000 persone sui 250.000 totali, che si aggiunge quindi ad almeno altri 120.000 docenti supplenti. Solo per rimanere agli annuali: a questi ne vanno aggiunti altre decine di migliaia chiamati in servizio attraverso le cosiddette supplenze `brevi'. Quelle derivanti da sostituzioni per malattie occorse al personale di ruolo durante l'anno (nella scuola d'infanzia la convocazione scatta anche per un solo giorno mentre alle superiori ne occorrono almeno 10-15). Per i sindacati le conseguenze dei tagli al personale Ata saranno pesantissime: le ripercussioni maggiori si avranno nelle amministrazioni che, dopo essere state gravate negli ultimi anni di molte incombenze, conseguenza dell'autonomia scolastica, si ritroveranno privati di preziose unità di personale (in media uno-due per istituto). A preoccupare di più sindacati del comparto scuola è però la riduzione del numero di collaboratori scolastici, gli ex bidelli, il cui ridimensionamento potrebbe mettere in crisi non solo la sorveglianza degli oltre 10.000 istituti italiani, ma addirittura l'apertura e chiusura dei plessi scolastici più piccoli e decentrati. |