Scuole chiuse per influenza?
Dall'Istituto Superiore di Sanità ai
pediatri, in tanti chiedono
un rinvio dell'anno scolastico per evitare il diffondersi del virus
Flavia Amabile La
Stampa 31.8.2009
E se per
impedire il diffondersi dell’influenza suina si
rinviasse la riapertura delle scuole? L’ipotesi, capace di far
correre un brivido sulla schiena di ogni mamma con pargoli, circola
già da qualche tempo ma per ora si tratta soltanto di un’idea. Il
ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha spiegato che in
questa fase la situazione dell’influenza umana A/H1N1 è sotto
controllo e al momento non è previsto alcun rinvio dell’apertura
dell’anno scolastico.
A favore del rinvio sono in molti.
La Federazione italiana medici pediatri (Fimp) ha preannunciato di
voler chiedere al ministero del Lavoro, Salute e Politiche sociali
di «prendere in seria considerazione» l’ipotesi di chiudere le
scuole proprio per contenere la diffusione del virus.
La drastica proposta
dei pediatri italiani fa seguito all’allarme dell’Organizzazione
mondiale della Sanità che ha parlato di un virus che si sta
diffondendo a «una velocità incredibile», con un numero di persone
infette «senza precedenti» e previsioni che parlano di possibile
contagio anche per il 30% della popolazione nei Paesi ad alta
densità. In particolare Margaret Chan, direttore generale dell’Oms,
ha invitato i governi a «prepararsi al peggio e sperare il meglio» e
a coordinarsi tra loro. E ha chiesto «alcuni interventi hanno forti
implicazioni economiche e sociali, come la chiusura delle scuole».
«Qualunque misura che
possa ridurre l’esposizione e il contagio di questo virus - ha
spiegato il presidente della Fimp, Giuseppe Mele - può e deve essere
tenuta in considerazione». La chiusura delle scuole potrebbe, in
questo senso, essere strategica: il virus, ha argomentato il medico,
ha un tasso di incidenza «estremamente alto, tra il 30% e il 50%.
Questo significa che se lo potrebbe prendere un italiano su tre».
Ciò in termini assoluti, in termini relativi, invece, visto che il
principale gruppo di rischio è quello tra i 7 mesi e i 27 anni, in
quella fascia d’età «l’incidenza sarà ancora maggiore, e si tratta
proprio della fascia d’età di chi va all’asilo, alle elementari,
alle medie, ai licei e all’università». A oggi, ha aggiunto Mele,
l’Italia ha adottato «misure di contenimento molto efficaci», ma il
virus si sta diffondendo a una velocità molto elevata e per l’inizio
dell’autunno è prevista una ondata molto forte, a cui si aggiungerà,
poi, quella dell’influenza stagionale.
L’allarme viene recepito anche da
alcuni epidemiologi dell’Istituto Superiore di
Sanità come Stefania Salmaso, dirigente di ricerca dell’Iss.
«Ritardare l`apertura delle scuole non è un`idea peregrina. E’ uno
degli strumenti che la stessa Oms chiede di valutare: potrebbe
infatti ritardare il picco pandemico in Italia e siccome dobbiamo
aspettare l`arrivo del vaccino, potrebbe essere uno degli interventi
da prendere in considerazione».
Ma il fronte del no per il momento è
più forte. «Nessun rinvio dell’apertura dell’anno
scolastico - è la risposta del ministro dell’Istruzione - in quanto
in Italia attualmente non ci sono le condizioni perché si renda
necessario un provvedimento di questo tipo». Anche i presidi non
sono d’accordo su un rinvio. Giorgio Rembado, presidente
dell’Associazione Nazionale Presidi, spiega che «l’ipotesi può
essere presa in considerazione, alla luce dell’evoluzione del virus,
ma «non in modo generalizzato e centralizzato», bensì valutando
«caso per caso». Rembado ha poi aggiunto che «bisogna essere
fortemente pragmatici: la situazione della nuova influenza cambia
continuamente e anche noi dobbiamo cambiare a secondo delle
circostanze. E poi fino a quando dovrebbero restare chiuse?».
Contrari molti esperti,
come Fernando Aiuti, presidente della Commissione politiche
sanitarie e Influenza del comune di Roma, una parte dei pediatri e i
medici di base. «Quelle di Mele - spiega Pasquale Di Pietro,
presidente della Società itaiana di pediatria - sono tutte buone
proposte, ma quella della commissione ministeriale, di cui anche noi
facciamo parte, è l’unica sede in cui fare proposte». E Giacomo
Milillo della Federazione dei medici di famiglia: «Al momento non ci
sono gli elementi per sostenere una proposta di questo tipo.
Rispetto all’ultima riunione del Tavolo permanente del 20 agosto
scorso non credo siano avvenuti dei cambiamenti».