E se l'influenza diventa emergenza?
Ai docenti una nuova incombenza

 Piero Morpurgo*, 30.8.2009

Tra gli eterni problemi che assillano la professione docente c’è il ruolo degli insegnanti nel prevenire le forme di contagio da malattie infettive; già perché un vetusto D.P.R. 1518 prevede che docenti e dirigenti segnalino alle autorità sanitarie i casi sospetti e comunque controllino la certificazione medica dopo un’assenza di più 5 giorni (artt. 41-43)  . Di qui il susseguirsi di polemiche e di ispezioni sanitarie e amministrative quando si sono verificati casi di TBC o di meningite contratti nelle aule scolastiche perché “qualcuno” riteneva troppo oneroso controllare i certificati medici. C’è una situazione caotica che vede da un lato istituzioni scolastiche che trascurano di esigere il certificato medico dopo una malattia e dall’altro dirigenti che richiedono certificazioni ‘cautelative’ talora davvero bizzarre (ad es. idoneità all’educazione fisica che è materia obbligatoria).

Il tutto è reso più complicato dall’uso di farmaci (soprattutto antidolorifici) che gli studenti assumono eppure la somministrazione dei medicinali a scuola è regolata dal protocollo del 25.11.2005 dei ministri Moratti e Storace:

Art.4 – Modalità di intervento

La somministrazione di farmaci in orario scolastico deve essere formalmente richiesta dai genitori degli alunni o dagli esercitanti la potestà genitoriale, a fronte della presentazione di una certificazione medica attestante lo stato di malattia dell’alunno con la prescrizione specifica dei farmaci da assumere (conservazione, modalità e tempi di somministrazione, posologia). I dirigenti scolastici, a seguito della richiesta scritta di somministrazione di farmaci:- effettuano una verifica delle strutture scolastiche, mediante l’individuazione del luogo fisico idoneo per la conservazione e la somministrazione dei farmaci; - concedono, ove richiesta, l’autorizzazione all’accesso ai locali scolastici durante l’orario scolastico ai genitori degli alunni, o a loro delegati, per la somministrazione dei farmaci; - verificano la disponibilità degli operatori scolastici in servizio a garantire la continuità della somministrazione dei farmaci, ove non già autorizzata ai genitori, esercitanti la potestà genitoriale o loro delegati. Gli operatori scolastici possono essere individuati tra il personale docente ed ATA che abbia seguito i corsi di pronto soccorso ai sensi del Decreto legislativo n. 626/94.

In questo contesto normativo è lecito chiedersi: cosa accadrà con l’arrivo della “nuova influenza”? In verità il Ministero del Lavoro già il 22 maggio scorso aveva prospettato la chiusura delle scuole per 7 giorni  e la circolare era stata recepita dal MIUR senza però chiarire le modalità (ad es. i 7 giorni contano sui 200 di lezione?). Tuttavia il 18 luglio il Ministero ha affermato che “al momento la situazione non preoccupa” . Il Ministero del Lavoro e della Salute ribadisce che il piano per la pandemia è lo stesso del 2003 e che le scuole non debbono essere affollate (!) e cheproprio le scuole possono costituire centri alternativi di cura (!)  . Di tutto ciò noi insegnanti non siamo stati informati. Diverso, molto diverso, è quel che avviene all’estero: in Francia dal mese di maggio 2009 il personale della scuola è stato preparato e sono stati pubblicati dodici milioni di opuscoli. Inoltre sono stati approntati sistemi per l’educazione a distanza (TV, e-learning) degli allievi che debbono rimanere a casa  in base al principio della continuità pedagogica per tutti. Gli stessi criteri sono stati adottati in Inghilterra ove, nel caso di pandemia, a tutti i lavoratori della scuola sono stati assegnati compiti ben precisi; sono state approntate anche diversi tipi di manuali per genitori e studenti. Non si trascura di far circolare poster che invitano all’igiene personale;  e tutto ciò avviene anche negli USA con guide informative per studenti e docenti e con manifesti informativi  (vedi anche qui). L’impressione è che in Italia vi sia un ritardo immenso sia nell’informazione sia nel preparare la prevenzione in scuole in cui spesso non c’è neanche il sapone per lavarsi le mani. E temo che si prospettano per gli insegnanti nuove incombenze e responsabilità che dovranno almeno essere discusse in contrattazione.

Gilda Vicenza