Le comparse della scuola
Sono i docenti e i tecnici precari del mondo
dell'insegnamento. Per loro riparte la fila per un posto di lavoro
lungo un solo anno scolastico. Che inizia già segnato dalla “cura”
Gelmini: tagli al personale, classi affollate e studenti
diversamente abili dimenticati.
di Andrea Bassi, da
Viaemilianet.it 25.8.2009
REGGIO EMILIA
– A prima visto somigliano a provini per il
casting di un film. Si tratta, invece, del momento delle nomine,
ovvero quelle giornate in cui ai precari della scuola italiana
vengono assegnati i posti di insegnamento. Migliaia di comparse
pronte ad essere scritturate per un nuovo anno scolastico. E pronte
ad essere lasciate a casa alla fine di questo. “Lo Stato in questo
modo risparmia, non ci paga i mesi di luglio e agosto, senza parlare
dell'anzianità”, spiega Sabrina, una professoressa di lingue che si
è messa però in fila per ottenere un posto da insegnante di
sostegno.
Fare da
tutor a studenti disabili è un mestiere che non
tutti sono disponibili a fare. La maggioranza dei precari che hanno
l'abilitazione per il sostegno in realtà è specializzata per
insegnare una materia che però non trova sbocchi occupazionali nella
scuola. Molti sono professori di lingue, matematica, oppure
educazione fisica.
“L'anno scorso c'erano molte più rinunce
ai posti di sostegno. Gli insegnanti preferivano presentarsi al
giorno delle nomine della loro prima materia”. A introdurci uno dei
primi effetti della “cura” Gelmini è Alan Albertosi della Flc-Cgil
di Reggio Emilia. “Lavorare con un ragazzo disabile da quest'anno
per molti insegnanti è la prima e unica ancora di salvezza per avere
una cattedra.”
Una delle mosse operate dalla coppia
Tremonti-Gelmini per ridurre le chiamate di
insegnanti è stata aumentare il numero di alunni per classe. Secondo
gli stessi dati del ministero, alle superiori la media di studenti
per classe passa da 21,8 a 22,1. Ciò vuol dire che ci saranno aule
con più di trenta alunni, alcune delle quali con anche più di uno
studente disabile. “Ma in Emilia-Romagna c'è da sempre un rapporto
basso tra insegnanti e studenti, sono anni che, possiamo dire, siamo
saturi”, sottolinea Albertosi, aggiungendo “Abbiamo già spolpato
l'osso, siamo una regione in cui non si riesce più a risparmiare con
queste pratiche”.
Ciò che verrà a mancare
a partire dall'anno scolastico 2009-2010 sarà anche il rapporto di
un insegnante ogni due studenti che necessitano di un sostegno. “Non
sappiamo ancora dire quanti alunni rimarranno senza un servizio
adeguato, la cosa certa è che le immissioni in ruolo di insegnanti
di sostegno quest'anno sono state meno della metà dell'anno scorso”,
continua Albertosi. In sindacato proprio non riescono a farsi una
ragione di tutte le cattedre che rimarranno senza insegnante. Dei
cento e passa professori andati in pensione, meno della metà verrà
sostituita da docenti che passeranno a un contratto a tempo
indeterminato.
Per tutti gli altri continuerà
il mondo del precariato fatto di un futuro lavorativo che non va al
di là di un singolo anno scolastico. Alla fine d'agosto ci si
ritrova tutti lì, belli stretti nel corridoio di una scuola, in fila
per ore, ad aspettare di essere chiamati uno a uno. I primi nella
graduatoria sono i più fortunati potendo scegliere tra tutte le
offerte di insegnamento disponibili. Agli ultimi rimangono le
briciole, scuole sperdute sull'Appennino, piccoli pacchetti di ore
rimaste qua e là.
Nell'era di internet è anacronistico
vedere in moto tutti gli anni una macchina organizzativa di questo
tipo. Quest'anno, tra l'altro, il ritardo della comunicazione da
parte del Ministero dei numeri effettivi delle assunzioni sta
mettendo a dura prova gli Uffici Scolastici Provinciali, costretti a
fare tutto all'ultimo momento per pubblicare online i numeri di
posto e le graduatorie aggiornate. “Basterebbe usare in modo più
efficace le nuove tecnologie per evitare di fare aspettare la gente
tutte queste ore”, sbotta Marco Incerti Zambelli, preside
dell'Istituto Blaise Pascal. “Non ci vogliono né grossi investimenti
né specifiche professionalità, solo un cambio di mentalità”.
Al di là di questa giostra
che si ripete tutti gli anni e che ogni volta offre premi sempre più
magri, Zambelli è convinto che l'attuale modo di reclutamento dei
docenti non funzioni. “Va ripensato completamente”, sottolinea.
Quelli del ministero dell'Istruzione hanno in mente un progetto di
regionalizzazione che permetterebbe alle singole scuole di assumere
direttamente gli insegnanti. Una modalità che però non trova
d'accordo i sindacati. “Sarebbe uno stravolgimento. Non si capisce
che fine faranno le attuali graduatorie. Liste che (ironia della
sorte, ndr) si chiamano ad esaurimento, ma che non andranno mai
esaurite”.