Il ministero ha ordinato agli uffici scolastici di non
applicare la decisione dei giudici.
Precari, scontro Gelmini-Tar, Federica Fantozzi, l'Unità 20.8.2009 Una mina rischia di far saltare le graduatorie scolastiche e precipitare nel caos l’inizio dell’anno scolastico a settembre. Si tratta della guerra tra docenti precari e ministero dell’Istruzione sul cosiddetto criterio del pettine. Dissidio che, dopo l’ordinanza del Tar a favore degli insegnanti e il rifiuto ministeriale di eseguirla, arroventa l’estate. Insieme al taglio di 18mila supplenze annuali tra docenti e personale amministrativo, più la riduzione delle supplenze brevi.
La questione è semplice ma tutt’altro che risolta. Il ministro Gelmini
aveva stabilito, per l’assegnazione dei posti in cattedra, che chi
fa domanda in altre province oltre alla «sua» debba mettersi in
fondo alla lista azzerando il punteggio. Una mannaia sulle speranze
di molti, che avevano fatto ricorso alla giustizia amministrativa.
L’ordinanza sospensiva del Tar del 5 giugno scorso aveva dato loro
ragione sancendo la possibilità dell’inserimento «a pettine»,
mantenendo cioè lo stesso punteggio in diverse sedi e magari
scavalcando chi già c’era. Un sistema chiaramente favorevole a i
precari delle province più a rischio, specie nel Mezzogiorno.
Soprattutto un grimaldello per le graduatorie di circa 300mila
precari in via di formazione sulla base dei criteri del decreto
Gelmini. E per gli insegnanti c’è stata una brutta sorpresa. In questo agosto, mese di definizione dell’organico, chi si è recato negli uffici scolastici provinciali - gli ex provveditorati - per far valere la sentenza si è sentito rispondere picche: il ministero ha inviato alle sedi periferiche la direttiva di non applicare la decisione del Tar perché intende impugnarla presso il Consiglio di Stato. Al momento l’appello non risulta però presentato. Se poi anche il secondo grado le desse torto, Gelmini ha già pronta la contromossa: un decreto ad hoc inserito nel primo provvedimento utile. Una sanatoria, insomma.
Situazione che, comprensibilmente, ha provocato il panico negli
interessati: secondo calcoli dei Comitati degli Insegnanti Precari
la mancata chiarezza porterà a un «carosello» di 100mila docenti con
relativi contraccolpi sulle classi. I beffati si stanno
organizzando: il sindacato di categoria Anief sta inviando in questi
giorni agli uffici scolastici, tramite ufficiale giudiziario, la
diffida ad adempiere necessaria per dimostrare l’«inadempimento
colposo» dell’amministrazione e chiedere l’esecuzione coattiva
dell’ordinanza. Obiettivo: impugnare le graduatorie definitive e
ricompilarle con l’inclusione a pettine dei ricorrenti. C’è poi un secondo profilo di scontro insegnanti-ministero. Il decreto Gelmini aveva vietato a chi avesse due abilitazioni il trasferimento del punteggio di servizio dall’una all’altra a seconda delle migliori prospettive di lavoro. Anche sotto questo aspetto il Tar, con una sentenza del novembre scorso, ha dato ragione ai ricorrenti consentendo lo spostamento dei punti. E anche qui il ministero ha reagito con l’ostruzionismo. «Io sono tra quelli che hanno fatto ricorso - racconta Maria Nesi - Mi è costato 100 euro di spese legali. Insegno tedesco ma ho l’abilitazione anche per l’inglese. La Finanziaria vorrebbe mettermi in fondo alla graduatoria, invece i giudici hanno capito. Il 4 agosto mi sono recata all’ufficio scolastico di Firenze dove mi hanno risposto che c’è una disposizione tassativa del ministero di non tenerne conto». Cosa farà adesso? «Ho spedito un nuovo ricorso. Ma rimango senza lavoro. E come me tanti: dovunque stanno eliminando le cattedre di tedesco a favore dello spagnolo. Ho 60 anni e sono ancora precaria mentre vedo colleghe di spagnolo in ruolo a soli 28 anni». |