LA POLEMICA Prof di religione, l'affondo della Cei L'attacco al Tar La Stampa 12.8.2009
ROMA Ai microfoni della Radio Vaticana, mons. Coletti ha rilevato come la sentenza risulti particolarmente pretestuosa: «i crediti, il valore generale del giudizio sull’alunno, vengono dati in base alle scelte del singolo studente, il ministro Fioroni ha anche sottolineato che c’è la possibilità di avere crediti per corsi di danza caraibica. Figurarsi se il 92% delle famiglie italiane che sceglie di avvalersi della religione cattolica, se questo non debba rientrare nel computo della valutazione sull’alunno sarebbe davvero una cosa strana. Tanto più che si tratta di scelte responsabili». Più in generale mons. Coletti ha osservato: «Non si tratta di un insegnamento che va a sostenere scelte religiose individuali: ma di una componente importante di conoscenza della cultura di questo Paese, con buona pace degli irriducibili laicisti e purtroppo dobbiamo dire con buona pace anche dei nostri fratelli nella fede di altre confessioni cristiane». «Non è colpa di nessuno - ha aggiunto l’esponente della Conferenza episcopale italiana - se la cultura di questo Paese è stata segnata da secoli e in misura massiccia dalla presenza della religione cattolico. Quindi entrare in un dialogo fecondo con la cultura italiana significa anche, non dal punto di vista confessionale ma dal punto di vista culturale, entrare in dialogo con la religione cattolica. E questo è il motivo dell’insegnamento». Il problema può essere invece un altro: «Eventualmente ciò che fa problema è l’esenzione, cioè la possibilità di non avvalersi, che credo sia giusto per chi dovesse sentire qualche turbamento circa le proprie convinzioni religiose dover approfondire l’insegnamento della religione cattolica, ma il corso fatto in una scuola laica, in uno Stato laico, è un corso culturale non un corso che costruisce scelte religiose». |