SCUOLA

Confcommercio, Giovani e lavoro
troppe le barriere.

dall'AGI, 19.9.2008

Ci sono grandi barriere nella diffusione di un sistema meritocratico, la scuola si rivolge ad un mercato, quello manifatturiero, che ormai non c'é più; i giovani hanno le valigie pronte; si rinuncia a matrimonio e figli per il lavoro. Questi i risultati emersi da un'indagine Format dell'istituto Pievoli per il forum dei giovani imprenditori di Confcommercio, condotta insieme ad esperti del mondo accademico, come Giorgio Casoni (Politecnico di Milano) e Paolo Polidori (Università di Urbino). Insomma, secondo la ricerca, nel nostro sistema economico-sociale esistono barriere alla meritocrazia: infatti, se il 91% dell'attuale classe dirigente in Italia afferma di utilizzare criteri di selezione meritocratici nella scelta dei propri collaboratori, c'é un'elevata percentuale (54%) che considera la meritocrazia come il fattore meno soddisfacente e il processo di selezione adottato resta quello della conoscenza diretta o della segnalazione da parte di conoscenti. Quasi tutti si ritengono meritocratici ma poi giudicano il sistema assai carente da questo punto di vista facendo emergere nella classe dirigente italiana un orientamento teorico e non pratico verso i principi della meritocrazia. Sulle capacità e sui livelli di preparazione dei giovani di oggi - emerge dall'indagine - é ancora molto forte l'influenza del contesto sociale e familiare di provenienza e si registra un forte divario nelle competenze Nord-Sud che per essere colmato richiede due anni di istruzione secondaria in più; sul versante scolastico e universitario i percorsi didattici e formativi sono rivolti più verso un modello di mercato che non c'é più - quello manifatturiero; il sistema universitario italiano, rispetto a quello di altri paesi, sforna molti più laureati di quanto il mercato stesso riesca ad assorbire evidenziando la difficoltà del nostro sistema a spostarsi, ad evolversi verso un'economia post-industriale; secondo importanti stime econometriche, se l'Italia riuscisse ad innalzare di 3 anni gli anni medi di istruzione della popolazione, il tasso medio annuo di crescita del PIL potenziale, e quindi di quello effettivo, crescerebbe di quasi l'80%, passando dall'insoddisfacente valore di 1,3%-1,5% di oggi ad un più europeo e moderno 2,3%-2,7%.

Oltre il 67% dei giovani iscritti agli ultimi due anni di università sono ottimisti sulle aspettative di inserimento nel mondo del lavoro entro un anno dal conseguimento della laurea, poco meno del 54% ritengono che svolgeranno la professione desiderata e addirittura il 40% ritiene che il lavoro che svolgerà entro un anno dalla laurea consentirà loro di fare carriera. Secondo lo studio di Confcommercio, per i giovani, una volta entrati nel mondo del lavoro, il fattore più importante risulta essere un'occupazione interessante, al secondo posto la sicurezza del posto, la possibilità di fare carriera e, infine, un'alta remunerazione; nonostante l'ormai conosciuto sistema delle "raccomandazioni" quasi l'80% ritiene fondamentali, per entrare nel mondo del lavoro, la propria forza di carattere e determinazione ma anche doti personali come creatività e scaltrezza, davanti a fattori come la conoscenza di una lingua straniera, le abilità e competenze tecniche personali, la qualità e il prestigio della propria formazione e, infine, le relazioni personali, ritenute importanti solo dal 45%. Per lavorare i giovani sono anche disposti a spostarsi geograficamente, seppur per un breve periodo, ma anche rinviare matrimonio e figli. Un certo pessimismo emerge, poi, dai giudizi sul contesto politico e sociale: quasi i 2/3 degli intervistati, infatti, non crede che l'azione dell'attuale governo possa avere risvolti positivi sul lavoro desiderato e il 61% ritiene che vivere e studiare in Italia non favorisce i progetti di vita e di lavoro dei giovani; il 73,5% dei laureandi e dei laureati chiede infatti al governo il riconoscimento del merito sia in ambito universitario che nel lavoro; il 70% agevolazioni per i giovani che intendono farsi una famiglia e avere dei figli, e il 67% maggiore facilità per l'accesso al credito per pagare il mutuo o gli studi. Oltre il 73% degli studenti valuta positivamente gli insegnamenti ricevuti nella scuola media superiore, l'83,5% invece quelli relativi all'istruzione universitaria. (AGI)

- Roma, 19 set. - (AGI)