Scuola e
carovita
«Milano cara,
ecco perché i prof scappano».
La Dominici: non critico chi chiede il
trasferimento, servono stipendi più alti.
Centinaia le cattedre ancora scoperte
Annachiara Sacchi Il Corriere della Sera
di Milano,
3.9.2008
«È vero, Milano costa troppo. E i professori
non guadagnano abbastanza. Per questo non me la sento di condannare
chi chiede il trasferimento o rinuncia a una cattedra per cercare un
posto più vicino a casa». Dalla parte dei docenti. Il direttore
scolastico regionale, Annamaria Dominici, non cerca colpevoli. Anzi.
Difende i «suoi» insegnanti, vorrebbe per loro condizioni più
dignitose, soprattutto per quelli che lavorano in città. «Altrimenti
è naturale che scappino».
Il dirigente della scuola lombarda
e i primi problemi dell'anno scolastico: professori che decidono di
tornare nei paesi di origine per ricongiungersi alla famiglia o per
non dover combattere contro il caro vita, precari che dicono no a
nomine annuali pur di trovare un posto (anche di pochi mesi) sotto
casa. Risultato: nonostante le diecimila chiamate fatte in questi
giorni per assegnare cinquemila posti a tempo determinato (in tutti
gli ordini di scuola), centinaia di cattedre rimangono ancora
scoperte. «Il provveditorato ha fatto un lavoro immane», sbuffa
Annamaria Dominici. «I responsabili delle nomine hanno perso la voce
pur di convocare il maggior numero di persone. Sono andati avanti
per ore. Fino a tardi. Ma se i precari non si sono presentati che
colpa abbiamo noi?». Soluzione: «Andrebbe cambiato il reclutamento.
Non so come, ma così come è adesso proprio non va».
Un sistema che fa acqua.
Funziona così: il provveditorato convoca i candidati e assegna le
cattedre usando gli elenchi delle graduatorie provinciali. Se non si
coprono tutti i posti, la palla passa ai presidi delle singole
scuole che siglano i contratti in base alle graduatorie di istituto.
Ed ecco quello che succede: prof e maestri preferiscono discutere
del proprio posto di lavoro direttamente con le scuole, scegliendo
quelle più vicine a casa, invece di ottenere la nomina annuale.
Oppure chiedono il trasferimento. «Possono farlo, ne hanno diritto»,
continua il direttore scolastico. «Per questo il meccanismo va
rivisto. Ci accolliamo un mare di lavoro per niente».
Un problema tutto milanese.
«Nelle altre realtà non è così: solo da noi — puntualizza Annamaria
Dominici — assistiamo a un continuo esodo di docenti che faticano ad
arrivare alla fine del mese. Se ne vanno. «Oppure agguantano -
aggiunge — qualche ora nella scuola raggiungibile a piedi pur di non
dovere prendere la macchina o i mezzi, per cercare di risparmiare.
Ecco perché andrebbero pagati meglio. In queste condizioni non è
possibile sostenere il costo della vita. Non ce la fanno, e così
preferiscono rinunciare». Comprensione per chi è in difficoltà,
nessuno sconto a chi finge, a chi si mette in malattia, a chi
accampa scuse. «Quelli li perseguitiamo — aggiunge il direttore
scolastico regionale — fino ad arrivare al licenziamento. È già
successo. Non sono ammessi comportamenti scorretti. Di nessun
genere».