Scuola, l'ultima della Gelmini: l'Unità, 8.9.2008 Campanella stonata per la scuola italiana. L'era Gelmini è partita ufficialmente con la riapertura in Lombardia. E il ministro non si è lasciata sfuggire l'occasione per rassicurare i precari. Con una grande pensata: la Gelmini sta lavorando alla possibilità di impiegare una parte degli insegnanti precari che non possono essere messi a ruoli nei prossimi anni nel settore del turismo. Lo ha detto durante l'inaugurazione dell'anno scolastico alla scuola Schweitzer di Segrate. «Non escudo di pensare a nuove figure professionali, ci stiamo lavorando con Tremonti, Sacconi e Brunetta». Il tutto per cancellare la situazione odierna: quella di una «scuola italiana che è purtroppo uno stipendificio. Sin dall'inizio del mio mandato ho denunciato la situazione grave in cui versano le casse della scuola. Oggi il 97 per cento delle risorse sull'istruzione se ne va per pagare gli stipendi». Ma la Gelmini non si è limitata a prospettare il futuro delle centinaia di migliaia di precari della scuola (che invece il governo Prodi aveva deciso di assumere nella cifra di 75 mila l'anno), ma anche attaccato un altro caposaldo del modello scolastico italiano: l'integrazione. Per la Gelmini la scarsa conoscenza dell'italiano da parte dei troppi, a suo dire, bambini stranieri «rallenta il lavoro della classe stessa». La soluzione? «Offrire corsi d'italiano anche il pomeriggio a questi ragazzi per colmare queste lacune». La domanda è scontata? Chi li terrebbe questi corsi se il maestro è unico? Forse i privati? Che l'aria sia tesa lo conferma il benvenuto dato al ministro a Segrate. Alcuni volantini contro la riforma scolastica sono stati distribuiti durante la visita del ministro dell'Istruzione. Mentre la Gelmini entrava e usciva si sono sentiti fischi di protesta all'esterno dell'istituto. I volantini sono stati distribuiti dalla federazione milanese del Partito della Rifondazione Comunista e dalla Federazione Lavoratori della Conoscenza Cgil. In entrambi i testi si parla di attacco alla scuola pubblica e di smantellamento dell'attuale modello didattico organizzativo della scuola elementare. La più grande critica fatta alla Gelmini anche da ambienti non di opposizione è quella di voler intervenire sull'unica scuola (l'elementare, ora primaria) che funziona meglio che nel resto d'Europa. Il colpo di mano con l'introduzione per decreto dal prossimo anno scolastico del maestro unico porterà alla cancellazione di 87 mila cattedre. Una cifra spropositata. Ma il perché è molto chiaro. «Abbiamo approvato una Finanziaria che prevede risparmi ingenti nella scuola intorno ai 7 miliardi di euro, e il 30% dei risparmi che realizzeremo con la finanziaria - frutto di una serie di misure come l'accorpamento di alcune classi e il riordino dell'archetipo organizzativo scolastico - verranno reinvestiti nella scuola». Come? In che modo? Andrà reinvestito «nell'edilizia scolastica (secondo un'indagine sono 10 mila gli edifici scolastici non sicuri) e nella premialità per gli insegnanti». È un «dato di fatto», secondo il ministro, che gli insegnanti sono troppi e malpagati. Intanto nel resto d'Italia siamo ormai al conto alla rovescia con l'80% degli studenti possono godersi ancora poco più di una settimana di vacanze estive. Mercoledì sarà la volta dei frequentanti in Alto Adige, quasi tutti gli altri sentiranno suonare la prima campanella lunedì 15 settembre: per il ritorno sui banche coincidente con la metà del mese si sino espressi i governanti di Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio (per il primo ciclo, per il secondo il 16), Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Trentino, Umbria, Veneto e Valle d'Aosta. Il 15 sarà la volta anche di alunni e studenti dell'Abruzzo: per decretare, attraverso le urne, la nuova amministrazione regionale qui si prevede che però le scuole chiudano già dal 29 novembre al 2 dicembre ed in caso di ballottaggio pure dal 13 al 16 dicembre. Gli ultimi a tornare in aula saranno gli allievi della Sicilia: mercoledì 17 settembre.
È bene sapere, comunque, che le date fornite
dalle regioni rimangono indicative. Ogni scuola può infatti variare,
motivandola, sia la data d'inizio che finale: l'obbligo effettivo
per ogni istituto rimane quello, per tutti, di completare almeno 200
giorni effettivi di offerta didattica. |