per
molti l'obiettivo è accumulare punti,
necessari per scalare le graduatorie
Settembre, parte la «migrazione» dei prof.
La lotteria delle cattedre assegnate con
supplenze annuali e temporanee.
Dal sud i due terzi degli insegnanti precari
Ambra Craighero Il Corriere della Sera,
11.9.2008
MILANO – Sono giorni caldi per gli insegnanti,
ma ancor più bollenti per gli aspiranti supplenti, dopo la kermesse
delle nomine di fine agosto. In pentola, esplicate le nomine dei
vari provveditorati, bollono le chiamate dirette delle scuole, per
qualsiasi tipo di supplenza: da un anno, a qualche mese, a qualche
settimana. Per molti, l'obiettivo è soprattutto accumulare punti,
quelli necessari per scalare le graduatorie che consentano, negli
anni a venire, di puntare su una cattedra annuale. Una missione da
compiere a tutti i costi, anche spostandosi di mille chilometri da
casa.
È ORA DI MIGRARE -
Da molti anni, in questo periodo, si assiste a una vera e propria
«transumanza» dei docenti meridionali: in media due precari su tre
provengono dal Sud. Ed è proprio in questi casi che la speranza è
aggrappata a una difficile migrazione in città e paesi del
centro-nord, in cerca di una supplenza, anche di poche ore e
saltuaria, pur di racimolare la pagnotta. Ciò accade perché il
numero dei posti di insegnamento ancora liberi non subisce
contrazioni nel nord della penisola, in quanto i docenti
settentrionali non riescono a coprire il fabbisogno. A differenza
del meridione, dove invece ci sono più insegnanti che cattedre
disponibili.
I NUMERI -
Le cifre provenienti dall'Osservatorio sulle graduatorie permanenti
dell'Anief, l'Associazione nazionale degli insegnanti e degli
educatori in formazione sono impietose: il totale degli insegnanti
iscritti è di origine meridionale: sono 160.157, a fronte di 28.286
docenti provenienti dal centro e 42.239 dal nord Italia. Tra le
regioni del sud spiccano la Campania con 49.810 insegnanti e la
Sicilia con 46.901. La fotografia di un Paese a tre velocità.
LONTANO DA CASA -
La flotta dei precari è composta da docenti che hanno alle spalle
anni di insegnamento, in diverse abilitazioni e specializzazioni
universitarie, ma sono costretti ad abbandonare la famiglia, i
rispettivi compagni e figli, a bruciare lo stipendio di 1.200 euro
mensili in viaggi aerei, abbonamenti ai servizi pubblici,
carburante, alloggio e vitto, pur di supplire ai vuoti registrati
nelle province settentrionali. E questa è l'unica soluzione
praticabile.
LA MARCIA SILENZIOSA -
«La marcia silenziosa del Sud è composta da servitori dello Stato –
dice Marcello Pacifico, presidente Anief – e non tutti hanno una
supplenza annuale. Oggi avere una supplenza annuale significa essere
dei privilegiati del precariato, perché molti docenti sono in attesa
di una chiamata che non verrà». Anche se è dalla fine di agosto che
i Centri servizi amministrativi (ex provveditorati agli studi)
stanno vivendo un mese di fuoco, e affinché le lezioni possano
iniziare regolarmente, con quasi tutti i docenti in classe ad
accogliere gli alunni. La presenza dei supplenti precari nella
scuola italiana è di una cattedra su sei.
PRECARI «PERMANENTI» -
Il divario tra la richiesta del nord e l'offerta del sud è sotto gli
occhi di tutti. «Il colmo è che al
nord non si trovano più insegnati -
dice Rino Di Meglio
Coordinatore nazionale della
Gilda, il sindacato indipendente dei comitati di base degli
insegnanti - e negli ultimi 15 anni
è mancata una seria pianificazione e un regolare reclutamento».
Le scuole in questi giorni stanno tornando ad affollarsi. In alcune
regioni, come la Lombardia, le lezioni sono riprese già dall'8
settembre. In altre si apprestano a cominciare. Ma i volti dei
precari sono quasi sempre gli stessi. Si incominciano anche a vedere
i segni del tempo. Molti hanno passato la quarantina, hanno i
capelli brizzolati e sono stanchi prima ancora di cominciare,
sapendo che le graduatorie dove sono in lista per cogliere una
supplenza si chiamano «permanenti».