A Roma è polemica per i troppi immigrati: di A.G. La Tecnica della Scuola, 13.9.2008. Ad accendere la ‘miccia’ è l'assessore Marsilio per il quale nelle scuole materne non dovrebbero esserci più di cinque stranieri. La replica di Silvia Costa, assessore regionale: nel Lazio i residenti si iscrivono dove vogliono, altrimenti si creano i ghetti.
Quest’anno, si sa, il numero di
alunni e studenti stranieri nelle scuole statali sarà il più alto di
sempre: supererà il 7%, con punte, in alcune regioni, del 20%. La
maggior parte di loro è concentrata nelle scuole dell’infanzia. Ed
in questi giorni la questione alunni immigrati è piombata sulle
scuole della capitale: ad accendere la ‘miccia’ è stata Laura
Marsilio, assessore comunale alle politiche scolastiche di Roma, che
si è fatto promotore della proposta di stabilire un limite alla
presenza di bambini immigrati nei tanti istituti dell’infanzia del
Comune capitolino. Per l’assessore prescelto dal sindaco Alemanno i
bimbi di nazionalità non italiana dovrebbero essere non più di
cinque per classe: “mi auguro – ha detto Marsilio - che il Ministro
Gelmini stabilisca un tetto per il numero di immigrati in ogni
classe. Farò la mia parte per le scuole materne dove non dovrebbero
esserci più di cinque stranieri”. Considerando che e classi degli
asili romani sono in genere composti da 23-24 bambini il tetto
sarebbe quindi del 20%. A Roma vi sono quartieri, anche centrali come l’Esquilino, dove la presenza di stranieri è ormai altissima. Molti di loro si sono inseriti stabilmente, hanno acquisito la residenza e tirato su famiglia. "Forse non sa l'assessore Marsilio – continua Costa - che solo a Roma ci sono almeno 300 scuole con oltre il 10% di bambini immigrati; alcune arrivano addirittura al 50-60%, ed inoltre che il diritto all'istruzione è garantito, in condizioni di uguaglianza, a tutti i bambini in età scolare residenti nel Lazio, cittadini e non cittadini, considerando che la maggioranza di questi bambini è nata in Italia." Per l’assessore regionale è indispensabile invece “lavorare per fare della presenza dei bambini stranieri nelle nostre scuole una grande opportunità di educazione interculturale e di apertura educativa”. Per questo fine Costa propone di lavorare in diverse direzioni: dotare di strutture e infrastrutture innovative e di supporti educativi (laboratori linguistici, ecc.) le scuole con maggiore concentrazione di bambini stranieri, per valorizzarne il ruolo di 'scuole internazionali' e non segnarle come scuole 'di serie B'. Ma anche concertare nella Conferenza Stato-Regioni un indirizzo che possa consentire la programmazione in rete delle iscrizioni fra scuole vicine, per garantire effettive condizioni di integrazione fra bambini italiani e stranieri e fra stranieri tra di loro. "Inoltre, individuare specifiche iniziative di aggiornamento dei docenti e di sensibilizzazione dei genitori. A tal fine il mio assessorato ha promosso, per il 17 ottobre, il convegno 'Bambini stranieri in classe' sull'integrazione scolastica degli immigrati". Per l’assessore alla scuola della Regione Lazio il pericolo è la ghettizzazione, attraverso “meccanismi volti a prefigurare le scuole 'per italiani' e quelle 'per immigrati' e che si costringano le famiglie di immigrati ad iscrivere i propri bambini in zone lontane dalla loro abitazione, riducendo le loro possibilità di socializzazione”. Sarebbe bene che la questione fosse affrontata a livello nazionale. In questi giorni sono state rese note delle realtà che debbono far riflettere: il record di alunni non italiani in una classe è di una scuola primaria di Torino, la `Fiochetto', dove tra i 15 allievi della prima non figura nessun iscritto italiano. Emblematici anche i numeri di una scuola materna in provincia di Reggio Emilia, dove su 45 bambini complessivamente iscritti figurano appena 7 italiani.
Bisogna considerare che il numero di
alunni e studenti di origini non italiane è destinato ad aumentare
progressivamente. Se le stime del Ministero fossero confermate entro
il 2012 dovremmo arrivare ad un milione di iscritti. Meglio avere
regole certe e chiare prima che la situazione diventi ingestibile. |