Il piano della Gelmini, Berlusconi la difende Schiaffo a Bossi:
il maestro unico va benissimo

 “Per i precari un futuro nel turismo".

Il 97% dei fondi per pagare gli stipendi non resta niente per l’innovazione»

Fabio Poletti La Stampa, 9.9.2008

INVIATO A SEGRATE
Al suo primo giorno di scuola da ministro arriva con quasi un’ora di ritardo. Nel cortile della elementare Albert Schweitzer di Segrate, duecento bimbetti di prima, l’aspettano con i fiori e i palloncini colorati e gli zainetti nuovi. Mariastella Gelmini, castigato tailleur beige da maestrina, occhialini con la montatura azzurra, non nasconde la sua emozione: «Il mio impegno è dare ai bambini e ai ragazzi più giovani di me, l’opportunità di avere una scuola adeguata». I problemi sono tanti. I soldi sono pochi. Ma dietro al sorriso, il ministro nasconde una volontà di ferro. A partire dalla soluzione del problema dei precari della scuola, che potrebbero essere utilizzati in altri lavori socialmente utili, magari nel turismo: «Ne abbiamo già messi in ruolo 25 mila. Ne rimangono tantissimi. La scuola non è in grado di assorbirli tutti, ci vorrebbero dieci anni. Non escludo di pensare a nuove figure professionali, dentro e fuori la scuola. Ci stiamo lavorando con Tremonti, Sacconi, Brunetta e la Brambilla».

Guide turistiche con la laurea e anni di insegnamento alle spalle? Un’idea che potrebbe non piacere a tutti. Davanti all’istituto di via Modigliani un gruppo di precari e di sindacalisti della Cgil scuola fischia il ministro. In difesa di Mariastella Gelmini scende in campo Silvio Berlusconi: «Buon lavoro al ministro dell’Istruzione, che si sta impegnando a fondo per rilanciare la scuola, avendo come primo obiettivo quello di fornire agli studenti un’educazione di qualità». Il presidente del Consiglio loda l’intero programma del ministro, dal voto in condotta al maestro unico «che non farà certo venir meno il tempo pieno e che verrà ovviamente affiancato dagli insegnanti per lo studio delle lingue straniere». Ipotesi confermata dal ministro in serata, in una intervista al Tg1. L’appoggio di Berlusconi al ministro Gelmini è una risposta a Bossi, il leader della Lega contrariato all’idea del maestro unico: «Per capire la scuola devi avere le mani sporche di gesso...». Mariastella Gelmini, svicola dalle polemiche: «Il maestro unico è stato deciso in Consiglio dei ministri, per me parla il mio lavoro, non voglio alimentare polemiche, questo è un giorno di festa...».

Questo è il primo giorno di scuola in Lombardia. A Segrate come ovunque inizia con l’appello dei bambini. Il ministro Mariastella Gelmini fa l’elenco: «Alessia Aimone, Filippo Banfi, Stefano Bellebosco, Elena Giuliani Brusa...». Qualche mamma si emoziona. Come la direttrice didattica Giuliana Borgnino che scivola sui verbi ma subito si corregge: «Credo che ognuno di noi si ricorda del primo giorno di scuola...». I duecento bambini nel cortile della scuola ricorderanno i fotografi che spingono, le telecamere, i carabinieri con il giubbotto antiproiettile, il ministro che pianta due alberi «perchè anche questo fa parte di un progetto educativo». Una classe indossa già la divisa come piace al ministro, a Segrate gonna o pantaloncini blu con profili rossi, casacca rossa in tinta ideata dall’atelier di moda della cooperativa Alice del carcere di San Vittore. Qualche mamma si lamenta: «Un’altra spesa...».

Sempre più difficile far quadrare i conti. Ne sa qualcosa il ministro Mariastella Gelmini alle prese con una scuola che è quella che è e i fondi che sono quelli che sono: «Il 97% delle risorse per la scuola se ne va in stipendi. Non resta nulla per l’innovazione, l’edilizia, la qualità». La quadratura del cerchio - lo insegnano alle elementari che è impossibile - è lo sforzo a cui è chiamato il ministro: «Con Tremonti e Berlusconi stiamo ripensando le modalità di spesa per la scuola». Saranno lacrime e sangue, a partire dai precari che non troveranno più posto e magari finiranno a fare le guide turistiche. A loro va tutta la comprensione del ministro Gelmini: «L’insegnamento non è un lavoro, è una missione. Non è per tutti. Può farlo solo chi è animato da una forte passione. Ma non fino al punto da trasformarsi negli insegnanti più sottopagati d’Europa».