Lettere al DIRETTORE.

Gli esami del ministro Gelmini.

 Pompeo Anelli, dal Giornale di Brescia, 10.9.2008

Anche i lettori del Giornale di Brescia hanno saputo che il ministro Gelmini afferma di essere stata costretta (lei che aveva bisogno di lavorare presto perché proveniente da una famiglia di «agricoltori») a sostenere e superare gli esami d’avvocato a Reggio
Calabria dal sistema corporativo vigente a Brescia ove l’esame poteva essere superato solo dai figli degli avvocati e da pochi altri privilegiati. Sempre i lettori del Giornale di Brescia hanno anche saputo che il ministro è orgogliosa del suo corso di studi svolto, non dice dove e non dice come. Si sa che in Italia non c’è solo Reggio Calabria e la «casta» non esiste solo per gli avvocati, perciò sarebbe stata opportuna qualche indicazione di più per consentire di valutare fino in fondo l’amore per la meritocrazia del ministro. Sarebbe anche opportuno che il ministro dicesse se ha regolarmente svolto e per tutto il periodo obbligatorio la pratica legale a Reggio Calabria come previsto (non a Brescia dove non ha partecipato agli esami). È noto che molti sostenevano gli esami a Reggio Calabria sulla base di compiacenti dichiarazioni circa la pratica svolta. Sono trucchi del mestiere molto diffusi ma solo sussurrati da chi li ha utilizzati, mai dichiarati esplicitamente.

Per quanto ne so io le commissioni d’esame (oggi, come allora) sono formate da avvocati, magistrati e professori universitari e l’esame degli scritti (il vero scoglio) avviene in forma rigidamente anonima. L’affermazione del ministro, dunque, stupisce, e, oltre ad essere, per quanto ne so, totalmente gratuita costituisce offesa, oltre che alla categoria professionale della quale anche il ministro fa parte (l’ordine cosa ne pensa?) anche ai singoli componenti delle commissioni dell’epoca. Non avrebbe fatto molto meglio il ministro a tacere?

Infine risulta dall’albo degli avvocati di Brescia che l’avv. Gelmini è nata l’1.7.1973 e si è iscritta all’albo il 24.3.2003: quasi 30 anni quando, normalmente, ce ne vogliono 18 per la maturità, 4 per la laurea e 3, compresa la pratica, per superare gli esami, in tutto 25, o compresi brevi ritardi, 26. Certamente il ministro avrà delle valide giustificazioni, ma quando si danno lezioni di correttezza ad un’intera categoria e di meritocrazia al Paese, ci si fa vanto del curriculum di studi e si giustifica il proprio comportamento con lo stato di necessità e il disagio economico di una categoria (quella degli agricoltori) si ha anche il dovere d’essere precisi e rigorosi in tutto.

Avv. POMPEO ANELLI - Brescia -