Ecco il piano del ministro dell’Istruzione: Materie e prof, così si decapita l’istruzione. di Maristella Iervasi l'Unità, 19.9.2008 MAESTRO unico anche alla materna, accesso all’università solo per gli studenti con maturità liceale. Tutti in classe ma solo di mattina e circa 60mila docenti «rispediti» a scuola di lingua inglese per una formazione specializzata obbligatoria. Ecco come la «cura» Tremonti-Gelmini si abbatte sulla scuola pubblica. Oggi alle 15 il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini illustrerà ai sindacati Flc-Cgil, Cisl e Uil scuola lo schema di piano programmatico. 24 pagine fitte fitte che stravolgono l’attuale «sistema scolastico»: dai quadri orari ai piani di studio. Uno tsunami senza precedenti per le famiglie italiane, i docenti, i precari e tutto il personale della scuola. Una contro-riforma a tutto tondo portata avanti senza mai ascoltare la voce dei diretti interessati che in tutto lo Stivale si alternano a staffetta nella raccolta di petizioni sotto gli istituti contro il piano «da restaurazione» di viale Trastevere.
Per il duetto Tremonti-Gelmini la scuola è vista
come un capitolo di bilancio. Il decreto legge 112 prevede
esplicitamente che siano tagliati nel triennio 2009-2012 circa
87mila 341 posti docenti e 44.500 posti di personale Ata
(collaboratori scolastici, amministrativi e assistenti tecnici).
Così ecco pronto il calcolo dello strumento contabile a scapito
della qualità: nell’anno scolastico 2009-2010, ad esempio, verranno
tagliati 42.105 posti docenti e 15.166 di personale Ata. Dalle prime
anticipazioni solo a partire dal prossimo anno ci saranno 15.740
maestri in meno nella scuola elementare; 16.431 prof in meno alle
medie; 12mila nella scuola superiore e 15.166 posti in meno tra
collaboratori scolastici, amministrativi e assistenti tecnici. Tagli
agli organici e alla didattica, solo per risparmiare circa 8
miliardi di euro nel prossimo triennio. Tra le regioni più
penalizzate la Campania di Bassolino e la Lombardia di Formigoni,
quest’ultima è in testa anche per l’impiego di classi a tempo pieno
(oltre 9mila). Enrico Panini, segretario generale della Flc-Cgil,
prende in castagna la Gelmini: «Non è vero che la spesa per la
scuola non è fuori controllo. Non è vero che aumentano i docenti e
diminuiscono i bambini: dal 2001 al 2008 gli alunni sono
costantemente cresciuti mentre i docenti sono diminuiti del 4-5%.
Non è vero - insiste il sindacalista - che il 97% della spesa della
scuola è destinata agli stipendi. La spesa è così composta: 42
miliardi dello Stato, 10 miliardi da regioni ed enti locali. Un
totale di 52 miliardi. Per gli stipendi del personale si spendono 40
miliardi circa». E Massimo Di Menna della Uil-scuola, avverte:
«L’incontro non si può ridurre a un’informativa. La via maestra non
può essere l’ossessione del risparmio. Il maestro unico non è una
ascia ideologica da abbattere sulla scuola primaria. Gli aspetti
legati al piano non devono mettere in ombra la questione centrale:
le basse retribuzioni e il personale precario. Aumenti retributivi
da subito nel contratto, altrimenti forte mobilitazione». Un faccia
a faccia insomma per niente facile, viste le premesse della vigilia.
Con la Gelmini che ripete a mo’ di litania le stesse parole:
«Liberare risorse per garantire libertà di scelta alle famiglie».
Una mossa politica che la Flc-Cgil sintetizza così: «Si vuole
chiudere con il peso economico della scuola statale per tutti, per
svenderla ai privati». |