L'articolo di Panebianco
sul Corriere di oggi.

di Stefania Fabris da ReteScuole, 28.9.2008

Eccolo finalmente (eravamo in astinenza!) l’ulteriore articolo “chiarificatore” di Angelo Panebianco sulla scuola: un disco rotto di slogan e di autocitazioni ( siamo addirittura all’ipse dixit riferito a se stessi!), di contraddizioni a non finire. Poi l’arroganza di chi ritiene di avere dalla propria il buon senso e la verità, a fronte dell’ideologia, quella cattiva che è sempre quella degli altri, rievocando addirittura il complotto clerico-comunista. E giù bacchettate a Veltroni che non mantiene le promesse nei confronti degli interessi di quella parte di elettorato “moderno e riformista”, che l’ha sostenuto grazie al discorso del Lingotto...!E poi naturalmente gli insulti, pessimi, infondati e abbondanti, nei confronti della scuola, che è come l’Alitalia, che è un disastro rispetto alla preparazione dei giovani, che è un covo strabordante di insegnanti pezzenti, cogestito in modo clientelare da politica e sindacato per ragioni elettorali. Non intendo parlare di Veltroni, né dell’Alitalia, né degli evidenti drammatici e penosi problemi dei giornalisti e della stampa che, poveretti, dovendo sbarcare anch’essi il lunario sotto la minaccia di essere precari, magari per improvvisa retrocessione, insultano la propria stessa intelligenza. Sono questioni sociali di cui mi interesso da semplice cittadina e su cui faccio veramente fatica a capire tante cose. Ma sulla scuola, noi insegnanti di professione abbiamo il dovere di rinviare al mittente le affermazioni più false.

1. NON E’ VERO CHE LA SCUOLA ITALIANA NEI CONFRONTI INTERNAZIONALI RAGGIUNGE RISULTATI SCADENTI nella preparazione dei ragazzi. Semplicemente non è vero: i risultati sono decisamente positivi, apprezzabili e anche molto apprezzati all’estero specificamente per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e il sistema dei licei. Per quanto riguarda la scuola secondaria superiore nel Nord del Paese raggiungono ottimi risultati, decisamente al di sopra della stramaledetta media OCSE, anche gli Istituti tecnici. RISULTATI scadenti sono raggiunti purtroppo invece dalla scuola privata a livello di superiori in tutto il Paese e dall’istruzione professionale in genere, ma soprattutto dalla formazione professionale gestita a livello regionale, con picchi di negatività al Sud. I settori del sistema scuola che rispetto alle ultime rilevazioni si sono mantenuti fedeli ai programmi elaborati nella seconda metà degli anni ’80 fino all’inizio degli anni ’90, nonostante l’errore madornale (questo sì per la volontà e comunque l’accondiscendenza di Berlinguer e della CGIL) dell’autonomia scolastica, hanno raggiunto i risultati positivi di cui si diceva. Tali risultati sono il frutto di una valutazione internazionale, sono pubblici, e sono scritti nero su bianco al di là di tutta una serie di considerazioni che è pur giusto comunque fare, ma soprattutto al di là dei pregiudizi e delle bufale montate dai poveri giornalisti! Il settore su cui abbiamo meno dati, ma che sappiamo essere invece in sofferenza è, a parte la scuola secondaria privata, ancorché paritaria, e la formazione professionale anche e soprattutto realizzata attraverso i percorsi integrati voluti da Moratti, la scuola media, cioè il settore più selvaggiamente morattizzato.Infatti vorrei ricordare che mentre l’indagine ultima sui bambini della primaria riguardava la classe IV nel 2007, quindi bambini che non hanno usufruito in modo massiccio dei disastri della Legge53/2003, i ragazzi della media valutati nel 2007 erano già tutti entrati nel 2004 con la riforma Moratti.

2. L’ATTUALE MOBILITAZIONE DEGLI INSEGNANTI CONTRO L’INTERVENTO DISTRUTTIVO DEL DECRETO GELMINI È EFFETTIVAMENTE TESA A DIFENDERE LO STATUS QUO DI TUTTI GLI ASPETTI POSITIVI DEL SISTEMA SCUOLA IN ITALIA visto che tale decreto va a colpire proprio quei settori più produttivi che derivano in parte da una lunga tradizione ( si pensi all’impianto gentiliano del liceo classico) e in parte da una ventennale attività di ricerca e di sperimentazione che ha visto protagonisti la scuola, il Ministero e l’Università e che, non senza difficoltà e conflitti, ha comunque prodotto quei programmi per la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di cui possiamo assolutamente vantarci a tutt’oggi. Da quei Programmi della scuola primaria, datati 1985, è derivata, dopo lunga e capillare sperimentazione, la legge del ’90 citata da Panebianco che ha posto fine all’esperienza del maestro unico. Questo nella scuola statale, non nella privata dove le logiche del profitto hanno sempre risparmiato sugli insegnanti, allora come oggi. Ma c’è di più: negli anni ’90 si è proceduto all’innalzamento della preparazione dei maestri con la nascita del corso di laurea in scienze della formazione primaria e con l’abrogazione dell’Istituto magistrale che ancora formava questo grado di insegnanti. Ma mentre da un lato si procedeva in questa direzione, dall’altro avanzava l’idea di privatizzare e di disinvestire denaro pubblico in un’istituzione che, molto erroneamente, si pensava avesse esaurito la sua forza propulsiva e avesse raggiunto lo scopo necessario e sufficiente per una società che galoppava verso la globalizzazione. Questo doppio vincolo ha avuto un unico, inequivocabile ed inqualificabile esito: la precarizzazione, ma soprattutto la dequalificazione del corpo insegnante. Connivente, in questo sì davvero, il sindacato e segnatamente la CGIL. E così non sono stati più banditi concorsi pubblici per il reclutamento, sono stati realizzati i peggiori obbrobri : corsi di riconversione professionale, sanatorie di ogni tipo, riconoscimento al 100% del punteggio maturato nelle scuole private, fino ai corsi di abilitazione speciali gestiti dall’Università e a pagamento. Sul punto effettivamente non è ancora arrivato qualcuno a denunciare l’Università per ciò di cui si è resa colpevole: mentre da un lato gestiva corsi quadriennali a numero chiuso, dall’altro conferiva la stessa abilitazione su un corso di sei mesi, in parte on-line, mentre istituiva la lodevolissima esperienza delle SSIS ( come in Francia come ovunque in un Paese civile) accettava sottobanco ogni genere di sconto, abbreviazione, corso speciale ex articolo pinco pallino. Anche lì, naturalmente per sopravvivere, anche loro poveretti con le pezze…Ma con questo siamo arrivati alla cronaca, ovvero al conto alla rovescia iniziato per la scuola statale con l’ingresso nel terzo millennio e poi nel lungo governo Berlusconi.

3. La SCUOLA ITALIANA HA CRITICITA’, certamente, criticità che condivide con tutti i Paesi avanzati, e poi criticità specifiche derivanti dalla sua storia e prodotte soprattutto dalle scelte politiche degli ultimi dieci anni. Non c’è alcun degrado da fronteggiare, non c’è alcuna emergenza bullismo. C’è una forte emergenza “ballismo” come giustamente denunciano gli striscioni di questi giorni dei ragazzi dei migliori licei del Paese.

4. I PROVVEDIMENTI PRESI DAL MINISTRO GELMINI SONO PROFONDAMENTE ERRATI perché non affrontano nessuna delle reali criticità, creano problemi inutili, sono figli della peggiore demagogia, tagliano risorse preziose senza razionalizzare gli sprechi reali che pure ancora ci sono, tolgono fiducia, continuità e speranza a insegnanti e genitori. Trovo semplicemente aberrante la proposta di abbassare il livello dei programmi per tutti gli ordini di scuola e segnatamente per la scuola primaria come inevitabile contropartita del maestro unico. Trovo immotivata ed isterica la proposta del 5 in condotta ( quando avevamo già lo strumento dell’allontanamento in casi gravissimi di problemi comportamentali) come se gli insegnanti non avessero altra carta a disposizione, a fronte delle situazioni difficili che devono affrontare con competenza professionale, che la minaccia autoritaria. Non ritengo in alcun modo accettabile che d’autorità si imponga agli insegnanti non un nuovo sistema di valutazione, magari più in linea con altri sistemi a livello internazionale ( magari!), ma il non sistema di Tremonti che con tanti studi di matematica che deve aver pur fatto per essere un’economista, confonde scale ordinali con scale numeriche.

5. Voglio essere propositiva: ritengo che SE LO STATO VUOLE RISPARMIARE sulla scuola perché vuole finanziare CAI, piuttosto che la guerra, piuttosto che il Ponte sullo Stretto, possa farlo eliminando il finanziamento alle scuole private, l’insegnamento della religione cattolica, i finanziamenti alle Regioni che poi finanziano aziende che fanno i loro privati interessi nelle scuole, i finanziamenti all’industria dei ciclomotori, piuttosto che di software per passivizzare e rendere criticamente impotenti i giovani a cui lasciamo il fardello di questa bella società.

6. Infine per quanto mi riguarda, rispetto a quei “fino a 7000” euri virtuali che, se mi comporto bene e mi vendo l’anima, potrei anche avere nel 2012 ( o 3012, non ricordo), dico subito che li devolvo volentieri alla scuola. Non ce li ho ancora, non li avrò mai, ma li devolvo!! Se poi la scuola statale non ci sarà più li devolverò a chi ne avrà più bisogno. Chissà se esisterà ancora una libera informazione…