Scuola

Indagine in 80 istituti:
80% prof dice no a maestro unico.

Studio La Tecnica della Scuola: squadra che vince non si cambia

ApCOM, 29.9.2008

Roma, 29 set. (Apcom) - Secondo uno studio realizzato dal quindicinale "La Tecnica della Scuola", in 80 istituti di ogni ordine e grado presenti in tutte le città italiane capoluogo di regione, l'82,5% dei docenti sarebbe contro il ritorno al maestro unico: il dissenso maggiore si riscontro al Sud, dove è contrario addirittura il 92%, mentre al Centro-Nord si oppongono il 79% degli insegnanti.

"La scuola elementare - commenta Calogero Virzì, curatore dell'indagine che verrà pubblicata sul prossimo numero del quindicinale di informazione scolastica in uscita il 5 ottobre prossimo - è un settore di eccellenza del nostro sistema formativo. Pertanto non c'è ragione di modificare il suo modello di organizzazione e funzionamento: sarebbe il caso di dire che secondo i prof italiani la 'squadra che vince non si cambia'".

Dissenso anche per la riduzione del tempo pieno e prolungato, contrastato addirittura dal 92,5% del campione composto da licei, tecnici, professionali, istituti comprensivi e scuole medie. "Il giudizio negativo - sostiene il redattore del quindicinale - diventa del 100% al sud e nelle isole dove il tempo pieno e prolungato, secondo il Quaderno bianco, registra indici fra il 3,5 e il 4% contro il 43% del centro e del nord. Sembrerebbe quindi una difesa del modello di scuola indipendente dagli interessi propri".

La maggioranza delle scuole intervistate (69%) è anche contraria alla ventilata riduzione di un anno dei licei. Dall'indagine è emerso che una revisione della scuola secondaria di II grado con conclusione a 18 anni può essere considerata anche una scelta positiva che può avvenire in un contesto di ricerca del risparmio: deve essere il frutto di un progetto innovatore di scuola e di società da cui traspaia in modo visibile a tutti la direzione complessiva di senso.

Tutto questo non significa che la scuola sia arroccata su una posizione di difesa corporativa. Secondo il 75% del campione, infatti, nella scuola esistono sprechi su cui è opportuno intervenire per razionalizzare il funzionamento e contenere i costi, come in altri settori della pubblica amministrazione.

A tal proposito l'81% delle scuole si è detto favorevole alla riduzione degli indirizzi scolastici della scuola secondaria con l'eliminazione di tutti i doppioni che creano inutile confusione fra i giovani; il 51% alla revisione delle classi di concorso; il 51% è d'accordo alla riduzione del carico orario settimanale di lezione per i giovani dei tecnici e dei professionali.

Infine, per il 55% è positivo l'accorpamento delle scuole con meno di 500 alunni, anche se molti intervistati hanno posto parallelamente il problema dello sdoppiamento degli istituti con oltre mille alunni e la necessità di tenere conto delle "vere" realtà montane e delle piccole isole, ove serve derogare alla regola generale. Non si può usare lo stesso metro per valutare la realtà pianeggiante della Sicilia orientale e quella delle valli trentine.

A proposito del rapporto complessivo docenti-alunni, che il governo intende adeguare ai parametri Ue, secondo il il 71% del campione intervistato non andrebbe mutato: il no alla modifica del rapporto docenti-alunni oscilla dal 61% al nord, al 75% al sud, per arrivare al 79% al centro.

"Il nostro non è un campione statistico - conclude Virzì - , tuttavia esso è calibrato sia sul piano territoriale che su quello degli ordini e gradi di scuola. L'inchiesta ricostruisce in modo articolato e puntuale l'umore e gli orientamenti prevalenti nelle scuole italiane di ogni ordine e grado di fronte ai provvedimenti governativi e ministeriali appena approvati, in via di approvazione e qualche volta soltanto ventilati".