La protesta di migliaia di ragazzi, 300mila
secondo l'Uds. Numerose manifestazioni
Studenti in piazza in tutta Italia. Contro il decreto la Toscana ricorre alla Corte Costituzionale la Repubblica, 10.10.2008
ROMA -
"Non è che l'inizio": questo striscione ha
aperto questa mattina i cortei in più di cento città d'Italia
organizzati dall'Unione degli studenti contro il decreto Gelmini.
Manifestazioni a suon di musica, con tanti ragazzi che hanno portato
chitarre, tamburi e fischietti ''per suonarle alla Gelmini''.
Trecentomila i giovani che hanno aderito secondo l'Uds che ha
fornito dati dettagliati anche per le singole città: a Roma in
40.000 hanno preso parte alla manifestazione, 30mila a Milano,
40mila a Napoli e altrettanti a Torino, 15mila a Salerno, Firenze e
Genova, 10mila a Bologna, Bari e Trieste, 2mila a Brindisi, 3mila a
Bergamo. Altre migliaia di studenti hanno manifestato nelle altre
città. A Roma gli studenti si sono dati appuntamento in piazza di Porta San Paolo dove verso le 10 è partito il corteo diretto al ministero della Pubblica istruzione in viale Trastevere. Fuori dalla sede i ragazzi hanno occupato le scalinate del palazzo ballando e cantando a ritmo di musica, ma anche protestando attraverso microfoni e megafoni mentre una delegazione di cinque rappresentanti è stata ricevuta all'interno da due dirigenti. Numerosi gli slogan cantati dagli studenti tra cui "Gelmini ministro della d-istruzione" e "Chi non salta la Gelmini è". Nel corteo bandiere, striscioni, cori e volantini contro il governo, il ministro Gelmini e il sindaco di Roma Alemanno. Anche a Milano lo striscione "Non è che l'inizio" apre il corteo, accompagnato da un furgone che diffonde musica a pieno volume dietro al quale migliaia di ragazzi delle scuole superiori sono partiti verso il parco Ravizza, nei pressi del provveditorato agli studi di Milano in via Ripamonti. La proposta pensata per arginare il fenomeno del bullismo è stato protagonista di numerosi cori: "Con il voto di condotta - gridano gli studenti - ci tappano la bocca". A Milano, a testimoniare i possibili effetti della riforma, in testa al corteo viene trasportata da due giovani una bara nera con la scritta "scuola". Anche a Napoli migliaia di studenti hanno aderito al corteo di protesta partito da piazza Garibaldi. A Palermo gli studenti si sono dati appuntamento in piazza Politeama, da lì è partito il corteo verso la prefettura, a suon di musica e slogan scanditi o impressi sugli striscioni, per chiedere un incontro con il prefetto Giancarlo Trevisone, cui chiederanno di farsi portavoce del malessere della scuola e degli studenti palermitani. Promotori della manifestazione sono la Rete Degli Studenti e i Giovani Comunisti che parlano di "demolizione della scuola pubblica" riportata "a quarant'anni fa attraverso il ripristino dei grembiuli alle elementari, del maestro unico e del 5 in condotta". A Genova i giovani di una quindicina di scuole superiori, mobilitati dall'Unione e dal Coordinamento degli studenti, hanno sfilato in corteo fino a raggiungere l'ufficio scolastico regionale in via Assarotti, provocando anche disagi alla circolazione stradale. Nel corso della manifestazione, tra striscioni quali "Scuole come prigioni ci avete rotto i ...", ci sono stati numerosi lanci di fumogeni, sono volati insulti contro il ministro e slogan come "Se non cambierà lotta dura sarà". Alcuni indossavano una maglietta "Moratti+Fioroni+Gelmini= scuola senza cervelli". A Firenze una bara nera con il necrologio "Qui giace l'università pubblica" ha sfilato in corteo per le vie del centro insieme agli studenti che urlavano slogan "contro la scuola dell'indecenza ora e sempre Resistenza" e poi ancora "non chino la testa continuo la protesta". Studenti liceali, universitari, dottorandi e ricercatori tutti insieme a urlare "contro la 133 tutti uniti senza bandiere né partiti". Hanno sfilato anche studenti liceali col grembiule nero e ricercatori in camice bianco con il lutto al braccio.
E sempre a Firenze
l'assessore toscano all'istruzione, formazione e lavoro, Gianfranco
Simoncini, ha
ribadito oggi che farà ricorso alla Corte Costituzionale per
difendere le proprie competenze in materia di istruzione. "E' un
atto arrogante, irresponsabile, irrispettoso e illegittimo, contro
il quale ci opporremo con ogni mezzo, compreso il ricorso alla Corte
Costituzionale" ha commentato Simoncini a proposito dell'articolo 3
del decreto legge 154 con il quale il governo impone alle Regioni di
attenersi alle sue recenti decisioni per quanto riguarda il
dimensionamento scolastico, dà loro una scadenza ravvicinata (il 30
novembre) e prevede, per le Regioni inadempienti, il ricorso al
commissariamento. Le Regioni e gli Enti locali che ancora non lo
hanno fatto avrebbero appena quindici giorni di tempo per mettersi
in linea con i parametri, come noto molto restrittivi, della legge
133 dello scorso agosto, parametri che si prevede produrranno
consistenti tagli al numero di scuole e classi.
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