Scuola, la protesta si allarga,
studenti e professori uniti.

  Il Secolo XIX, 14.10.2008

Scuole e università in subbuglio in tutta Italia contro le politiche dell’istruzione varate dal governo Berlusconi. Troppi «tagli» e poco futuro è la denuncia che arriva da più parti. Sindacati, opposizione, studenti e genitori sono mobilitati da settimane per contrastare il decreto che prevede il ritorno del maestro unico (con pesanti conseguenze sulla tenuta del tempo pieno) alle elementari, ma anche per contestare la riduzione dei finanziamenti agli atenei. Se l’università di Catania ha deciso di non celebrare quest’anno l’inaugurazione dell’anno accademico perché «non è tempo di celebrazioni ufficiali» e la sostituirà con un incontro pubblico «sui problemi del sistema nazionale universitario», tutte le facoltà dell’ateneo di Firenze terranno lezioni in 14 piazze cittadine, il 16 ottobre, per sensibilizzare la cittadinanza contro i tagli nel settore. Fermento anche nella sede della Statale di Milano dove una cinquantina di studenti ha manifestato stamani di fronte al rettorato per chiedere che il senato accademico prenda una posizione su un loro documento in cui si contestano i tagli previsti dai provvedimenti del governo. «”Fermiamo la Gelmini, la vostra crisi non la pagheremo noi”, recitava uno striscione dei collettivi dell’accademia di Brera, delle facoltà di scienze politiche, mediazione culturale, del Politecnico della Bicocca e di Uniriot Milano. Clima rovente anche a Torino: centinaia di studenti universitari, ricercatori e anche docenti aderenti all’ Assemblea No Gelmini si sono ritrovati oggi nell’ atrio di Palazzo Nuovo per fare il punto della situazione della mobilitazione in città e per fissare le prossime date. L’appuntamento più corposo dovrebbe essere l’ Assemblea di Ateneo prevista per il 22 ottobre.

Tra le altre iniziative un presidio il 28 ottobre davanti all’Unione Industriale presso la quale è atteso il ministro Gelmini, la partecipazione allo sciopero generale del 30 ottobre, e l’adesione alla notte bianca della scuola di domani. Inoltre da domani «lezioni a cielo aperto». A Napoli i collettivi studenteschi hanno indetto un’assemblea per domattina nella facoltà di lettere della Federico II mentre all’Orientale, dove è in atto da settimane lo stato di agitazione, un gruppo di studenti dell’ «Assemblea Stop Gelmini» ha consegnato una lettera ai componenti del Senato Accademico nella quale si chiede un’ assemblea di Ateneo per il 22 ottobre. Corteo a La Sapienza di Roma.

«L’università non pagherà la vostra crisi. Blocco dell’anno accademico subito» recitava uno degli striscioni con il quale stamani hanno sfilato gli studenti all’interno della città universitaria. La protesta è partita dalla facoltà di Lettere, con il blocco delle lezioni in corso. Al termine, un’assemblea di circa 600 studenti si è riunita davanti alla presidenza per chiedere una posizione netta al preside. «Abbiamo ottenuto il blocco della didattica per l’assemblea d’ateneo che si svolgerà giovedì - spiega Giorgio Sestili, del Coordinamento collettivi universitari - e abbiamo contatti con gli altri atenei d’Italia». Non va meglio sul fronte scuola dove le acque sono agitatissime. «Perché la scuola pubblica non sia ridotta a un fantasma» domani genitori e insegnanti organizzeranno una notte bianca in diverse scuole di tutta Italia. Il sito di Rete Scuole registra adesioni in una decina di istituti solo a Milano, mezza dozzina a Venezia, parecchie decine a Bologna, dove è nata l’iniziativa e dove si annuncia anche l’occupazione della facoltà di Lettere dell’università da parte dell’assemblea dei ricercatori e precari.

Appuntamenti anche a Roma, Genova, Torino, Perugia, Brescia, Parma, Viareggio e una fiaccolata da piazza del Gesù a piazza del Plebiscito a Napoli. Intanto, l’Emilia-Romagna si prepara al ricorso alla Corte Costituzionale contro il Governo. «Il conflitto è nei fatti» ha spiegato il presidente dell’Emilia-Romagna Vasco Errani. E, commentando il provvedimento del ministro Gelmini che minaccia la chiusura dei plessi scolastici con meno di 50 alunni, ha aggiunto: «Non è una riforma. È un atto grave da parte del Governo che interviene direttamente sulle competenze delle Regioni e degli Enti locali, e a cui le Regioni risponderanno con determinazione».