Scuola
Riforma verso il sì. Pdl con Gelmini, condanna intolleranza. Pd: Sospendere decreto ApCOM, 28.10.2008 Roma, 28 ott. (Apcom) - Comincia così come si era conclusa quella precedente la settimana della protesta della scuola: cortei, occupazioni, di nuovo i ragazzi sotto le finestre del Senato a chiedere di fermare il decreto Gelmini, e, ancora, il muro contro muro tra maggioranza e opposizione. Di certo c'è che la riforma della scuola marcia dritto verso l'approvazione, che dovrebbe arrivare mercoledì, "senza modifiche - ha assicurato ancora il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto - rispetto al testo passato alla Camera", dove però era stato blindato dalla fiducia. Sino ad oggi non hanno voluto striscioni e bandiere politiche gli studenti che da settimane protestano contro la riforma Gelmini, ma mercoledì a Palazzo Madama potrebbero sventolare un'insolita bandiera: 'Famiglia Cristiana'. Perchè mentre il ministro Gelmini va avanti, considera lo sciopero proclamato per il 30 "il vecchio rito di chi difende l'indifendibile" e minimizza, convinta che coloro che protestano "sono alcune migliaia" e "le facoltà occupate sono pochissime", cade sul governo e sulla maggioranza una pesante tegola. A chiedere lo stop al decreto è infatti un editoriale del settimanale cattolico: "Il bene della scuola, ma anche del Paese, richiede la sospensione o il ritiro del decreto Gelmini", scrive nero su bianco il periodico dei Paolini, che bacchetta duramente l'esecutivo: studenti e professori "hanno seri motivi per protestare" contro una legge che per il settimanale cattolico più che "riforma della scuola" dovrebbe chiamarsi "contenimento della spesa", approvata per giunta "a colpi di decreti, senza dibattito e un progetto pedagogico condiviso da alunni e docenti". Ma se il movimento degli studenti continua a rifiutare etichette politiche, fiero della propria trasversalità (sebbene oggi il fronte dei manifestanti sia sia fortemente incrinato dopo i cori inneggianti al duce degli appartenenti al Blocco), la sinistra che siede in Parlamento si schiera tutta con loro. Giudica il ritiro del decreto, o per lo meno la sua sospensione un "atto saggio" Massimo D'Alema, per il quale a fronte dell'intransigenza del governo non può esservi confronto, mentre per Marina Sereni "l'indifferenza" dell'esecutivo davanti alle proteste è insieme un "segno di debolezza e di arroganza". Antonio di Pietro ha persino incontrato gli studenti della Statale di Milano, quelli che per il leader Idv "possono rappresentare validi argini, anzi una diga a questo straripare dittatoriale". Per ora lottano contro quella che per l'ex pm "non è nemmeno una riforma, ma un'operazione finanziaria fatta a uso e consumo di conti che non tornano". Difesa ad oltranza del ministro e della sua riforma da parte del governo, che con Rotondi parla di "ingiusti attacchi" e di "pregiudizio della sinistra". Mentre dalla maggioranza Gasparri denuncia l'escalation di "vergognosi atti di intolleranza" verso studenti e docenti 'non allineati' con la protesta. Prova a minimizzare la portata delle manifestazioni anche il presidente del Senato Renato Schifani: "Tutte le volte in cui si cerca di riformare la scuola ci sono sempre state proteste nel nostro Paese, poi però si è sempre trovato un momento di sintesi", sostiene la seconda carica dello Stato, "fiducioso" del fatto che il ministro manterrà l'impegno preso per un confronto con gli studenti.
"Famiglia cristiana non rappresenta nessuno", tuona qualche
esponente del Pdl ma intanto a 'noi la crisi non la paghiamo', lo
slogan cardine urlato dagli studenti al governo, si affianca la
domanda del settimanale paolino: "Un Paese in crisi trova i soldi
per Alitalia e banche: perché non per la scuola?".
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