Si va allo sciopero generale. di Alessandro Giuliani La Tecnica della Scuola, 8.10.2008. La decisione è giunta l’8 ottobre dopo l’incontro a Roma di tutti i leader di comparto firmatari del contratto: che però non hanno potuto rendere nota la data della mobilitazione. Per farlo dovranno attendere solo alcune ore: giovedì 9 ci sarà infatti il tentativo di conciliazione con i rappresentanti del Ministero. Le date più probabili il 29 o il 30 ottobre. Dalla ‘base’ arrivano intanto critiche per l’eccessivo attendismo. Ma i sindacati della scuola pagano ‘colpe’ che non sono propriamente loro: ad iniziare dalla vicenda Alitalia. Forse tardivamente, quando il discusso decreto legge Gelmini sul maestro unico sarà con ogni probabilità già convertito in legge, ma si farà: i sindacati della scuola firmatari del contratto in vigore - Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals-Confsal e Gilda – hanno deciso all’unanimità che è giunta l’ora di andare allo sciopero generale della scuola. La decisione è giunta l’8 ottobre dopo l’incontro a Roma di tutti i leader di comparto: che però non hanno potuto rendere nota la data della mobilitazione. Per farlo dovranno attendere solo alcune ore: giovedì 9, infatti, ci sarà il tentativo di conciliazione (previsto per legge) con i rappresentanti del ministero. Solo dopo l’ultima riunione, il cui esito negativo è praticamente scontato, si potrà sapere la data dello sciopero: la logica dice, comunque, che dovrebbe trattarsi del 29 o del 30 ottobre (il 31 è già ‘prenotato’ da uno sciopero indetto da Flc-Cgil, Cisl Scuola e Snalsper difendere i dirigenti che però a questo punto verrebbe assorbito dalla mobilitazione generale). Anche perché a metà mese, il 17 ottobre, è già fissato (tra l’altro da quattro mesi) lo sciopero dei Cobas. Come noto, sono diverse le motivazioni che hanno portato le organizzazioni sindacali a chiedere la mobilitazione ai lavoratori della scuola: prima di tutto c'è il dl 137, in via di approvazione definitiva alla Camera e dalla prossima settimana all'esame del Senato, che ripristina il cosiddetto maestro unico riportando l'orario di base della scuola primaria a 24 ore. I sindacati chiedono poi un confronto aperto con il governo per decidere quali misure adottare per ridurre gli sprechi: sinora, invece, lamentano i rappresentanti dei lavoratori, le decisioni (contenute soprattuto nell'articolo n. 64 della finanziaria approvata ad inizio agosto) sono state prese dall'esecutivo unilateralmente attraverso decreti legge e il ricorso alla fiducia in aula. La protesta servirà anche a rivendicare il rinnovo del contratto scuola scaduto da nove mesi: sempre secondo i sindacati le buste paga del personale scolastico negli ultimi anni si sono infatti attestate ben al di sotto del tasso d'inflazione scivolando nelle ultime posizioni stipendiali dell'Ue. Tutte motivazioni note da diverse settimane. Perché allora la proclamazione dello sciopero è arrivata solo ad ottobre inoltrato. A giochi praticamente fatti? E’ la domanda che molti docenti e Ata, attenti alle evoluzioni legislative, ma anche la stessa Unicobas che indetto lo sciopero da sola venerdì scorso (“hanno preferito tergiversare piuttosto che scioperare e manifestare con noi” ha detto il leader D’Errico), hanno posto agli stessi sindacati. I quali a loro volta si giustificano dicendo che il piano programmatico dei tagli è stato presentato analiticamente (peraltro solo via e-mail) solo pochi giorni fa e che prima di chiamare i lavoratori allo sciopero bisogna sempre essere sicuri che ve ne siano tutti i presupposti. “Non si può andare allo sciopero con le ipotesi o le espressioni basati sul ‘si dice’”, sostengono in pratica i sindacalisti incalzati dalla ‘base’. Ed in effetti, non si può dare torto a questa linea di difesa: uno sciopero con poche adesioni rischia di produrre molti più danni di una protesta mancata. Bisogna poi anche dire che i sindacati della scuola pagano ‘colpe’ che non sono propriamente loro. Il comparto ha infatti dovuto scontare le conseguenze della sofferta trattativa per salvare l'Alitalia: il noto ‘salto in avanti' di Guglielmo Epifani, che ha detto no all’offerto Cai salvo poi accettarne una leggermente diversa, non è infatti andato giù alle confederazioni di Cisl e Uil. Che hanno continuato a masticare amaro anche per la linea unilaterale assunta sempre dalla Cgil prima con l’uscita di scena nella riforma dei contratti e poi con le parole sempre di Epifani quando ha minacciato di andare allo sciopero generale della scuola “anche da soli”. Una sottolineatura ripresa dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, il quale annunciando a sua volta lo sciopero ha bacchettato proprio il leader Cgil per un “un certo radicalismo sindacale infantile, sterile e pericoloso”.
In questo clima di
scarsa compattezza ricucire i rapporti non è stato facile: c’è stato
soprattutto bisogno di tempo. L’attesa però in certi casi può essere
fatale: se, come altamente probabile, a fine mese il decreto Gelmini
dovesse essere trasformato in legge i sindacati che rappresentano
più lavoratori nella scuola rischiano così di andare in piazza a
livello poco più che simbolico. Una risposta massiccia vorrebbe dire
comunque molto. Sarebbe un segnale di cui il Governo dovrebbe tenere
conto. Se invece il malcontento dei lavoratori, per l’eccessivo
attendismo sindacale, dovesse produrre una scarsa adesione alla
mobilitazione sarebbe un guaio: darebbe infatti ragione al Ministro
Gelmini quando sostiene che a protestare sono solo “frange isolate,
per cui lasciamole stare a andiamo avanti per la nostra strada”. |