Bagarre in aula, ostruzionismo dell'opposizione.
Schifani: «Avanti oltre le 20 e 30»

Al Senato la protesta anti-Gelmini.
Veltroni insiste: «Ritirate il decreto»

Manifestazione a Palazzo Madama alla vigilia del voto sul provvedimento.
Gli studenti: «Siamo in 10mila»

 Il Corriere della Sera, 28.10.2008

ROMA - Proseguono le proteste, i cortei e le occupazioni degli studenti in molte città italiane in vista dell'approvazione definitiva del decreto Gelmini (leggi il testo del decreto 137), prevista per mercoledì in Senato. A Palazzo Madama, intanto, scoppia la bagarre: oggetto del contendere, i tempi della seduta con il presidente, Renato Schifani, fermo nel volere rispettare il calendario che prevede per oggi la conclusione dell'esame di tutti gli emendamenti. Il Pd cerca di prendere tempo e il senatore Giovanni Legnini protesta perché «non è possibile non consentire di spiegare le ragioni del voto sugli emendamenti a un decreto tanto importante, è un precedente grave». I senatori dell’Italia dei Valori sventolano due cartelli: «La chiamate istruzione ma create distruzione», «L'istruzione costa? Provate con l'ignoranza». Schifani invita a "ritirarli". In aula si registrano anche fischi e grida di disappunto che salgono dai banchi dell'opposizione. La presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, attacca Schifani: «Lei sta andando avanti con le votazioni come nulla fosse, negando il diritto dell'opposizione ad argomentare il voto degli emendamenti. Voglio dirglielo in tutta franchezza: è una delusione, e parlo da capogruppo». Il presidente si appella «ai precedenti illustri di chi mi ha preceduto» per dire che «la seduta continuerà fino a che non saranno stati votati tutti gli emendamenti, così come deciso all'unanimità dalla conferenza dei capigruppo. E potremmo continuare con la votazione fino a dopo le 20,30». Lo stesso Schifani però sospende la seduta e convoca la conferenza dei capigruppo.

LE PROTESTE - Sotto la sede del Senato intanto, nonostante il maltempo, sono numerosi gli studenti delle scuole superiori che protestano per dire "no" al decreto che porta la firma del ministro dell'Istruzione. «Siamo in 10.000» ha fatto sapere già in mattinata l'Unione degli studenti. Ai giovani delle superiori si sono uniti nel pomeriggio gli universitari di Roma Tre e della Sapienza.

«IL GOVERNO RITIRI IL DECRETO» - Non solo studenti in piazza. Anche il leader dell'opposizione Walter Veltroni è tornato in queste ore a chiedere al governo di ritirare il decreto Gelmini. «Sarebbe un atto di arroganza andare avanti» ha detto il segretario dei democratici, nel corso di una conferenza stampa alla Camera dopo la riunione del governo ombra e del coordinamento del Pd. «È indice di intelligenza - ha aggiunto Veltroni - fermarsi quando un provvedimento crea tanto conflitto sociale». A due passi da Montecitorio intanto l'incontro tra i parlamentari del Pdl e i giovani del centrodestra. E Maurizio Gasparri ne approfitta per dire che «al Senato il Pdl voterà come previsto e senza alcuna esitazione» e che «il consenso degli studenti a favore della riforma cresce» mentre «quelli che protestano sono una minoranza manovrata dalla sinistra. È una protesta fascio-comunista».

INCONTRO GELMINI-GENITORI - Intorno alle 14.30 si è concluso l’incontro al ministero dell’Istruzione tra Mariastella Gelmini e le associazioni dei genitori accreditate: Movimento italiano genitori (Moige), Coordinamento genitori democratici (Cgd), Associazione genitori (Age), Associazione genitori scuole cattoliche (Agesc). D'altra parte Paola Arduini, insegnante della scuola elementare di Roma 'Iqbal Masih' e membro del Coordinamento «Non rubateci il futuro» denuncia di aver chiesto «un incontro ufficiale» al ministro ma senza «ricevere alcuna risposta». Soddisfazione del Moige a conclusione dell'incontro. «La riforma rappresenta un punto di partenza ottimo per ricostruire tutto il comparto scuola e abbiamo ricevuto dal ministro delle rassicurazioni anche in merito alla questione del tempo pieno» ha detto Maria Rita Munizzi, presidente nazionale del Movimento.

UNO STUDENTE FERMATO - In mattinata si sono registrati momenti di tensione tra polizia e studenti sotto Palazzo Madama, a Roma, dove un ragazzo è stato fermato per aver sputato a un poliziotto. Lo studente è stato rilasciato dopo poco: per i suoi compagni il motivo della sua identificazione sarebbe legato a un tentativo da parte del ragazzo di scavalcare le transenne.

LE PROTESTE - Le proteste proseguono intanto, oltre che nella Capitale, in numerose città italiane. A Milano sono sempre più numerosi i licei e gli istituti superiori occupati o autogestiti. A Torino nel pomeriggio tre cortei di protesta, mentre una quarantina di studenti del Fuan, organizzazione della destra, hanno organizzato un sit in nel cortile del rettorato dell'Università degli Studi, a favore della riforma del governo. «Nichi sei uno di noi» gridano gli studenti a Bari rivolgendosi al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che sfila con loro per le vie della città. A Viareggio un gruppo di studenti, partito in corteo dalla centrale Piazza Mazzini, ha occupato per alcuni minuti i binari della stazione ferroviaria. La manifestazione non ha causato alcun problema al transito dei treni. Manifestazioni anche a Bologna, a Cagliari, a Trento e a Pescara.

I RETTORI - Nel frattempo il rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo, dalle pagine de La Stampa fa sapere che «se il governo non cambierà strada, convocando i rettori, ritirando tagli insostenibili e aprendo la via a una seria riforma delle università, non potrò che dimettermi insieme agli altri rettori italiani. Ne abbiamo parlato tutti - ha detto Profumo -, siamo tutti d'accordo». Secondo il rettore del Politecnico di Torino, a livello nazionale i tagli ammontano a «un miliardo e 450 milioni nel 2013».