La riforma Gelmini e le incognite
della scuola che verrà:
il Punto critico di Milena Gabanelli.

Marco Paganini da Polis Blog, 5.10.2008

Per Milena Gabanelli (ideatrice e conduttrice di Report) la riforma della scuola elaborata dal ministro Gelmini ha più di un punto di debolezza e oggi, nel suo Punto critico pubblicato su Io Donna del Corriere della sera, la giornalista elenca quelli secondo lei più evidenti, che sembrano sfuggiti all’attenzione generale.

Il primo riguarda la copertura di 24 ore settimanali previste per ogni scuola, cioè quattro ore al giorno gestite da un solo insegnante. Secondo Gabanelli la parte del decreto che recita «Le esigenze dei genitori verranno tenute in considerazione scuola per scuola, sulla base del personale docente disponibile» è una bufala, dato che se non vengono stanziati fondi adeguati sarà impossibile per le gli istituti fornire risposte ai genitori: ci sarà “probabilmente il ritorno al vecchio doposcuola, cioè un servizio pagato dalle famiglie, altrimenti costrette a reclutare i nonni o le babysitter per coprire le ore pomeridiane”.

Un altro rilievo tocca la riduzione dell’orario, che renderà impossibile “svolgere l’intero programma e trovare anche il tempo per insegnare l’inglese, l’informatica e l’educazione civica, che sembrano stare tanto a cuore alla Gelmini. Senza contare che, per queste discipline e magari anche per la musica, occorrerebbero insegnanti competenti, mentre le uniche figure specialistiche alle elementari sono i circa settemila insegnanti di religione, difficilmente coinvolti nei tagli. Da quasi dieci anni, le nuove leve sono formate per insegnare alcune materie e non altre. Se alla riforma della scuola non si aggiunge una modifica del corso di studi, i nostri bambini rischiano di diventare, a seconda degli studi compiuti dalla loro “maestra unica”, bravissimi in italiano, ma somari in matematica o viceversa”.

Gabanelli lascia per ultimo l’aspetto più controverso dell’homerata messa in campo da Mariastella Gelmini: il ritorno al maestro unico. La giornalista contesta il dato secondo cui l’Italia è Paese europeo con più docenti: “gli altri Paesi non conteggiano né gli insegnanti di religione, che altrove non sono pagati dallo Stato o non esistono proprio, né quelli di sostegno ai bambini in difficoltà, i cui costi vengono calcolati sotto la voce “sanità” e non sotto quella “istruzione”. Così, da noi, il ridimensionamento del corpo insegnante sarà, nella scuola primaria, di circa 30mila unità, cioè dieci volte gli esuberi di Alitalia, ma più silenziosi!”

La riforma sembrerebbe dunque mirata unicamente a fare cassa, tagliando stipendi senza badare alla qualità dell’insegnamento e “l’orario ridotto non aiuterà di sicuro le famiglie, che faranno meno figli”. Una conseguenza che, evidenzia Milena Gabanelli, non sembra molto coerente con lo slogan “Il bene della famiglia è il bene del Paese” scelto dal Pdl per il Family day del 12 maggio 2007.

Come sempre le analisi della Gabanelli sono spietate ma arrivano al nocciolo dei problemi: voi chi quotate, Gelmini o Gabanelli?