Il piano: deputati del Pdl nelle scuole.
Gelmini agli studenti: non ritiro il decreto

Berlusconi: "In piazza anche i facinorosi"

Il premier conferma: "Niente dialogo con la sinistra inattendibile
che mi definisce un dittatore"

Gianluca Luzi la Repubblica, 25.10.2008

DAL NOSTRO INVIATO
PECHINO - «Nessuna possibilità di dialogo con la sinistra inattendibile che mi definisce un dittatore e appoggia i facinorosi che manifestano contro la riforma della scuola». Nel secondo giorno a Pechino per il vertice dell'Asem, Berlusconi torna ad attaccare la sinistra, gli studenti e i mezzi di informazione, Rai in testa, per le contestazioni alla Gelmini. Nel giorno in cui la ministra dell'Istruzione riceve gli studenti, ma solo per confermare che la riforma resta.

«Non ritiro il decreto, bisogna cambiare» ha detto la Gelmini, chiudendo così il dialogo con tutte quelle sigle che avevano posto come condizione per sedersi al tavolo il ritiro dei provvedimenti. La ministra ha negato poi una carenza di finanziamenti: «Non è vero che in Italia si spende poco per l'istruzione, anzi siamo tra i primi d'Europa. Ma si spende male». E per lanciare una controcampagna di informazione a favore della riforma Berlusconi chiede ora ai parlamentari del Pdl di andare nelle scuole, nelle classi a spiegare la bontà delle nuove misure varate dal governo. Mercoledì scorso Forza Italia ha mandato una mail a tutti i parlamentari del Pdl. Contenuto, due allegati: un pieghevole dal titolo "La scuola, o si cambia o si muore", in cui si elencano i punti salienti della riforma e un volantino contro l'atteggiamento disfattista dell'opposizione. Nel pieghevole anche una lettera di Berlusconi che difende i provvedimenti. Tutto materiale che i parlamentari potranno scaricare e distribuire, andando nelle scuole. Intanto ci pensa Berlusconi a controbattere alle accuse dell'opposizione.

Veltroni dice che è inutile replicare alle sue affermazioni sui facinorosi «tanto poi si smentisce»? «Non rispondo neppure - replica il premier - sono abituato a ricevere insulti e calunnie, ormai ho la pelle dura». Le critiche dell'opposizione, taglia corto il capo del governo, «non mi interessano. Io ho una maggioranza in Parlamento e vado avanti. Non c'è nessuna possibilità di dialogo», conferma il premier. Del resto, «affermano che sono un dittatore, perché dovrei dialogare? Se sono un dittatore do ordini e mi impongo. Se invece non è vero che sono un dittatore - argomenta il presidente del consiglio - e non c'è un regime, se la realtà è che siamo un paese democratico in cui c'è una maggioranza assolutamente democratica, che credibilità posso dare a chi afferma che siamo in un regime?». Poi il premier torna ad attaccare un'informazione che «ha divorziato» dalla realtà, ma «le persone di buon senso - aggiunge - sanno dare un giudizio su quello che leggono». Quanto alla polizia nelle università, Berlusconi nega di essersi autosmentito: «Io non ho cambiato giudizio»: lo Stato «deve difendere i diritti dei cittadini tra cui quello di frequentare le scuole e le università». Quindi "i facinorosi" non impediscano l'accesso di altri nelle strutture pubbliche». Ma chi scende in piazza per manifestare il proprio dissenso è automaticamente un facinoroso? «Chi manifesta può essere uno che si oppone perché non è d'accordo. - risponde il premier - ma tantissime manifestazioni sono organizzate dall'estrema sinistra e dai centri sociali, come mi ha confermato il ministro dell'Interno Maroni. Si può ben dire in questi casi - conferma il premier - che in queste manifestazioni ci sono dei facinorosi. Non tutti, piccoli gruppi. E hanno il supporto dei giornali».