Scuola
Da domani al via l'autunno caldo Si inizia con 'no Gelmini day' e Anief. Poi Unicobas e studenti ApCOM, 1.10.2008 Roma, 1 ott. (Apcom) - Prende il via domani l'autunno caldo della scuola italiana: contro il decreto legge Gelmini, in discussione alla Camera, sono previsti tre giorni di mobilitazioni davanti al ministero dell'Istruzione. Si inizia con i coordinamenti dei genitori e docenti del quartiere Casilino di Roma che hanno indetto il 'no Gelmini day'. Sempre domani è in programma la manifestazione dell'Anief - l'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione - che difende gli aspiranti docenti che hanno frequentato le Ssis universitarie. Venerdì l'Unicobas attuerà lo sciopero e la manifestazione nazionale contro i tagli annunciati nella scuola. La tre giorni di proteste davanti al dicastero dell'Istruzione si concluderà sabato con la contestazione della Rete degli studenti. Il comune denominatore di tutte le mobilitazioni è la richiesta di ritiro dei provvedimenti adottati dal nuovo governo sulla scuola; in particolare del dl n. 137, ora all'esame della Camera. I manifestanti rivendicano soprattutto la politica dei tagli agli organici, la riduzione di risorse all'istruzione, il decremento delle ore settimanali, il blocco delle immissioni in ruolo, il ritorno al maestro unico e la mancata equiparazione dei sissini rispetto agli altri precari già inseriti. Il 'no Gelmini day', a cui hanno dato l'adesione alcuni partiti dell'estrema sinistra, è stato indetto dai coordinamenti di docenti e genitori nati nei municipi rimani VI e VII a seguito dell'occupazione della scuola primaria di Roma 'Iqbal Masih' attuata dal movimento 'Non rubateci il futuro': i coordinamenti si oppongono soprattutto alla parte del decreto che riguarda la riduzione dell'orario base a 24 alla primaria ed il ritorno al maestro unico.
Una delle più convinte
sostenitrici della mobilitazione è la dirigente della 'Iqbal Masih',
Simonetta Salacone: "il ministro Gelmini come può dire che i precari
non siano un suo problema? Ho scritto una lettera aperta al ministro
e poi ai docenti per dire che la scuola è delle persone che ci
vivono dentro, dei cittadini", ha spiegato Salacone. I coordinamenti
del quartiere Casilino chiederanno di incontrare il ministro Gelmini.
Il quale ha comunque già fatto sapere, in occasione dell'avvio
dell'anno scolastico al Quirinale, che non ha"nessuna contrarietà ad
incontrarli". "In questo modo - continua Pacifico - si penalizza il futuro di quasi 15 mila corsisti che stanno completando il nono ed ultimo corso di specializzazione universitario per conseguire l'abilitazione all'insegnamento". Nel dl 137 approvato dal consiglio dei ministri ad inizio agosto non era nemmeno prevista l'inclusione degli specializzandi: di recente il ministro Gelmini ha fatto sapere di voler inserire un emendamento che permetterà a coloro che stanno frequentando il nono ed ultimo ciclo (non ve ne saranno più a causa dell'impennata di precariato scolastico) di essere inseriti nelle graduatorie. Però in coda agli oltre 300 mila già presenti- "E' un penalizzazione iniqua - commenta Pacifico - contro la quale ci opponiamo duramente". Alla manifestazione ci saranno anche un centinaio di aderenti all'Adi, l'Associazione dottorandi e dottori di ricerca. Le due associazioni rivendicheranno anche l'immissione in ruolo annuale su tutti i posti vacanti, il riconoscimento del titolo di specializzazione ai fini della ricostruzione e progressione di carriera, la parità di diritti contrattuali tra docenti di ruolo e precari, anche ai fini degli scatti di anzianità retributiva. Dopodomani, venerdì 3 ottobre, è prevista la protesta dell'Unicobas: i comitati di base hanno indetto uno sciopero per l'intera giornata con una manifestazione nazionale (a partire dalle 9) sempre davanti al Miur. Al centro della mobilitazione, sostenuta da Antonio Di Pietro e dall'Italia dei valori, vi è quello che l'Unicobas definisce "lo smantellamento della scuola pubblica: un piano - sostiene Stefano D'Errico, leader del sindacato autonomo - che si attuerà attraverso differenzazioni stipendiali, valutazioni espresse dai dirigenti, tagli all'organico ed eliminazione delle Rsu". Sotto accusa anche il ddl Aprea sulla riforma dello stato giuridico dei docenti, allo studio della commissione Cultura alla Camera, che prevede, tra l'altro, l'assunzione dei precari attraverso la chiamata diretta dei presidi bypassando le graduatorie. Per l'Unicobas se dovessero passare questo tipo di provvedimenti e di 'razionalizzazione' del sistema scolastico si andrebbe sempre più verso "una scuola di regime, impoverita e massacrata dai tagli alle cattedre". La tre giorni di proteste davanti al Miur si chiuderà sabato con la contestazione della Rete degli studenti: il sindacato studentesco ha annunciato che per l'occasione presenterà un 'kit contro le bugie dei bulli di governo' che nei giorni seguenti verrà distribuito in tutte le scuole. "Si tratta - dice Giulia Tosoni, portavoce della Rete - di un libretto utile e maneggevole, che in poche righe prova a svelare alcune verità sulle emergenze della scuola. In questo modo ribaltiamo le priorità che questo governo si è dato, riportando i dati sui finanziamenti alla scuola, per evidenziare i tagli alla scuola pubblica, smascherando senza paura le trovate mediatiche che nascondono l'assenza di idee e di progetti, dal grembiule al voto in condotta". Oltre alla contestazione la Rete degli studenti ha programmato un'assemblea con interventi di studenti, genitori, docenti, associazioni, organizzazioni e parlamentari. Le proteste del mondo della scuola continueranno per tutto il mese di ottobre: venerdì 10 ottobre manifesterà l'Unione degli Studenti; il giorno dopo la Cisl Scuola (ci sarà anche il segretario generale Bonanni); giovedì 16 ottobre scenderà in piazza la Gilda degli insegnanti; venerdì 17 altro sciopero nazionale, con manifestazione sempre a Roma, indetto dai Cobas.
Lo sciopero generale è tra le
possibilità allo studio, infine, dei sindacati confederali. La Cgil,
con in testa il leader Epifani, ha già detto che le condizioni per
scendere in piazza ci sono già: se dal governo non arriveranno
segnali di cambiamento rispetto a quanto sinora prospettato anche
Cisl, Uil, Snals e Gilda (che assieme rappresentano oltre il 90 per
cento degli oltre 500 mila lavoratori della scuola iscritti al
sindacato) potrebbero convincersi. |