scuola

Università.Primo sì al dl Gelmini,
al Senato scontro tra i poli

Per maggioranza è rivoluzione, opposizione attacca: una leggina

ApCOM, 29.11.2008

Roma, 29 nov. (Apcom) - Primo via libera per il decreto che riforma in parte il sistema universitario e riscrive le norme per l'accesso al diritto allo studio. Il provvedimento, messo a punto dal ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, ha incassato il sì, per alzata di mano, dell'assemblea del Senato e ora dovrà passare al vaglio di Montecitorio. Tante le novità introdotte, alcune anche su proposta dell'opposizione, che tuttavia ha mantenuto la sua contrarietà al provvedimento (l'Udc non ha partecipato al voto). Una "rivoluzione" all'insegna della "trasparenza" e della "qualità" per la titolare dell'Istruzione, che ieri ha assistito a parte del dibattito a Palazzo Madama. Ma Pd e Idv attaccano: è una "leggina" che non risolve la necessità di una vera riforma.

Tra i punti-chiave del provvedimento, il blocco del turn over per le università in rosso e la deroga parziale per gli atenei virtuosi (con obbligo di assunzione di giovani ricercatori in una quota non inferiore al 60%). Cambia poi la prassi concorsuale: da oggi, 4 dei cinque componenti della commissione verranno scelti con un sorteggio. Un sistema che non sanerà completamente il sistema malato dei concorsi, ammette Gelmini, ma che serve per superare "la piaga di una prassi ormai insostenibile". Diverse le novità introdotte anche in sede di esame in commissione, a cominciare dalle norme 'anti-baroni' contenute in un pacchetto messo a punto dal relatore, Giuseppe Valditara, Pdl: per qualsiasi avanzamento di carriera o scatto di stipendio, così come per accedere ai fondi del Prin, bisognerà certificare (attraverso un'apposita anagrafe) di aver svolto attività di ricerca. Ancora, strumenti per arginare la fuga di 'cervelli': le università potranno occupare posti in organico chiamando 'direttamente' studiosi dall'estero.

In generale, sottolinea la maggioranza, il decreto aumenta le risorse per le università, distribuendole per la prima volta tenendo conto di criteri quali merito, qualità ed efficienza. In particolare, saranno distribuiti 65 milioni di euro, per il 2009, per la realizzazione e la manutenzione delle residenza universitarie, mentre 135 milioni andranno al Fondo per le borse di studio. "Si tratta - spiega il ministro - dell'incremento di risorse più forte di sempre. Mi sembra la migliore risposta a chi in buona o in mala fede ha dichiarato che la legge 133 tagliava i fondi per il diritto allo studio".

Soddisfatta la maggioranza con Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, che non manca di sottolineare la "compattezza" della maggioranza: "A sinistra marciano sconfitti, mentre noi siamo maggioranza nel Paese, nel Parlamento e tra gli studenti". Plaude anche la Lega nord: "E' un provvedimento importante, che vuole aiutare i ricercatori, aumenta i fondi per le borse di studio, responsabilizza i rettori per evitare sprechi e penalizza chi ha usato l'università ai suoi fini", osserva il capogruppo Federico Bricolo.

Non fa sconti l'opposizione, rilanciando la necessità di una vera riforma del sistema: "Il decreto è sbagliato nel metodo e nel merito e il nostro giudizio non può cambiare solo perché fortunatamente siamo riusciti a far approvare qualche nostro emendamento", tuona Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd a Palazzo Madama, che sottolinea: "La sostanza è che questo governo ha tagliato con la Finanziaria 1 miliardo e mezzo all'università, come gli studenti hanno capito benissimo. E' una verità che le dichiarazioni di Quagliarello e Gasparri non possono cambiare". Per il ministro ombra dell'istruzione del Pd, Garavaglia, si tratta