Università, nessun ricorso
Slittano i concorsi per ricercatori e docenti ma
rettori
e ministero stringono un patto per evitare ostacoli
Flavia Amabile, La Stampa,
8.11.2008
Il giorno dopo il via libera
da parte del governo al decreto legge sull’Università voluto dal
ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano definisce «positivo» il provvedimento
che rappresenta un primo segnale «concreto di apertura» del governo
alle ragioni di chi protesta, un segnale da rafforzare attraverso un
«ragionevole confronto tra forze sociali, culturali e politiche in
vista di un limpido sforzo comune». «La questione - ha precisato
Napolitano - non è solo quella delle risorse da allocare sul
bilancio dello Stato e non è solo quantitativa». E dunque il capo
dello Stato lascia capire a chi vorrebbe tener stretti i cordoni
della borsa che in alcuni settori tagliare non è una scelta
produttiva.
Parole che arrivano mentre al
ministero
della Pubblica Istruzione è in atto una corsa contro il tempo per
mettere a punto la versione definitiva del testo del decreto che
ancora aveva bisogno degli ultimi aggiustamenti. Da un lato si
doveva inserire il compromesso raggiunto sul meccanismo di
formazione delle commissioni d’esame dei concorsi, dall’altro per
recepire i richiami del ministro dell’Economia Giulio Tremonti che
voleva capire fino a che punto era garantita la copertura delle
assunzioni per i precari.
Due gatte da pelare finite oggi
sul tavolo del capo di gabinetto del ministero dell'Istruzione che
hanno ritardato un po' i tempi di stesura della versione definitiva
del testo ma che non dovrebbero pregiudicare la pubblicazione nella
Gazzetta Ufficiale di lunedì, giorno di scadenza delle domande per i
concorsi già banditi. Si dovrebbe insomma riuscire a evitare di far
arenare le nuove norme sotto una pioggia di ricorsi.
Per tutta la giornata infatti
dal ministero sono partite telefonate ai rettorati di tutt’Italia
per spiegare che cosa stava accadendo e per stringere una sorta di
patto d’onore. Accordo che i rettori non hanno avuto difficoltà a
sottoscrivere visto che due giorni prima sul regolamento delle
commissioni per i concorsi il governo aveva accolto le loro
richieste. E dunque hanno promesso: nessun ricorso.
Il nodo delle commissioni dei
concorsi
rappresenta un punto dolente del decreto. Anche Valentina Aprea,
presidente della commissione Istruzione della Camera che si dice
soddisfatta della riforma che sul meccanismo di formazione delle
commissioni di concorso rappresenta «un primo forte segnale verso il
mondo dell’università che non ci si rassegna a subire», non esclude
che alla fine della discussione sul disegno di legge non si possa
arrivare «ad una soluzione ancora più coraggiosa e trasparente per
quel che riguarda le commissioni dei concorsi».
A questo punto non resta che
aspettare
la pubblicazione del decreto che ieri ha incassato il via libera
degli enti di ricerca e anche in parte del Pd. Perché se c’è
Pierluigi Mantini che giudica positive le norme approvate due giorni
fa, c’è Rosa Calipari che sottolinea come «il Sud sia il bancomat
del governo», riferendosi alla copertura reperita in parte
attraverso il Fas, il fondo per le aree sottoutilizzate. E c’è
Stefano Ceccanti che lamenta come «ancora una volta il consiglio dei
ministri licenzi un testo che non è completo». Molto critico Mimmo
Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil: «allentare il blocco
del turn-over non avrà effetti concreti perché sono esclusi gli
atenei che hanno una spesa di personale che supera il 90% del
finanziamento per cui il blocco è totale. La modifica delle regole
dei concorsi tocca in minima parte il nodo del problema dei
concorsi. E anche finanziare gli atenei migliori serve a poco visto
che tra i criteri della distribuzione c’è la sopressione dei corsi e
la riduzione delle sedi premiando chi ha inutilmente moltiplicato
l’offerta».