Scuola, la tragedia e i fondi mai spesi

La tragedia di Torino porta alla ribalta un dato gravissimo

 Vita, 24.11.2008

Il crollo nella scuola di Torino ha fatto venire in superficie un dato drammatico: i fondi stanziati in Italia dopo la tragedia di S.Giuliano di Puglia nel 2003 non sono ancora stati spesi. Il ministro Gelmini chiede più fondi per la manutenzione scolastica, mentre il presidente del consiglio Berlusconi parla di “fatalità”. Ecco come i giornali di oggi approfondiscono l’argomento.

 

"Scuola, scontro sulla sicurezza". Il titolo di Repubblica in centro pagina si riferisce alla rabbia dopo la tragedie che è costata la vita a Vito studente liceale. I suoi compagni hanno bloccato il Festival di Torino e il suo direttore, Nanni Moretti, dice: «Li capisco. Anche noi siamo in lutto». Tre pagine di cronaca cominciando con Meo Ponte: "Torino, rabbia dopo il crollo, bloccato il festival del cinema". Il quale riferisce le reazioni dal vivo e online (una colpisce in particolare: «come possiamo crepare in fabbrica se ci ammazzate prima?»). A far lievitare la rabbia le parole di Berlusconi dall'Aquila («è una drammatica fatalità»). Fra le reazioni quella di Bonanni, Cisl: «bisognerebbe mobilitarsi tutti senza distinzioni politiche e ideologiche. Il sindacato ha più volte denunciato la situazione fatiscente degli edifici scolastici». Raffaele Guariniello, procuratore aggiunto di Torino, ha aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio colposo. Al di là della cronaca (sono 4000 i messaggi online di studenti), Paolo Griseri fa il punto sulla "Sicurezza, l'allarme di Bertolaso «Un istituto su due è a rischio»". Dice il sottosegretario alla Protezione civile «secondo i nostri calcoli ci vogliono 4 miliardi di euro», ma il paradosso aggiunge è che se anche i soldi ci fossero non si saprebbe come spenderli. Il punto dolente è la burocrazia e cita il caso di San Giuliano (27 bambini morti nel crollo di una scuola). Ci sono voluti 6 anni; i lavori sono partiti a fine 2007. «Più che un unico commissario per le scuole, sarebbe utile che gli assessori regionali ai lavori pubblici venissero nominati responsabili alla sicurezza. Se si individua un responsabile in ogni regione i tempi si accorciano»; l'altro accorgimento: destinare una quota significativa ogni anno per mettere in sicurezza le scuole (al posto dell'unico stanziamento, sul quale poi le discussioni sono infinite). Sono circa 15mila gli istituti che abbisognano di interventi.

Il Corriere della Sera spara in prima la vicenda della scuola dando risalto a Berlusconi che parla di una «fatalità». Scattano subito le polemiche, con affermazioni estreme come quelle di Bonanni («le scuole italiane sono da terzo mondo») e quelle di Pedica dell’Idv che ritiene “il governo responsabile della morte dello studente”. La Gelmini afferma: «Il governo sposti i fondi dalla spesa corrente alla sicurezza». La ministra aveva ricevuto i vertici di Legambiente che le avevano portato il rapporto sulle scuole sicure, discutendone a lungo con loro. Anche i pompieri dicono la loro: le legge sulla messa in sicurezza degli edifici scolatici, approvata dopo la tragedia degli angeli di San Giuliano, è ferma da sei anni.

"Chi balla  sui calcinacci della scuola" è il titolo d'apertura de il Giornale che ospita un'intervista alla Gelmini, che sulla sicurezza afferma: «è una priorità, nessun taglio». Il ministro afferma  di essersi incontrata mesi fa con i responsabili di Legambiente, associazione autrice dell'indagine sullo stato dell'edilizia scolastica. Alla Lega che chiede la creazione di una task force la Gelmini risponde che è già «operativa ed è quella messa in piede con Guido Bertolaso». Anzi il ministro alla domanda "quando ha incontrato i dirigenti scolastici le avevano segnalato qualche situazione a rischio?" «No. Sono stata io a sollevare il tema della sicurezza e a decidere di chiamare Bertolaso». Infine l'annuncio: « A gennaio sarà pronta l'anagrafe degli edifici scolastici, già stanziati 600 milioni di euro e cercherò di convertire alcuni capitoli di bilancio di fondi europei per l'edilizia scolastica». Il direttore del Giornale, Mario Giordano, scrive un lungo editoriale, il titolo chiarisce il suo pensiero "Quelli che non vogliono le riforme e ballano sulle rovine della scuola" . Intervista a Antonio Saitta, presidente della Provincia di Torino che dice «Non è questione solo di fondi, ma di vincoli che impediscono di spendere i soldi. Si era fatto tutto quello che era necessario, è un incidente che non si poteva prevedere».

Avvenire di domenica dedica al fatto pagina 4 e 5. "Se stare in classe diventa un rischio" è il titolo provocatorio di un fondo che restituisce una fotografia dell'agibilità delle scuole italiane: il 51% degli edifici non ha il certificato di agibilità statica, il 73% non è in possesso dei requisiti necessari per a prevenzione antincendi, nel 37% dei casi non ci sono scale di sicurezza. Non stupisce che «da anni, nelle aule italiane avviene mediamente un incidente ogni 20 o 30 giorni. Nel 2007 si sono fatti male 90.478 studenti e 12.912 insegnati/bidelli. Oltretutto il decreto Gelmini all'articolo 7bis ha ridotto del 50% i finanziamenti del piano straordinario per sicurezza antisismica nato dopo il crollo della scuola di San Giuliano. Oltre al profondo rammarico del presidente Giorgio Napolitano, la famiglia Scafidi ha incassato la solidarietà di Schifani, di Fini, di Matteoli ( a Torino per un incontro sulla Tav). Per Enzo Ghigo, coordinatore piemontese Pdl «le cause del crollo andranno accertate nelle sedi competenti. Ma ora non è il momento delle polemiche». Ma i sindacati putano il dito contro i tagli alla scuola. Dura anche l'Unione degli studenti: «Siamo scandalizzati e continuiamo ancora una volta a chiedere un piano straordinario di investimenti per l'edilizia scolastica».

"Scuole killer, i soldi c'erano" è il titolo con cui apre oggi La Stampa, che ha ottenuto una rivelazione di Guido Bertolaso, sottosegretario alla Protezione Civile: «almeno 500 milioni stanziati nel 2003 per la sicurezza non sono stati spesi a causa della burocrazia». Accanto alla cronaca sul crollo nel liceo di Rivoli, il quotidiano di Torino spiega come sono andate le cose sul fronte dei fondi per la sicurezza degli edifici scolastici. Nel 2003, dopo la tragedia del crollo della scuola di San Giuliano di Puglia, ci fu uno stanziamento del governo di 500 milioni di euro per mettere a norma le scuole. Ma ad oggi questi soldi non sono ancora stati spesi. Perché? «Prima si fa una commissione per studiare le priorità e così passano due anni, poi si arriva alle Regioni e si ricomincia con i tavoli tecnici e con gli enti locali che discutono come dividere i soldi» spiega Bertolaso, «molte volte non si bada nemmeno alle priorità e alle urgenze reali, ma solo alle convenienze politiche. Intanto così sono passati altri due anni. A questo punto i lavori vengono assegnati alle Regioni, che a loro volta cominceranno a fare i progetti e gli appalti. Solo che nel frattempo si è arrivati dal 2003 al 2008 senza avere realizzato qualcosa». La soluzione proposta da Bertolaso è di individuare in ogni regione un responsabile, «che si faccia carico anche delle spese di investimento stabilite dallo Stato, in modo da evitare lungaggini assurde». Alla Gelmini il sottosegretario alla Protezione Civile ha proposto di costituire una task force operativa «per individuare subito le prime cento scuole a rischio su cui cominciare a lavorare».