Piccole, banali riflessioni sulla scuola

di Gianfranca Fois da Articolo 21 del 12.11.2008

In tutti i paesi democratici la scuola è al centro della società e ad essa vengono destinate notevoli risorse finanziarie, perché è la scuola che ha il compito di preparare e formare i cittadini di domani. E a questa funzione importante credono sia i partiti di destra che di sinistra perché il futuro è di tutti. Questo in un paese normale, ma non in Italia.

I casi sono due: o il governo è miope e non è interessato minimamente alla scuola o vuole affossare la scuola pubblica a vantaggio di quella privata. Come si spiega infatti che il primo provvedimento della Gelmini ha colpito proprio la scuola elementare che occupa i primi posti nella graduatoria internazionale? Come si spiega che il numero degli insegnanti , i fondi destinati alla scuola di ogni ordine e grado sono destinati a ridursi notevolmente ( oltre 8 miliardi di euro nel triennio 2009/2011 )? Come si spiega il tentativo di trasferire le Università in fondazioni di diritto privato?

La scuola pubblica in realtà dà fastidio perché la scuola ( che non è impresa, che non è solo spesa ) è luogo di confronto , luogo in cui ci si esercita a pensare e a ragionare, è pratica di pluralismo e, ora anche di multiculturalismo, luogo in cui, anche durante il fascismo ,c’è sempre stata resistenza come sosteneva nel lontano 1950 P. Calamandrei quando metteva in guardia contro i tentativi di distruzione della scuola pubblica da parte di chi pur lasciando l’apparenza di democrazia in realtà prepara una moderna dittatura.

Ora, che la scuola italiana attraversi un momento di crisi è fuor di dubbio e sarebbe perciò necessaria una seria riforma che richiede per essere attuata nuovi stanziamenti e una razionalizzazione delle risorse. Invece la ministra propone tagli, il ritorno del maestro unico , il voto in condotta e . . . il grembiulino.

Si parla di meritocrazia, ma intanto l’indebolimento della scuola statale mette in pericolo l’articolo 3 della costituzione : è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e il pieno inserimento di tutti i cittadini nella società. E a chi la Repubblica affida questo compito se non alla scuola statale?

A questo si unisce una vergognosa campagna denigratoria nei confronti degli insegnanti e della scuola portata avanti dalle televisioni e dai giornali di Berlusconi.

Ma allora come è possibile che tale scuola e tali insegnanti abbiano potuto formare ricercatori richiestissimi in Europa, America e Israele?

In realtà la maggior parte dei docenti italiani lavora e ha lavorato con impegno e passione nonostante i bassi salari , gli ostacoli e una società che mina la loro credibilità sociale e vanifica, spesso, il loro lavoro.

Il mondo ci pone davanti compiti estremamente gravosi, basti pensare anche solo alla difficile gestione dei problemi ambientali , delle grandi migrazioni dovute al difficile tentativo di riequilibrio di profondi squilibri economici politici, sociali, demografici di dimensione mondiale e perciò inarrestabili. Per affrontarli sono necessarie conoscenze, competenze, cultura, sensibilità insomma tutto ciò che solamente la pratica scolastica con i suoi modi, i suoi tempi può dare.