La protesta degli studenti di An
blocca la cerimonia al Politecnico

Irrompono in cinque per srotolare uno striscione. «Ma era solo una goliardata»

Fabio Poletti La Stampa, 4.11.2008

MILANO
«E’ stata una goliardata, un gesto futurista, mi hanno messo pure su YouTube...». Esulta e si esalta Fabio Mastroberardino, 22 anni, studente di Architettura, agit-prop di se stesso e di Azione universitaria, uno striscione srotolato con quattro amici in faccia al rettore del Politecnico, l’irruzione durante l’inaugurazione dell’anno accademico. «Che fa, signor Mastroberardino?», lo apostrofa il rettore Giulio Ballio, abito da cerimonia, parole poco cerimoniose nei confronti del ministro Gelmini, del governo Berlusconi, taglia taglia «e se va avanti così gli atenei muoiono». Nell’aula magna del Politecnico in pompa magna, va in onda la protesta al contrario. Con questo studente targato An, serissimo membro del Senato accademico malgrado il codino alla Joaquín Cortés o alla Fabrizio Corona, schieratissimo nella protesta: «Lo sfacelo è tutta colpa dei baroni dell’università. La sinistra quando attacca il ministro sbaglia. Occupare non serve. La Gelmini almeno ha sollevato il problema». E con il magnifico rettore che teme gli sfaceli prossimi venturi: «E’ cieco e irresponsabile ridurre i finanziamenti per l’università, quando pure l’Ocse evidenzia che l’Italia è il fanalino di coda dell’Occidente negli investimenti in educazione. Docenti e studenti sono preoccupati del futuro. Per questo c’è una saldatura fra noi e loro».

Altro che «Docenti preoccupati, studenti disoccupati», come scrive sullo striscione che srotola per pochi attimi l’accademico senatore di 22 anni con la tessera di An, prima che la polizia lo sollevi di peso. Altro che Sessantotto, in questo quarantotto che nel 2008 soffia nelle università italiane, negli istituti superiori, giù giù fino alle elementari dove si combatte la battaglia dei grembiulini, 200 studenti denunciati in tutta Italia secondo il Viminale. Ogni occasione diventa buona per contestare il ministro. Così buona che il ministro non si fa vedere e manda avanti il solito comunicato ciclostilato: «Magnifici rettore, illustri docenti, cari studenti... il Politecnico è un’ottima università... viviamo momenti difficili...». Nemmeno le leggono le sue parole nella cerimonia al Politecnico disertata da tanti - sindaco Letizia Moratti compresa - ma che ha visto in prima fila il Governatore della Lombardia Roberto Formigoni: «E’ giusto razionalizzare le spese, ma bisogna salvaguardare le eccellenze. Non si può tagliare in modo indiscriminato. Il mio non è un attacco al governo, ma un invito al ripensamento». Piace il discorso del Governatore alla senatrice del Pd Mariolina D’Adamo: «Ha parlato da federalista, cercando di difendere la sua università». E piace pure agli studenti di Lista aperta - vicina a Cl - che ballano la macarena sotto la pioggia e fanno i salti mortali per differenziarsi da questo tutti contro tutti: «Scendere in piazza e occupare non serve. Bisogna entrare nel merito dei problemi. Ci vuole un confronto per trovare una soluzione ai problemi dell’università».

Confronto è la parola magica che piace a tutti. Tutti lo chiamano, tutti lo vogliono, manca solo che si faccia vedere il ministro Gelmini, presenza prima annunciata al Politecnico e poi disdetta che non si sa mai. Almeno su questo lo studente contestatore e il rettore contestato e a sua volta critico col governo sono d’accordo. Lo studente di An soffia per spegnere il fuoco: «Il ministro fa bene a non venire. E’ l’unico modo per disinnescare le polemiche. La sinistra deve capire che quello che sta succedendo è colpa dei baroni dell’università non del governo». Anche il rettore Ballio giura che quello del ministro «non è un atto di disimpegno».

Detto questo, tutto da vedere quello che sarà il futuro del Politecnico e delle università italiane. Il futuro che vede il Rettore, per ora è più nero del nero: «Nella classifica delle prime cento università tecnologiche siamo sessantatreesimi al mondo e quindicesimi in Europa. Se il taglio sarà distribuito a pioggia, se non si terrà conto della produttività degli atenei, se il blocco del turnover verrà applicato anche a chi ha seguito una politica di crescita equilibrata, allora il Politecnico di Milano dovrà rinunciare a ogni azione che favorisca la competitività del nostro Paese».