Lettera aperta dell'ex presidente della
Repubblica alle forze dell'ordine
"Sbagliate le cariche adesso, bisogna aspettare che sparino a
qualcuno"
I consigli di Cossiga alla Polizia
"Prima una vittima, poi mano dura"
Fini frena: "Chi usa le cinte è solo una
minoranza rumorosa"
Alemanno: "La Gelmini si è mossa male, senza partecipazione"
la
Repubblica, 8.11.2008
ROMA - Aveva iniziato consigliando l'uso di infiltrati nei cortei ed
evocando le maniere forti da parte delle forza dell'ordine. Oggi
Francesco Cossiga torna a dispensare suggerimenti, non richiesti, al
capo della polizia Antonio Manganelli. E sono di nuovo parole
destinate ad alimentare polemiche. "Serve una vittima e poi si
potranno usare le maniere forti", dice. Considerazioni tutt'altro
che condivise dal presidente della Camera, Gianfranco Fini: "Ci sono
minoranze rumorose che poi ricorrono alle cinghie. Sono molto
rumorose ma rimangono molto minoranze". Intanto il suo collega di
partito e sindaco di Roma, Gianni Alemanno, critica il ministro
dell'Istruzione: "La Gelmini si è mossa male".
Cossiga: "Per il consenso
serve la paura".
Il ragionamento dell'ex presidente è affidato a una lettera aperta:
"Un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto
consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le
forze di polizia, ma verso i manifestanti". Per Cossiga, che pensa
alle tensioni che hanno segnato le manifestazioni degli studenti di
questi giorni, è stato "un grave errore strategico" reagire con
"cariche d'alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo
qualche manifestante".
La "tattica cossighiana".
In pratica si tratta di disporre "che al minimo cenno di violenze di
questo tipo, le forze di polizia si ritirino". A questo punto,
continua Cossiga, "l'ideale sarebbe che di queste manifestazioni
fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un
bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato
dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se
fosse grave, ma senza pericolo per la vita".
"La gente deve odiare i
manifestanti".
Una situazione che farebbe crescere fra la gente "la paura dei
manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o
chi da qualche loft, o da qualche redazione, ad esempio quella de
L'Unità, li sorregge". Tra i danneggiamenti invocati, Cossiga si
augura che possano accadere alla sede dell'arcivecovo di Milano o a
qualche sede della Caritas o di Pax Christi.
I tempi dell'intervento. "Io aspetterei ancora un po' - continua
Cossiga - e solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di
studenti con militanti dei centri sociali, al canto di Bella ciao,
devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero
forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero
qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire
massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i
manifestanti".
La replica di Fini.
Una visione apocalittica, quella di Cossiga, che però non trova
proseliti. "Sono convinto che oggi ci sia un maggiore senso di
appartenenza - osserva Gianfranco Fini - ed è bello vedere che nelle
scuole, anche in questi giorni, giovani di destra e di sinistra si
confrontano".
Alemanno: "Gelmini si è mossa male".
Non entra nel merito della riforma, il sindaco di Roma, ma critica
l'atteggiamento del ministro Gelmini che si sarebbe mossa "senza
partecipazione", lasciando "alla sinistra una funzione che non
avrebbe potuto avere se avessimo avviato il confronto con i giusti
interlocutori del mondo della scuola per tempo, e non in ritardo
come abbiamo fatto". Chiaro il riferimento al comportamento del
ministro, sottolineato dalla precisazione del portavoce di Alemanno,
Simone Turbolente, che smentisce "categoricamente" che il sindaco
"abbia mai espresso giudizi negativi riguardo la riforma Gelmini,
come riportato dalle agenzie di stampa. Le sue parole sono state
evidentemente male interpretate".