La Caporetto della scuola.
Gli studenti delle superiori
hanno in media quattro insufficienze a testa.
Raffaello Masci, La Stampa dell'11.3.2008
ROMA
Siamo alla Caporetto della scuola italiana. Due milioni di studenti
delle superiori, passati al vaglio degli scrutini di febbraio, hanno
totalizzato 8 milioni di debiti formativi. Detta in maniera più rozza
ma più comprensibile: se l’anno scolastico si chiudesse ora, sette
studenti su dieci verrebbero rimandati in quattro materie. Le bestie
nere sono la matematica e le lingue straniere.
La situazione è preoccupante, ma si sa che il ministro della pubblica
Istruzione Beppe Fioroni ha preferito guardare la realtà in faccia
piuttosto che fare finta di niente (come si è fatto per decenni) e
tirare a campare. E la realtà - già brutalmente fotografata
dall’indagine Pisa-Ocse del 2004 e poi del 2007 - dice che gli
studenti italiani hanno lacune pesantissime e protratte nel tempo, in
matematica, italiano e scienze. Il ministro ha voluto indagare in
questo grande mare del degrado scolastico e ha scoperto che il 42%
degli studenti veniva promosso all’anno successivo portandosi dietro
almeno un debito formativo da dover - del tutto teoricamente -
recuperare. Nella realtà, però - è sempre il ministero a dirlo -
venivano recuperati solo un quarto dei debiti. Gli altri passavano in
cavalleria: negli ultimi vent’anni sono stati diplomati 8 milioni di
studenti sulla cui preparazione è lecito nutrire qualche dubbio.
Dall’ottobre scorso però, quest’andazzo è cambiato, o almeno ha
assunto un altro tipo di marcia. Con un decreto (numero 80 del 3
ottobre 2007) il ministro ha stabilito che i debiti formativi devono
essere sanati prima degli scrutini di giugno o, al più, nel corso
dell’estate successiva, entro il 31 agosto. Di conseguenza le scuole
devono fare un primo bilancio delle lacune accumulate già in occasione
dello scrutinio del primo quadrimestre (febbraio di ogni anno) e
attivare, di conseguenza, corsi di recupero a seconda delle esigenze.
A febbraio scorso, dunque, le scuole superiori hanno fatto il primo
«tagliando» ai loro allievi e l’ufficio studi del ministero ha chiesto
i dati a campione al 70% di queste scuole (pari a circa 2 milioni di
allievi complessivamente), traendone il quadro impietoso di cui si
diceva. Due milioni di studenti (il 70% dei 2 milioni e 700 mila
studenti delle superiori) hanno accumulato 8 milioni di debiti, in
media 4 l’uno. Ma se questa è la media, vuol dire che qualcuno ha una
sola lacuna e qualche altro ne ha sette. La situazione è
particolarmente grave negli istituti professionali, in cui l’80% degli
allievi risulta gravemente insufficiente. E’ come se in una classe di
24 alunni solo 7 potessero essere promossi a pieno titolo (e appena 5
negli istituti professionali).
Inutile ribadire che la materia in cui i ragazzi italiani vanno peggio
è la matematica, che da sola raccoglie il 62,4% delle insufficienze,
seguita a breve distanza dalle lingue straniere (62,2%). Nelle altre
discipline scientifiche (biologia, chimica, fisica eccetera) siamo
comunque su una media del 42,9%. Ed è appena il caso di ricordare che
il 47,4% (quasi la metà) dei ragazzi italiani tra i 15 e i 19 anni non
conosce l’italiano: non lo sa scrivere e non lo capisce se lo legge.
Un dramma.
Che la diagnosi fosse all’incirca questa si sapeva ed era prevedibile.
Il problema ora sarà quello di sanare queste carenze entro agosto
prossimo e, per le quinte classi (dove i debiti pregressi riguardano
il 65% dei maturandi) entro giugno, cioè prima degli esami di Stato
(pena la non ammissione). «I dati del primo quadrimestre – ha
commentato il ministro Fioroni - dimostrano quale lavoro straordinario
la scuola debba mettere in atto perché entro giugno si recuperino il
più possibile queste insufficienze. Sono numeri che, oltre a far
chiarezza, illustrano anche lo sforzo che alunni e docenti saranno
chiamati a fare nei prossimi mesi in quanto, a fine anno, di solito le
insufficienze si dimezzano. E’ del tutto evidente comunque che ci
troviamo di fronte ad un problema serio ed è questo il motivo per il
quale è stata data priorità assoluta, anche in termini di risorse
economiche, alle azioni per supportare l’impegno delle scuole».