Legambiente, edilizia scolastica
a Prato le scuole migliori.
La Stampa del
14.3.2008
ROMA
Prato si conferma la città italiana con le scuole migliori dal punto
di vista della sicurezza degli immobili e della qualità dei servizi
offerti agli studenti e anche quest’anno si piazza al primo posto
della classifica di “Ecosistema Scuola”, seguita da Asti, Forlì,
Livorno, Biella, Parma, Macerata, Siena, Verbania e Mantova. Ai
piani alti della graduatoria si trovano i comuni del centro e del
nord anche se, a sud, si difendono bene Lecce (14°) e Vibo Valentia
(20°). Questi, in sintesi, i risultati di "Ecosistema Scuola 2008",
l’ottavo rapporto di Legambiente sull’edilizia e i servizi
scolastici nel nostro Paese, diffuso a pochi giorni dal consueto
appuntamento dell’associazione con “Nontiscordardimé”, la giornata
che vedrà sabato prossimo docenti, genitori studenti coinvolti nella
pulizia di oltre 1700 istituti italiani.
«Tra le grandi città - spiega l’associazione ambientalista - Torino
(24°) e Roma (26°) continuano a lavorare per scuole più vivibili,
mentre a metà classifica si posizionano Napoli (53à) e Milano (55à).
Tra le bocciate Venezia (non ha inviato dati) e Bologna che non lo
ha fatto in modo completo. Palermo migliora rispetto all’anno scorso
e si piazza 69à, chiudono la classifica alle ultime tre posizioni
Genova, Sassari e Catania».
L’indagine è realizzata tramite questionari ed ha elaborato i dati
forniti da 94 amministrazioni comunali (che hanno competenze sulle
scuole dell’obbligo) e 51 provinciali (che hanno competenze sugli
istituti superiori). I dati raccolti riguardano tre principali
parametri: la qualità della struttura degli edifici in termini di
età e idoneità all’attività scolastica, i servizi e le buone
pratiche ambientali e infine i rischi ambientali ai quali sono
esposti gli edifici.
I dati complessivi segnalano che «uno studente che oggi entra nel
mondo della scuola ha grosse possibilità di ritrovarsi in un
edificio vecchio (il 52,82% è stato costruito prima del 1974, anno
in cui la legge ha stabilito i criteri di edilizia antisismica),
privo di manutenzione (solo il 47,11% ha goduto d’interventi di cura
straordinaria negli ultimi cinque anni e il 23,62% necessita
d’interventi urgenti) e con bassa possibilità di avere strutture
sportive (gli edifici privi di questo tipo di strutture sono ben
36,57%, a fronte del 15,71% del 2006) ».
«In tre casi su quattro la scuola è collocata in una zona ad alto
rischio sismico (75,04%) - sottolinea il rapporto di Legambiente - e
la metà delle volte non ha il certificato di agibilità statica né
quello di prevenzione incendi. Sarà però assai probabile trovarsi di
fronte a buone condizioni igieniche, visto che tre volte su quattro
la scuola possiede il certificato igienico-sanitario e anche gli
impianti elettrici non saranno un rischio elevato (a norma
nell’85,61% dei casi) ».
Tanti studenti hanno a che fare con il rumore: «si trovano a meno di
200 metri da una fonte d’inquinamento acustico il 2,63% delle scuole
dell’obbligo e l’11,5% degli istituti superiori», spiega
l’associazione ambientalista. Legambiente sottolinea soprattutto «il
mancato sviluppo dell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica,
che avrebbe dovuto fornire una serie di dati aggiornati sullo stato
degli edifici scolastici e l’assenza di un monitoraggio costante del
patrimonio edilizio che oltre ad essere bene materiale, è anche bene
educativo e sociale».
Tornando alla graduatoria, Prato si conferma in testa alla
classifica «per la qualità degli edifici scolastici, tutti per lo
più di recente costruzione, per la raccolta differenziata molto
diffusa e per l’impiego di pannelli fotovoltaici e impianti
geotermici». Forlì, oltre a fare la raccolta differenziata in tutte
le scuole ha «un ufficio dedicato alla manutenzione dell’edilizia
scolastica, che va dalla progettazione alla gestione delle pratiche
di prevenzione e certificazione«. Ad Asti «circa il 57% degli
edifici ha avuto interventi di manutenzione straordinaria negli
ultimi 5 anni - spiega ancora Legambiente - e le pratiche
ecocompatibili come raccolta differenziata e prodotti biologici sono
molto diffuse».