Crollo delle richieste rispetto alla fuga dalle cattedre dello scorso anno
Un 60% in meno che mette in discussione il piani di assunzioni nella scuola

I prof non vanno più in pensione
e ci sono 50mila precari a rischio.

Salvo Intravaia, la Repubblica 1.3.2008

 

Crolla il numero dei pensionamenti nella scuola. E le 50 mila immissioni in ruolo attese dai precari sono a rischio. La notizia, per la verità, era già trapelata qualche settimana fa durante un incontro fra i sindacati e i tecnici del ministero della Pubblica istruzione. Adesso arrivano i numeri sulle istanze di pensionamento presentate dal personale della scuola per il prossimo anno scolastico.

Dati che vanno letti in due modi. Da un lato possono considerarsi incoraggianti perché dimostrano che la fuga dalla cattedra si è arrestata ma, da un altro canto, mettono a rischio il piano di immissioni in ruolo lanciato con la finanziaria del 2007 dal governo Prodi. Insomma, non è detto che tutte le 50 mila assunzioni previste per il 2008 siano possibili in quanto, con un numero così basso di pensionamenti, potrebbero venire a mancare proprio i posti liberi. Previsione che diventa impossibile per l'altra tranche di immissioni in ruolo (50 mila) del 2009. Un quadro che toglie il sonno ai 288 mila supplenti della scuola che attendono l'agognato posto fisso. Non ci dovrebbero essere invece problemi per le 20 mila assunzioni in due anni di personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario).

I pensionamenti. Le richieste per lasciare la cattedra a partire dal primo settembre 2008 sono state presentate entro il 21 gennaio scorso. Sono 17.880 gli insegnanti che hanno deciso di fare largo ai giovani: quasi un terzo di quelli del 2007, quando hanno ottenuto il lasciapassare per la pensione in 43.545. Un calo del 60 per cento che nessuno si aspettava ma agevolato dalla modifica della normativa per lasciare il lavoro approvata dal governo Prodi. In base al Protocollo sul welfare basteranno 58 anni di età, e 35 di contribuzione, per andare in pensione nel 2008: limite d'età che resterà tale per il 2009 e salirà a 59 anni, con 36 anni di contributi, nel 2010. Eppure gli insegnanti che hanno maturato le condizioni per lasciare la scuola a partire dal 2008/2009 sono circa 120 mila. La precedente norma (la cosiddetta legge Maroni) a partire proprio dal primo gennaio 2008 innalzava di colpo l'età pensionabile a da 57 a 60 anni. Un "gradone" che non piaceva né ai lavoratori né ai sindacati e che determino l'esodo dello scorso anno.

I numeri. A testimoniare gli umori degli insegnanti sono proprio i numeri. Il dato che è letteralmente crollato riguarda le cosiddette "dimissioni volontarie": quelle dei docenti che, pur potendo rimanere, decidono di lasciare. Nel 2007 furono oltre 33 mila, quest'anno se ne sono registrate poco più di 10 mila: un calo che sfiora il 70 per cento. La restante parte dei pensionamenti è determinata da cause di forza maggiore: raggiungimento dei limiti d'età o dei limiti di servizio (40 anni) nella pubblica amministrazione.

Le paure dei precari. Con questi numeri il traguardo delle 100 mila assunzioni (50 mila nel 2008 e le restanti 50 mila nel 2009) non è affatto scontato. E di colpo si concretizzano le paure manifestate all'indomani della crisi di governo dai 288 mila precari iscritti nelle liste provinciali "ad esaurimento". La strada per completare il piano di 150 mila assunzioni in tre anni lanciato dal ministro della Pubblica istruzione lo scorso anno "per eliminare la piaga del precariato" adesso è tutta in salita. La prima tranche di 50 mila assunzioni con decorrenza primo settembre 2007 è stata realizzata, e favorita, dai 43.545 insegnanti che hanno lasciato la cattedra lo scorso mese di settembre. Ma il crollo dei pensionamenti a partire dal primo settembre 2008, ormai accertato, lascia una disponibilità di posti limitato.

Il meccanismo. Per assumere un certo numero di docenti occorre che ci sia un numero adeguato di posti vacanti: cioè, senza un docente titolare. In questi giorni, sulla base delle iscrizioni degli alunni, delle domande di pensionamento e dei tagli stabiliti dalla legge finanziaria 2008, il ministero sta predisponendo il cosiddetto organico di diritto del personale docente. Il documento sul quale, detratti i titolari in servizio, saranno calcolati i posti disponibili per i trasferimenti e per le prossime immissioni in ruolo. Più tutta una serie di altre operazioni sul personale. Alle 18 mila cattedre che si renderanno libere dal prossimo mese di settembre vanno sommati 24/25 mila posti attualmente vacanti e 5 mila posti in più previsti nel 2008 per la stabilizzazione (triennale) del sostegno contenuta nell'ultima Finanziaria. Ai 48 mila posti disponibili andranno detratti 6 mila posti che il ministero ha tagliato, sempre per effetto della manovra di bilancio, in organico di diritto. Resterebbero, così, per le assunzioni a disposizione 40/42 mila posti: 10 mila in meno del previsto.