Contro il bullismo
meno convegni
e più chiarezza con i ragazzi.

Emanuela Alaimo, da La Sicilia del 26.3.2008

 

Continuo a leggere sul nostro quotidiano articoli sul bullismo e sui tentativi di risolvere il problema da parte di docenti e istituzioni. Intravedo, nel complesso, una grande debolezza di intenti: presidi impauriti all’idea di vedere venir meno la credibilità della loro scuola e autorità preoccupate che i giovani, quei giovani, possano perdere fiducia nelle istituzioni.

Le famiglie che credono ancora nel diritto allo studio sono confuse: la scuola, che un tempo assicurava formazione ed educazione, è diventata - con le dovute eccezioni - uno strano ambiente dove, se non sai difenderti dallo spaccone di turno, come minimo ti ritrovi la testa nel water e se vuoi partecipare alla lezione, rispondendo alle sollecitazioni dell’insegnante, c’è qualche compagno che ti affibbia appellativi ingiuriosi.

Da molti anni, ormai, la razza dello "sgobbone" si è estinta per selezione naturale, e forse è meglio così, ma è triste constatare che rischia di estinguersi quella del ragazzo serio e studioso che sa anche divertirsi con gli amici in modo sano. Nessuno si occupa di lui, perché al centro dell’attenzione generale ci sono loro: i bulli.

Per loro si organizzano convegni, studi e lunghe analisi, tipo: "Come curare le loro turbe comportamentali, senza scalfire il già precario equilibrio psichico?" Perché, invece, non cominciamo a chiamarli con il giusto nome? Criminali in erba; perché questo sono e come tali vanno considerati.

E cominciamo a metterli in difficoltà affinché capiscano la differenza tra premio e punizione, non sospendendoli dalle lezioni, perché è proprio quello che loro cercano, ma facendoli semplicemente lavorare: vera formazione della vita.

Ci sono le aiuole che loro hanno danneggiato da zappare, le pareti dei corridoi che loro hanno imbrattato da tinteggiare, le finestre che hanno divelto da sistemare, gli estintori che hanno svuotato, i lavandini che hanno smontato... Non parlatemi di prevenzione, adesso. Si previene qualcosa che ancora deve arrivare. Qui è in atto un’epidemia di criminalità da debellare, che ha invaso la città intera. Ci vuole molta chiarezza dentro ognuno di noi, chiarezza da trasmettere ai nostri ragazzi: Chi s’impegna, va premiato. Chi sbaglia va punito.