10 SPIE SVELANO IL DISAGIO PER GENITORI E
INSEGNANTI
Adolescenti depressi
per i brutti voti.
Dalla materna al liceo, colpiti oltre il 30% dei
ragazzi
La Stampa del
28.3.2008
Scolari con improvvisi cali di rendimento,
silenziosi, che si isolano dai compagni o si fanno venire il mal di
pancia pur di saltare le lezioni? «Potrebbe essere colpa della
depressione, che oggi arriva ad affliggere fino al 30% degli
adolescenti», spiega Italo Farnetani, pediatra e docente
dell’Università di Milano-Bicocca, convinto che «se un bimbo va male
a scuola, c’è un problema o un disagio irrisolto. Mentre se va male
tutta la classe, il problema va cercato negli insegnanti o nei
programmi». Esistono però delle "spie" che possono aiutare
professori, maestri e genitori a riconoscere in tempo il disagio di
un alunno, e farlo vivere meglio fra i banchi.
«L’insuccesso scolastico nel periodo delle elementari e delle medie
inferiori può essere determinato da disturbi di relazione, da
fenomeni depressivi o da una causa organica (per esempio ipoacusia,
deficit oculari), che però prima del termine della scuola
dell’obbligo ha dato segni di sè e perciò è già stata
diagnosticata», dice Farnetani, anticipando la sua relazione al XXIV
Congresso della sezione regionale della Calabria della Sip (Società
italiana di pediatria), in programma oggi pomeriggio a Siderno
Marina (RC). Alle superiori, invece, causa di insuccesso scolastico
è quasi esclusivamente la depressione.
«I motivi del disagio, responsabili del cattivo rendimento
scolastico, ma anche del rifiuto e addirittura della fobia scolare,
non vanno ricercati all’interno della scuola - dice il pediatra - La
famiglia, in questo caso, non ha fornito al figlio un ambiente
sereno, in grado di essere un punto di riferimento e perciò non ha
saputo aiutarlo in modo valido». Ma come capire se c’è un problema
di depressione? Il cambiamento di umore del bambino e
dell’adolescente si riflette nei rapporti con i compagni, e
influenza il rendimento in classe.
«Ci sono sintomi che fanno pensare subito alla depressione -
assicura Farnetani - per esempio una tristezza prolungata. Mentre
altri, come la cefalea o condotte additive negli adolescenti, come
il consumo di alcolici o sostanze stupefacenti, più difficilmente
vengono messi in relazione. Occhio anche all’insonnia, che
soprattutto nell’adolescente può non essere riferita o notata dagli
adulti». Ecco i sintomi tipici della depressione durante l’età
evolutiva, che possono osservare anche gli insegnanti:
1) Turbe dell’umore (improvvisa tristezza)
2) Turbe del comportamento, aggressività. «Il giovanissimo depresso
non riesce ad avere un rapporto equilibrato con l’ambiente, per cui
cerca di dominarlo e perciò manifesterà aggressività, oppure si
isola, e talvolta alterna aggressività a quiete, presenta
irritabilità, noia»
3) Dolori somatici ricorrenti: cefalea, dolori addominali, dolori
agli art
4) Perdita dell’autostima: quando il bambino è capace di
verbalizzare la depressione, in genere dopo i 6 anni, inizia a dire
frasi del tipo ’non ne sono capacè, ’a me non riescè.
5) Disturbi del sonno, soprattutto insonnia
6) Diminuzione del rendimento a scuola, insuccesso, fobia, abbandono
scolastico
7) Disturbi della condotta alimentare: anoressia o bulimia
8) Turbe gravi del comportamento: fughe, tentativi di suicidio
9) Dipendenze come l’alcolismo o la tossicomania
10) Autoerotismo: masturbazione prima degli otto-dieci anni. Dopo
questa età non è più da considerare un sintomo di depressione,
«perchè in genere è la prima forma di sessualità», spiega Farnetani
I sintomi si manifestano in modo diverso nelle varie età: nella fase
della scuola materna (3-6 anni) predominano i disturbi affettivi e
del comportamento, caratterizzati da tristezza, pipì a letto, calo
dell’appetito. Alle elementari (6-11 anni) «il bambino verbalizza la
depressione e compare il rifiuto scolastico - prosegue Farnetani -
mentre al momento della scuola media inferiore e superiore (da 11
anni in poi) il ragazzo ha una maggior autonomia sia fisica che
intellettuale, perciò è capace di ragionare per ipotesi. Per cui -
conclude - anche la depressione acquista forme più gravi, e può
essere ’accompagnatà da cefalea, alcolismo, tossicomania, suicidio,
anoressia, bulimia».