Corsi di recupero:
un boomerang per Fioroni?
da
Tuttoscuola, 12 marzo 2008
Le scuole sono in
subbuglio. Le proteste contro la disciplina dei corsi di recupero
dei debiti formativi (OM n. 92 del 5 novembre 2007) rischiano di
unificare le diverse componenti - studenti, insegnanti e famiglie -
contro il ministro Fioroni. Il quale, sotto elezioni, non si può
certo accontentare degli iniziali, pur ampi consensi che
accompagnarono la sua decisione di mettere fine al "carnevale" dei
debiti mai saldati.
Sul merito del provvedimento non si può discutere. Basti ricordare
che l'anno scorso il 36,1% degli studenti delle superiori (circa 760
mila) è stato promosso con uno o più debiti scolastici, con punte
del 44% in matematica (per i dettagli rimandiamo al numero 227/327
di TuttoscuolaFOCUS) e che troppe volte negli anni scorsi questi
debiti non sono stati alla fine saldati. I problemi stanno invece
venendo fuori riguardo all'attuazione del provvedimento.
Il fatto è che le norme applicative di quella decisione sono state
introdotte in via amministrativa, e non con una modifica di legge,
che forse avrebbe consentito interventi più organici. La conseguenza
è stata l'ingolfamento del sistema e la moltiplicazione delle
proteste: risorse insufficienti, corsi troppo brevi (15 ore),
difficoltà tecniche e organizzative, ripercussioni sulle ferie degli
insegnanti, ricomparsa delle lezioni private. La maggiore serietà
degli studi è stata il filo conduttore anche di altri interventi di
Fioroni, a partire dalla ulteriore riforma dell'esame di Stato
(ripristino della commissione mista e del giudizio d'ammissione,
maggior peso ai crediti scolastici e al curriculum degli studenti
anche ai fini delle iscrizioni universitarie ecc.), ma le misure
assunte per il recupero dei debiti rischiano di vanificare il
credito d'immagine guadagnato dal ministro in altri settori della
sua attività.
Quello del recupero dei debiti (ma forse è la stessa nozione di
debito che va ripensata), un problema che ha attraversato diverse
legislature e maggioranze dal 1994 a oggi, è certamente uno dei nodi
che il futuro nuovo governo dovrà cercare di sciogliere.