Uno studio Anp dimostra che i problemi
psichiatrici rappresentano
'Burnout', se l'insegnante scoppia
Una percentuale che, negli ultimi anni continua
a salire Salvo Intravaia la Repubblica 21.5.2008
Il "male" degli insegnanti è in rapida
crescita e i dirigenti scolastici non sanno come affrontarlo. Ma,
secondo gli stessi presidi, neppure i medici sono consapevoli delle
patologie psichiatriche cui gli insegnanti vanno incontro nel corso
della carriera e le sottovalutano. Il quadro, per nulla confortante,
emerge da uno studio, condotto dall'Anp (l'Associazione nazionale
dei dirigenti e delle alte professionalità della scuola) in
collaborazione con la fondazione Iard, presentato questa mattina.
Nel 2004, un articolo dello stesso Doria (ed altri) pubblicato sulla Medicina del Lavoro, dimostrava come gli insegnanti del Bel Paese rappresentino una delle categorie maggiormente soggette a malattie psichiatriche. Su 774 richieste di inabilità al lavoro presentate da maestre e prof, metà (49,8 per cento) era causata da patologia psichiatrica. Tra gli impiegati, l'incidenza dello stesso tipo di disturbo si attestava al 37 per cento per scendere al 17 per cento fra gli operai. Oggi, secondo le ultime rilevazioni, la percentuale di "psicopatie" tra le richieste di inabilità al lavoro nei docenti è al 70 per cento. "Segno che il problema va affrontato subito e non è più possibile aspettare", spiega Lodolo Doria. Di fronte ad alunni sempre più "vivaci" e ad una scuola complessa e stressante, un numero crescente di insegnanti annaspa. E i dirigenti scolastici, di fronte ai casi limite sempre più frequenti, non sanno che pesci prendere. L'indagine Anp-Iard ha preso in considerazione oltre 1.400 questionari compilati da dirigenti scolastici o stretti collaboratori all'opera in 11 regioni italiane. Due su tre hanno dichiarato di avere "dovuto affrontare, almeno una volta in prima persona, casi di disagio mentale professionale". Meno di un dirigente scolastico su 4 "è a conoscenza dei rischi di salute di origine professionale negli insegnanti: la gran parte si limita a riconoscere un malessere (il "burnout", letteralmente la "fusione") rifiutando di pensare che questo malessere possa evolvere in patologia psichiatrica". Ma non solo. Solo 3 presidi su 10 di fronte agli insegnanti "scoppiati" si "sentono professionalmente all'altezza della situazione". Coloro che non hanno mai affrontato direttamente casi di disagio mentale degli prof "sottovalutano i rischi di incolumità dell'utenza" e 2 dirigenti su 3 confessano di non sentirsi "opportunamente appoggiati dagli uffici competenti": Uffici scolastici provinciali (gli ex provveditorati) e regionali. Il grido di aiuto lanciato dai presidi, che chiedono sul tema maggiore formazione, si trasforma in atto d'accusa nei confronti dei medici. Il 40 per cento dichiara, infatti, che i medici "come l'opinione pubblica non sono informati" e "nutrono gli stessi stereotipi dell'opinione pubblica. Anche secondo i medici fare l'insegnate sarebbe un lavoro leggero. "Da quando - dichiara Giorgio Rembado, presidente dell'Anp - sono venuti in superficie i numerosi contrasti che il confronto intergenerazionale provoca dentro le aule l'opinione pubblica sta scoprendo una realtà tanto dissimile dall'idea di scuola che si era fatta da far gridare, anche a ragione, all'esplosione di un'emergenza educativa".
Emergenza che richiede "un approccio più
ragionato attraverso l'utilizzo degli strumenti che l'analisi
scientifica mette a disposizione". "Il malessere di cui si parla -
spiega Rembado - affligge in primo luogo gli insegnanti" ma non
dobbiamo dimenticare "il dovere di tutelare gli studenti di fronte a
docenti colpiti da sindrome di disagio mentale professionale".
Insomma, "non si può girare la testa dall'altra parte". |