Il pacchetto per le immissioni in ruolo all'attenzione dei ministri Tremonti e Brunetta Assunzioni, verso quota 25 mila. È la stima del Tesoro sui posti effettivamente disponibili. ItaliaOggi del 20.5.2008
Prende sempre più corpo, anche se potrebbe non
debuttare al consiglio dei ministri di domani, l'ipotesi di un
decreto legge omnibus per le assunzioni nel mondo della scuola e
dell'università: 25 mila immissioni in ruolo per gli insegnanti, il
personale ausiliario, tecnico e amministrativo, e tre mila per i
ricercatori delle università e degli enti pubblici di ricerca.
Questi i numeri, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, su cui il
ministro dell'economia, Giulio Tremonti, e quello della funzione
pubblica, Renato Brunetta, stanno ragionando. Per l'università (si
vedano le anticipazioni di IO di sabato scorso) il percorso è molto
più semplice, perché si tratta di mantenere in vita dei fondi che
erano stati già stanziati dalla Finanziaria 2007. Solo un problema
di tenuta delle regole che attengono allo svolgimento dei concorsi
per il reclutamento era a frenare l'operazione. Problema che
dovrebbe essere superato attraverso il recupero dei vecchi concorsi
e l'abbandono definitivo del regolamento di Fabio Mussi, bloccato
mesi fa dalla Corte dei conti per illegittimità. Ed è proprio in
questo senso che va lo schema di decreto legge messo a punto dai
vertici del ministero dell'istruzione e università. Ora i ministri di riferimento sono cambiati, e l'autorizzazione ad assumere è in mano a Tremonti e Brunetta. Ma nessuno dei due, in particolare Tremonti che sulla scuola ha avuto già modo nei precedenti mandati di esprimersi, sono di manica larga in quanto ad immissioni in ruolo. E resta poi sempre lo scoglio del rigore della Ragioneria generale dello stato, che non si fida, ed ha avuto modo di ribadirlo nelle lunghe interlocuzioni dei mesi passati con il dicastero di viale Trastevere, degli impegni a tagliare la spesa che l'Istruzione si è assunta con le ultime due Finanziarie. Ora, tra l'altro, con l'intervento sugli straordinari (che non si applicherà ai dipendenti della scuola) c'è la necessità di un maggiore rigore nella spesa pubblica. Altro elemento che rema contro un'apertura eccessiva dei cordoni della borsa.
Il decreto, però, va fatto. Anche per un
segnale di apertura nei confronti del mondo del pubblico impiego e
della scuola in particolare, che è stato decisivo, rilevano alcune
ricerche, nella vittoria della Pdl. E perché possa produrre
immissioni in ruolo già a settembre, il dl deve essere firmato in
fretta. Al massimo entro metà giugno. Il prossimo anno, poi, si
vedrà. |