Scuola, primo giorno con fischi.

Il neoministro Mariastella Gelmini alle prese con le contestazioni dei Cobas:
no alla scuola-azienda

Marco Belpoliti La Stampa del 10.5.2008

Sembra un'altra era, ed invece accadeva solo poco più di quattro mesi fa: in Finanziaria fu approvato un provvedimento di tagli alle spese della politica che avrebbe comportato l'accorpamento di molti ministeri. Con il ministero della Salute il problema è stato elegantemente risolto sopprimendolo. Ne abbiamo discusso ieri: tutto resterà uguale, sede nuova compresa per cui scompare il nome, si indebolisce l'indirizzo programmatico nazionale ma i costi restano gli stessi.

Per il ministero della Pubblica Istruzione si è scelta una soluzione diversa, l'accorpamento. Liddove c'erano Il MIPI e il MIUR, oggi ci sarà il MIPIUR, che sembra un dicastero in regime di ogm. E liddove c'erano Giuseppe Fioroni e Fabio Mussi, c'è Mariastella Gelmini, trentenne lombarda di Forza Italia, una delle quattro 'bambine' volute da Berlusconi nel suo governo per 'svezzarle'.

Il passaggio di consegne è avvenuto ieri ma Mariastella Gelmini il programma lo aveva presentato già due mesi fa in un progetto di legge depositato alla Camera. Ecco i punti-chiave.

- Piena applicazione del principio dell’autonomia scolastica attraverso alcuni interventi: rafforzamento dei poteri organizzativi e disciplinari dei presidi; promozione di una piena concorrenza tra le istituzioni scolastiche (ripartendo i finanziamenti in base ai risultati formativi accertati da un organismo terzo); voucher formativi alle famiglie da spendere nelle scuole pubbliche o private; detraibilità delle donazioni fatte alle scuole.

- I ragazzi e i rimborsi. Cancellazione del sistema dei debiti e aumento della selettività dei meccanismi di avanzamento scolastico, anche attraverso la reintroduzione degli esami di riparazione; previsione all’interno del piano dell’offerta formativa di moduli integrativi obbligatori che consentano ai ragazzi di recuperare durante l’anno eventuali insufficienze; più borse di studio e sovvenzioni a studenti meritevoli.

- La carriera e i docenti. Eliminazione di ogni automatismo nelle progressioni retributive e di carriera; progressiva liberalizzazione della professione attraverso la chiamata nominativa da parte delle scuole; possibilità per le singole scuole di stipulare con i singoli docenti contratti integrativi di tipo privatistico.

- Università. I 'fuoricorso devono pagare di più'. Previsione di esami preliminari obbligatori per l’accesso alle università, pubbliche e private; rimodulazione delle tasse universitarie con rafforzamento delle borse di studio per i meritevoli e aumenti delle tasse per i ’fuoricorsò; diffusione dei prestiti d’onore; progressiva abolizione degli incarichi a tempo indeterminato dei docenti; revisione dei meccanismi di reclutamento con l’istituzione progressiva della chiamata nominale da parte delle facoltà; l’introduzione di verifiche triennali ai fini del mantenimento dell’incarico e delle progressioni di carriera; ripartizione dei finanziamenti alle università in misura direttamente proporzionale ai risultati formativi certificati da organismi terzi; la privatizzazione di tutti gli istituti pubblici di ricerca e la soppressione degli enti pubblici inadeguati; la detraibilità delle donazioni fatte da persone o imprese agli atenei e agli istituti di ricerca.

Insomma Mariastella Gelmini arriva al vertice del ministero con le idee chiare, ma anche dall'altra parte le hanno. Ieri, primo giorno al ministero, è stata accolta dalla protesta dei Cobas. Una segretaria le ha portato il volantino con le loro richieste: eliminare i danni provocati dalla gestione Fioroni. Quali sono? «Ritiro immediato dell’ordinanza ministeriale n.92, sui ’falsì corsi di recupero, il taglio degli organici, che riguardano circa 10.000 persone quasi tutte nel centro-sud, ritiro della ’prova Invalsì a quiz nell’esame di terza media, e ripristinare infine il diritto di assemblea per tutti».

E poi lotta contro il progetto di legge del neoministro. I Cobas sostengono che, se andasse in vigore, 'la scuola verrebbe considerata e gestita come un’azienda qualunque: in particolare troviamo ingiuste proposte quali il premio rispetto alla qualità dell’istituto, che, andrebbe inevitabilmente a favorire quelli già ben funzionanti e prestigiosi, a scapito delle realtà più problematiche, e il blocco degli aumenti automatici agli insegnanti».

Non sarà facile il compito del nuovo ministro. Le cifre contenute nel settore istruzione dell'ultimo rapporto Istat '100 statistiche per il Paese' sono sconfortanti. Nel 2006, il 20,8% dei ragazzi era fermo alla licenza media senza frequentare alcun corso di formazione, contro una media europea del 15,3% (per Germania, Francia e Gran Bretagna, questa quota si ferma addirittura al disotto del 14%). A questo riguardo la percentuale degli early school leavers è particolarmente grave in alcune regioni, quali la Valle d'Aosta (29,5%), la Campania (28,8%), la Sicilia (26%) e la Puglia (23,9%). Complessivamente, solo il 72,7% degli studenti arriva alla conclusione senza aver mai ripetuto una classe. se ogni triennio 650mila studenti accumulano un ritardo e ognuno di essi costa 7.666 euro, la scuola italiana brucia 8 miliardi di euro ogni tra anni.


E poi, in Italia si spende poco in istruzione e formazione: solo il 4,4 per cento del Pil, ampiamente al di sotto della media dell'Ue27 (5,1 per cento nel 2004). Solo un italiano su due (nel 2007 il il 48,2 per cento della popolazione) in età compresa tra i 25 e i 64 anni ha conseguito come titolo di studio più elevato la licenza della scuola media inferiore, valore che - nel contesto europeo - colloca il nostro paese distante dalla media Ue27 (30 per cento nel 2006), e nelle ultime posizioni insieme a Spagna, Portogallo e Malta.

Nell'anno scolastico 2005/06, la quota di giovani che abbandona al primo anno gli studi superiori, senza completare dunque l'obbligo formativo, è del 11,1 per cento. Anche la quota di giovani in età 20-24 anni che ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore è inferiore alla media europea (che si attesta al 77,8 per cento): nel 2007 il 75,7 per cento dei giovani italiani.

Infine, dall'indagine risulta che in Italia il 41,4 per cento dei giovani in età 19-25 anni è iscritto a un corso universitario nell'anno accademico 2006/07.