Scuola Quattro studenti su 10 con un debito.
I capi d' istituto: a settembre non riusciremo a fare le classi

Corsi di recupero,
presidi in rivolta.

«Mancano fondi e ci sarà una pioggia di ricorsi.
Il sistema rischia di andare in tilt»

Sacchi Annachiara Il Corriere della Sera del 6.5.2008


Gli scettici: «Ci sarà una pioggia di ricorsi». Gli «economi»: «Come li paghiamo i corsi di recupero? Abbiamo già speso tutto». I depressi: «Questo sistema di recupero non serve a nulla». I catastrofici: «A settembre, dopo le verifiche, non avremo il tempo per fare le classi. L' avvio dell' anno scolastico è a rischio». Sono di umore nero i presidi degli istituti superiori di Milano. Perché a un mese dalla fine delle lezioni «il peggio deve ancora arrivare»: bisogna organizzare i nuovi esami a settembre.

La previsione: il 40 per cento per cento degli studenti di Milano avrà almeno un debito. Un po' meglio rispetto al primo quadrimestre (70 per cento nei licei, oltre l' 80 nei professionali), ma le lacune vanno colmate. Ecco come: subito dopo gli scrutini i ragazzi con debito dovranno seguire un corso di recupero da 15 ore. Periodo: da metà giugno a metà luglio (ma al Vittorio Veneto si arriva quasi ai primi di agosto). Poi dovranno saldarlo con una verifica ai primi di settembre. Chi non passa ripete. Primo problema: molti docenti, a luglio, saranno impegnati con la maturità, dunque i presidi dovranno ricorrere a supplenti esterni. Quindi i costi: le lezione di recupero costano 50 euro lordi l' una «ma alcuni istituti hanno già speso tutto il denaro a disposizione», fanno sapere dal provveditorato.

E allora? «Non c' è scampo: promossi o bocciati». Un caso limite, ma neanche i licei del centro navigano in ottime acque. «Noi abbiamo cercato di risparmiare - fa sapere Innocente Pessina, a capo del Berchet - ma il nodo è un altro: questo sistema di recupero non funziona. Se le verifiche si fanno i primi giorni di settembre, se si comunicano promossi e bocciati dopo un' altra settimana, io sono costretto a comunicare l' organico delle classi solo a metà mese. Questo vuol dire iniziare le lezioni nel caos». Troppa burocrazia, troppi paradossi (domanda di una prof: «Se faccio 9 ore di latino e greco alla settimana, a cosa serve un corso di 15?»). Pessina conclude: «Forse era meglio avere tutta l' estate per studiare». La pensa così anche Michele D' Elia del Vittorio Veneto: «Sistema troppo pasticciato: aveva più senso ripristinare i vecchi esami. In più saremo travolti dai ricorsi». Clara Magistrelli del Caterina da Siena: «È stata una soluzione più di facciata che di sostanza. Non si recuperano così le lacune». Roberto Proietto del Bottoni: «In una scuola che al primo anno di superiori boccia il 38 per cento degli studenti non c' era bisogno di maggiore severità, ma di un nuovo metodo».

La proposta al nuovo governo: «Mettiamoci tutti attorno a un tavolo e ragioniamo insieme per il bene degli studenti». Una nota positiva però c' è: «Finalmente i ragazzi si sono si sono messi a studiare». Lo dice Loredana di Lecce, vicepreside dell' Allende, lo conferma Paola Tieri, dirigente del provveditorato: «Pare che abbiano capito l' antifona». Anche se sono in tanti a prevedere un' impennata di bocciature. Antonio Lupacchino, il provveditore, resta comunque sereno: «I capi di istituto hanno fatto un grande lavoro. Problemi? A fine maggio faremo un' ulteriore verifica».