SCUOLA

Per i prof e' insidia burn-out:
i presidi chiedono aiuto.

Studio Anp-Iard: 6 dirigenti su 10 mostrano un disagio mentale

ApCOM , 21.5.2008

Roma, 21 mag. (Apcom) - Quella dell'insegnante si sta trasformando in una professione sempre più usurante e a rischio di patologie derivanti da relazioni sempre più difficoltose: quasi il 70% dei docenti esaminati dai collegi medici è affetto da problemi psichiatrici e la maggior parte dei presidi non sapendo come gestire questo tipo di casi ritiene necessaria maggiore informazione e supporto specialistico.

I dati sono stati presentati oggi nella sala stampa di Montecitorio durante la conferenza di presentazione della ricerca "Il disagio mentale professionale negli insegnanti: dalla gestione alla prevenzione", realizzata dall'Anp - associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola -, in collaborazione con la fondazione Iard e specialisti di settore.

L'indagine ha esaminato un campione di oltre 1.100 dirigenti scolastici e quasi 300 collaboratori operanti in tutto il territorio nazionale: gli elementi più rilevanti sono che il 61% dei dirigenti scolastici con anzianità di servizio superiore ai 10 anni hanno affrontato direttamente casi di disagio mentale professionale durante la loro carriera. A costoro si aggiunge il 17% di presidi cui è rimasto il dubbio di essersi trovati di fronte a docenti con disturbi psicopatologici. Solo il 12% del campione non ha mai incontrato, né sentito parlare, di insegnanti con problemi psichici.

Quasi tre quarti del campione ritiene inoltre utile, "anche a costo di sacrificio", proporre interventi o corsi di informazione relativi al disagio mentale rivolti ai docenti, favorendo così la prevenzione del rischio professionale, la condivisione dello stress nonché il reinserimento lavorativo protetto dagli insegnanti in difficoltà.

Lo studio ha fatto emergere che meno di 1 dirigente scolastico su 4 è a conoscenza dei rischi di salute di origine professionale negli insegnanti. La gran parte del campione si limita a riconoscere un "malessere" (il cosiddetto burnout), ma rifugge dal pensare che lo stesso possa gradualmente evolvere in patologia psichiatrica conclamata o concorrere a determinare infermità di altro tipo.
 

Rembado: basta fare gli struzzi. Competente solo 5% dirigenti

Roma, 21 mag. (Apcom) - E'decisamente significativo il fatto che meno dell'1% del campione ha risposto correttamente a tutte le domande, mentre un solo dirigente su 20 ha applica il corretto iter per affrontare il problema. "E' evidente - ha detto Giorgio Rembado, presidente dell'associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola - che i presidi si sentono giustamente impreparati a gestire i casi di disagio mentale e chiedono all'unanimità formazione e supporto specialistico nell'affrontare la materia".

Rembado tenta anche di indirizzare le istituzioni: "Il governo - sostiene il leader Anp - non deve rimuovere un problema derivante dall'unione di due argomenti 'scabrosi': le patologie della scuola (bullismo, violenza sui minori, ecc.) e le patologie mentali, ma farsene carico". Non è più possibile, invece, continuare ad ignorare il problema: "Adottare la strategia dello struzzo non serve - conclude Rembado - perchè è sempre più urgente affrontare il malessere degli studenti, il disagio dei docenti e soprattutto le responsabilità dei capi di istituto, spesso impegnati non solo a prevenire, ma anche e soprattutto a gestire da soli il problema".

La ricerca ha anche fatto emergere come i presidi, seppure allarmati, non si rendono conto fino in fondo delle conseguenze cui possono andare incontro coloro che si ammalano di burnout: il 60% tenderebbe infatti a sottovalutare i rischi di incolumità dell'utenza derivanti da queste situazioni pensando che "possa portare solamente a disservizi".

In ogni caso due dirigenti su tre non si ritengono opportunamente appoggiata dagli uffici competenti(Uffici scolastici provinciali e regionali) nella gestione dei casi a rischio. Interessante anche il dato dell'88% dei presidi che riterrebbe utile studiare il rapporto tra menopausa e malesseri psichico.
 

Aprea: docenti 'nudi'. Garavaglia: serve ponte salute-istruzione

Roma, 21 mag. (Apcom) - La necessità di informare i presidi sugli effetti collaterali della menopausa andrebbe presa in considerazione anche "alla luce - spiegano i curatori del rapporto - della femminilizzazione della classe docente (85%), dell'età media (49,8) e delle 4 riforme previdenziali occorse dagli anni '90 a oggi: nessuna ha tenuto conto di questa fase delicata nella vita delle lavoratrici che nel caso di un'insegnante donna assomma una cospicua serie di pesi".

La presa di coscienza del problema comunque è ormai accertata: il 71% dei dirigenti sarebbe disposto a ricorrere a contratti di sponsorizzazione pur di reperire i necessari finanziamenti per contrastare il disagio nei docenti, mentre il 29% si limiterebbe ad attuare interventi unicamente se supportati da fondi istituzionali.

Alla conferenza stampa di presentazione della ricerca hanno preso parte esperti del mondo della scuola e politici. Pressoché unanimi gli interventi, tutti orientati ad affrontare il problema attraverso un maggiore impegno. "I risultati di questa ricerca mi hanno sconcertata - ha dichiarato il sen. Mariapia Garavaglia (responsabile Scuola nel 'governo ombra') - perchè se alla società sfugge l'importanza della formazione, il Paese muore, ecco perchè mi impegno a creare un ponte fra le politiche della salute e quelle dell'istruzione".

"Questi dati non ci fanno stare tranquilli - ha commentato l'on. Valentina Aprea (responsabile Scuola Fi) - ed è chiaro che occorre studiare un modo per prevenire il fenomeno, non possiamo permetterci di arrivare tardi. Bisogna aiutare gli insegnanti che si ritrovano spesso 'nudi' di fronte alla classe e quindi frustrati a causa dell'assenza di autorità dovuta alla mancanza non solo di strumenti adeguati, ma anche di complicità con le famiglie".

Presentando in modo più approfondito la ricerca, Vittorio Lodolo D'Oria, medico ematologo rappresentante Casse pensioni Inpdap e tra i massimi esperti dei malesseri psichici tra gli insegnanti, ha invece posto l'accento sui pregiudizi che spesso accompagnano la professione di insegnante: "anche in famiglia - ha detto Lodolo D'Oria - il professore viene visto come colui che non lavora, o meglio, che fa un lavoro poco faticoso".

"I dati parlano chiaro - ha concluso il medico - la categoria degli insegnanti è quella più esposta al rischio di patologie psicofisiche, quasi il 70% degli insegnanti che viene esaminato da collegi medici, è affetto da problemi psichiatrici".