Indagine ministeriale sulla dispersione. di Reginaldo Palermo La Tecnica della Scuola del 7.5.2008. Uno studente su 5 non va al di là della III media. Alle superiori 19 studenti su 100 vengono bocciati al termine del primo anno; poco meno della metà degli studenti dei professionali è in ritardo di un anno. Forti le sperequazioni territoriali. Sul fronte della dispersione i miglioramenti ci sono, ma sono molto lievi e, soprattutto, non ci consentono di avvicinarci in modo sensibile ai parametri europei: lo rivela un recente studio pubblicato dal Ministero della pubblica istruzione ricco di dati, analisi e tabelle. Nel 2006 ancora un ragazzo su 5 era fermo alla licenza media senza aver frequentato alcun corso di formazione (la media europea è decisamente più bassa e supera di poco il 15%).
I dati aggiornati al 2007 registrano un leggero
progresso ma evidenziano anche forti sperequazioni territoriali: in
Valle d’Aosta gli studenti che non vanno al di là della licenza
media sono il 29,5%; in Campania sono 28,8%, in Sicilia il 26% e in
Puglia il 23,9%.
Strettamente connesso alla ripetenza e al ritardo è
il tasso di non ammissione all’anno Il fenomeno delle ripetenze influisce ovviamente anche sull’età media degli studenti delle scuole superiori: l’indagine rivela che almeno 33 mila di loro hanno più di 20 anni e che non manca una nutrita pattuglia di ultraventunenni (10mila in tutto). Ma il problema più rilevante riguarda certamente le profonde differenze territoriali in materia di competenze acquisite. L’indagine ministeriale fa riferimento ai dati della ricerca OCSE-PISA. I risultati in lettura e matematica mettono in evidenza un’accentuata diversità tra le cinque macro-aree del Paese: il punteggio medio nella prova di lettura è pari a 506 nel Nord-Est e 494 nel Nord-Ovest, a fronte di 425 delle Isole e 443 del Sud. Per la matematica si osserva il medesimo divario con valori medi di 505 nel Nord-Est e 487 nel Nord-Ovest, mentre le Isole fanno rilevare 417 e il Sud 440.
Poiché le stesse differenze non si riscontrano negli
esiti degli scrutini finali, l’indagine ministeriale ne conclude che
“esistono consistenti differenze territoriali nei comportamenti
valutativi interni alla scuola” e richiama l’attenzione dei decisori
sulla necessità di “attivare dispositivi di valutazione che riducano
i margini della discrezionalità professionale”. |