Rapporto Unioncamere sull'appiattimento delle
retribuzioni
Il guadagno dei laureati
Confermata l'abolizione dei debiti formativi.
Luisa Grion, la Repubblica del 9.5.2008 ROMA - La laurea non paga, il titolo di studio influisce poco sullo stipendio: vale sì e no una spesa mensile in più al supermercato, centoventi euro lordi medi, uno scarto minimo che non bada al merito e ai potenziali di crescita e che condanna le retribuzioni ad un piattume dal quale si emerge solo se la carica ricoperta è molto alta.
L'Italia, dunque, non premia lo studio: lo si
intuiva già, ora però ci sono anche i numeri. Li ha forniti il
rapporto 2008 dell'Unioncamere sottolineando che le differenze di
stipendio fra laureati e non laureati sono all'osso. Le retribuzioni
di professioni non qualificate, di conduttori di impianti, di operai
specializzati, di addetti alle attività commerciali e impiegati, si
aggirano infatti tutte tra i 21 e i 23 mila euro (dieci milioni di
lavoratori, due terzi del totale). L'appiattimento verso il basso, secondo il presidente della Unioncamere Andrea Mondello "è il sintomo più evidente della scarsa attenzione al merito che caratterizza il mercato del lavoro italiano e segnala un paese disattento al valore dello studio e delle competenze, che rischia di mortificare le migliori risorse su cui può contare per rilanciarsi". Ciò detto, chiarisce, bisogna studiare perché le possibilità di trovare occupazione e di progredire in carriera sono comunque legate al titolo. In compenso, se non c'è discriminante retributiva sullo studio, la differenza si nota sul sesso. Essere femmine in Italia è ancora un problema: la distanza fra le due buste paga è in media del 16 per cento. A parità di mansioni e su tutti i livelli, ma con particolare accanimento per i profili tecnici (operai specializzate e assemblaggio). E poi - al di là della paura dello straniero, e restando nel campo sul lavoro - va anche ricordato che il 9,2 per cento dell'apporto al Pil nazionale è garantito dagli immigrati e che l'invecchiamento della popolazione fa sì che quasi il 44 per cento degli amministratori d'impresa ha più di 50 anni. Il manager anziano ruba spazio al giovane: negli ultimi cinque anni le cariche assegnate a over-70 sono aumentate del 50 per cento.
Tutto questo in un quadro economico che
garantirà, per il 2008, una crescita del Pil di appena lo 0,5 per
cento, che ha appena raggiunto un record non incoraggiante nel
rapporto fra nuova nascita e chiusura d'imprese (nel 2007 il saldo è
stato positivo, ma è il più basso degli ultimi cinque anni) e che fa
ai conti con un evidente ritardo nelle infrastrutture. Fra il 2000 e
il 2005 in Italia sono stati aperti 64 chilometri di autostrade
contro i 1.035 della Francia e i 2.383 della Spagna. La Francia
possiede 1.893 chilometri di linee ad alta velocità, la Spagna 1.552
la Germania 1.300, l'Italia 580. Su tutti i fronti servono scelte
coraggiose, suggerisce Unioncamere. |