I parenti Da Varese a Salerno, da Firenze a
Napoli: concorsi e assunzioni contestate. A Camerino, però, è pronto
un codice etico Università formato famiglia. In facoltà mogli, figli e nipoti di 24 rettori Il presidente Crui: i cognomi non contano Antonio Castaldo Il Corriere della Sera del 3.5.2008 «C'era una volta una famiglia molto in voga », canticchia Gappa, al secolo Gaspare Palmieri, psichiatra e cantautore modenese. «La famiglia del rettore», così si intitola la filastrocca, è composta da una moglie preside, un fratello professore ad Avellino, ed una nonna esperta di geriatria, più svariati parenti e affini, tutti rigorosamente in «toga». La canzoncina satirica apparsa per la prima volta sul web, rapidamente ha contagiato le aule dell'ateneo di Modena, dove i due rampolli del rettore Giancarlo Pellacani sono diventati ordinari a tempo di record. In Italia sono 24 i «magnifici» con «famiglia». Ci sono anche mogli impalmate prima di indossare l'ermellino, fratelli e cugini colleghi di facoltà. Ma in 19 casi parliamo di figli, sangue dello stesso sangue, per i quali più di un rettore si è messo nei guai. Ne sa qualcosa il potente numero uno dell'università di Firenze, Augusto Marinelli, per tre anni nel mirino della magistratura a causa dell'assunzione di suo figlio Nicola. Nel 2002 il giovanotto è stato promosso ricercatore di Economia Agraria grazie ad un concorso bandito dalla facoltà di Medicina. Da Firenze l'inchiesta è passata a Trieste, e anche se il pm ha chiesto l'archiviazione, non ha potuto fare a meno di sottolineare le «anomalie» del sistema. Sono invece alle prime battute le indagini sulla Sapienza. E anche in questo caso lambiscono il rettore, Ruggero Guarini, per l'appalto vinto dal professore di Progettazione che ha promosso ricercatrice sua figlia, Maria Rosaria. La secondogenita, Paola, insegna invece architettura degli interni, e tutte e due erano state dipendenti amministrative prima di passare dall'altro lato del corridoio. Il presidente della Crui, Guido Trombetti, invita alla cautela. Anche lui ha una figliola che lavora nel suo stesso ateneo, la Federico II: «Tuttavia, finché si rispetta la legge non vedo quale sia il problema. Calare dall'alto delle limitazioni non serve. L'importante è che prevalgano sempre capacità e merito a prescindere dai cognomi ».
Ma sempre più spesso la gente, dentro e fuori
l'università, si indigna. A Salerno alcuni giornali locali hanno
contestato la nomina a ricercatore del figlio del rettore Raimondo
Pasquino. Era l'unico candidato al concorso, e così ha vinto
nonostante il curriculum ancora acerbo. A Bologna, invece, due
parlamentari del centrodestra hanno convocato una conferenza stampa
per discutere delle parentele togate di Pier Ugo Calzolari,
impegnato fino a poco prima nella stesura di un codice
antinepotismo. Il magnifico ha reagito querelando: «Giacomo (il
figlio docente ad Economia ndr) è stato danneggiato dalla nostra
parentela ». Il numero uno di Macerata, Roberto Sani non ha discendenti all'università ma una moglie bibliotecaria. Il che, nel generale andazzo, è nella norma. Ben più eclatante è l'exploit della sua assistente, Anna Ascenzi, che in quattro mesi ha superato due concorsi, passando da ricercatrice ad ordinaria. Qualche giorno fa, il Secolo XIX ha rivelato le somiglianze (parti dell'indice e intere frasi) tra uno dei saggi della pedagoga e la tesi di un sacerdote laureatosi vent'anni fa alla Cattolica di Milano. All' epoca il correlatore era, guarda caso, lo stesso Sani. «Così fan tutti», verrebbe da dire. Ma c'è anche chi la pensa diversamente: «Stiamo per approvare un codice etico che impedisce a docenti imparentati di lavorare nello stesso settore», afferma Fulvio Esposito, a capo dell'università di Camerino, famoso per aver annunciato che si sarebbe dimesso se la figlia si fosse iscritta nel suo ateneo: «Mettere dei paletti è importante — spiega — ma può non bastare: c'è sempre qualcuno che si diverte a fare lo slalom».
Antonino Liberatore, a capo del sindacato dei
docenti Uspur, ricorda ancora i tempi in cui «i figli venivano messi
alla prova dai propri padri». Per il professore fiorentino «un
ragazzo che riesce a imporsi senza raccomandazioni è motivo
d'orgoglio per i genitori. Eppure le cose vanno esattamente nel
senso opposto».
Per finire, il napoletano Gennaro Ferrara, ex
mastelliano arruolato dall'Udc. È lui il vero patriarca
dell'università italiana. Al volante della Parthenope da ben 22
anni, può contare tra i suoi professori due generi e una figlia. La
giovane seconda moglie, una sua ex allieva, opera nel settore delle
consulenze. Dal momento che nella piccola università le «famiglie
con la toga» sono almeno 10, a suo tempo anche l'ex ministro Mussi
tirò le somme: «Certi consigli di facoltà sembrano Natale in casa
Cupiello». |