Asili, dietrofront sui test psicologici.
L’assessore Miraglia ha deciso di bloccare il
progetto dell’Ulss:
«Nessun pericolo, ma è meglio aspettare»
Roberta Brunetti da
Il Gazzettino di Venezia del
23.5.2008
Dietrofront sul "quit", il questionario italiano
sul temperamento che Ulss 12, Municipalità e Comune volevano
introdurre negli asili nido di Venezia, a partire da settembre,
sollevando l'opposizione di tante famiglie. «In queste condizioni
ritengo opportuno fermare l'iniziativa»: ha annunciato ieri
l'assessore alle politiche educative, Anna Maria Miraglia, al
termine di un'assemblea con i genitori. «L'allarmismo che si è
creato non è affatto giustificato - ha precisato -. E l'iniziativa
era interessante, ma se crea preoccupazione nelle famiglie, non ha
più senso introdurla». Una decisione maturata in queste ultime
settimane, in cui l'assessore ha incontrato i genitori, gli
educatori, oltre naturalmente all'equipe dell'Ulss 12 che aveva
proposto il progetto.
Ieri Miraglia ha cercato di smussare lo smussabile: «Questo progetto
non ha nulla a che fare con le preoccupazioni dei genitori di una
schedatura dei loro bambini, che poi possa portare alla
somministrazione di psicofarmaci. Questi temi, però, sono attuali e
noi stessi stiamo scrivendo alla Regione per sostenere il disegno di
legge contro l'"uso di sostanze psicotrope in bambini e
adolescenti". Ma nonostante non ci sia alcuna relazione tra il
nostro progetto e questa problematica, nei genitori si è creata una
percezione diversa. Non corrisponde alla verità, ma va rispettata».
Inevitabilmente, però, qualche nota polemica c'è stata. Il
responsabile dell'unità operativa Famiglia e età evolutiva dell'Ulss
12, Ludovico Perulli, che aveva curato il progetto con la pediatria
di comunità, ha accusato in particolare la madre, che è una
psicanalista, da cui è partita la protesta: «Il nostro era un
progetto teso a migliorare la qualità dei nidi, dove il quit era
solo uno strumento che sarebbe stato usato in forma del tutta
anonima. Ma c'è stata l'interferenza grave di una genitrice che ha
manipolato, frainteso, deviato il pensiero di tutti, compreso quello
dell'assessore». L'interessata, Francesca Carfora, ha ribattuto:
«Non sono il pifferaio magico. Quello che ci preoccupa è
l'introduzione di uno strumento psico-emozionale che va a modificare
il modo con cui si guarda all'infanzia». Altri genitori hanno
puntato il dito sul quit e le sue classificazioni dei bambini dal
"temperamento facile", "difficile" o "lenti a scaldarsi". «Non
mettiamo in dubbio la buona fede, ma questa standardizzazione è
pericolosa». Piccata la replica di Perulli: «É questa demonizzazione
del quit ad essere patologica. E i fantasmi possono portare alla
patologia dei genitori».
Conciliante l'assessore: «Il progetto era interessante, ma non
voglio che ci sia un clima sbagliato». Morale: niente quit. Perulli
ha ipotizzato di mantenere in piedi il resto del progetto, che
prevede di analizzare la situazione logistica dei nidi e la
ricorrenza delle malattie dei piccoli. L'assessore si è riservato di
valutare la nuova proposta.