Il ministro dell'Istruzione possibilista: "E'
una proposta interessante"
Gli pisocologi concordano: "Cancella la competizione sugli abiti
firmati"
"Grembiule in classe? Perchè no".
Gelmini: stop alla gara delle griffe.
la
Repubblica 1.7.2008
ROMA - Di nuovo scolari con il grembiule?
"Perchè no", risponde il ministro all'Istruzione. E' possibilista il
ministro Mariastella Gelmini. I grembiulini sono pratici e
ugualitari. Allontanano dai bambini più piccoli il timore di
sporcarsi ma, soprattutto, cancellano l'insana competizione sulle
griffe. Sotto un grembiule nero spariscono le disparità sociali e si
sviluppa "il senso di appartenza e l'orgoglio di andare a scuola",
spiegano gli specialisti.
"Una proposta interessante".
La proposta l'ha lanciata Gabriella Giammanco, ex giornalista del
Tg4, oggi deputata del Pdl. "Dare pari condizioni di partenza - ha
detto il ministro dell'Istruzione - può essere una proposta
interessante". Se ne parla da tempo a Montecitorio; la proposta
rimbalza sui tavoli del governo ad ogni cambio dell'esecutivo.
Questa volta però, il giovane ministro - proprio oggi ha compiuto 35
anni - sembra deciso ad affrontare il problema.
Lo scandalo dell'ombelico scoperto.
La divisa fece il suo ingresso nelle aule delle scuole italiane alla
fine dell'Ottocento sulla scia della Francia che per primo la impose
pur non diventando mai nel nostro Paese un obbligo sancito dalla
legge. Come nel Regio Decreto del '25 si parla genericamente di
obbligo morale ad un abbigliamento consono alle aule scolastiche,
anche nelle recenti normative si invita al rispetto formale per
l'istituto, senza però mai far cenno ai grembiuli. Tocca ai presidi
richiamare gli allievi in caso di abbigliamento non "congeniale",
come capitò anni fa nei confronti di alcune scolari di Rimini che
entravano in aula con l'ombelico scoperto, o in provincia di Imperia
dove gli scolari si presentarono davanti ai professori in bermuda.
L'esperto: "Attenti alla
competizione". Gli psicologi
sembrano convinti che la reintroduzione dei grembiuli tra i banchi
di scuola non sarebbe che una scelta positiva: eviterebbe la
competizione tra compagni di classe sui vestiti e restituirebbe
libertà di movimento ai bambini. Anna Oliverio Ferraris, docente di
psicologia dello sviluppo all'università della Sapienza è convinta
che il problema dei grembiulini è "dei genitori più che degli
alunni. Comprare per i bambini oggetti costosi e preziosi risponde
solo a una forma di gratificazione narcisistica degli adulti. I
figli sono usati come status symbol. La corsa alla felpa firmata,
che inizia già a 4-5 anni, porta ad una competizione tra compagni
che non è sana, è un confronto continuo, si crea una discriminazione
tra chi ha e chi non ha. Inoltre, essendo facilmente lavabili, i
grembiuli permetterebbero agli scolari di giocare tranquillamente
senza paura di sporcarsi".