STABILITE LE DATE DI INIZIO E FINE DELLE LEZIONI PER IL PROSSIMO ANNO

La Gelmini: a scuola
rimettetevi il grembiule.

«Più ordine e meno differenze sociali tra i giovani»

Raffaele Masci, La Stampa, 2.7.2008

ROMA
Contro la sfilata delle griffe, contro le pance scoperte a otto anni e i pantaloni a vita bassa a dodici, contro la moda a tutti i costi che va dal quaderno trendy fino allo zainetto, ben venga il vecchio grembiule. Quello tradizionale, nero con il colletto bianco, guarnito di fiocco azzurro per i maschi e rosa per le femmine: omologante, democratico, socialmente educativo.

Nel giorno che ha stabilito le date di inizio e fine lezione per il prossimo anno scolastico. la proposta è arrivata dai lavori della commissione Cultura della Camera, da Gabriella Giammanco, una delle più giovani deputate (è del ‘77) ed è stata subito rilanciata, con tutto il peso specifico che questo comporta, dal ministro Mariastella Gelmini (anche lei giovanissima, è del ‘73): «Si tratta di un’idea da prendere in considerazione - ha detto il ministro - le motivazioni sottese sono convincenti, e non solo per un fatto di ordine ma anche di uguaglianza sociale tra i ragazzi fin dalla giovanissima età. Dare le pari condizioni di partenza può essere una proposta interessante ed è molto curioso che venga da una delle più giovani parlamentari italiane».

In epoca di bullismo a go-go, il tema - ovviamente - è popolare, ma rischia di aprire dibattiti sproporzionati, come avvenne nel 2003 in Germania quando una proposta trasversale Verdi-Cdu di analogo contenuto scatenò il finimondo. La cosa, insomma, è destinata a dividere, ma anche ad accendere un interesse, dando la stura al cosiddetto «tuttaltrismo», quel blasonato sistema di dibattito secondo cui i problemi sono sempre altri rispetto a quello di cui si parla. E così, per esempio, sia Federconsumatori che l’associazione dei Genitori democratici hanno subito fatto notare che il ministro dovrebbe pensare «ai tagli ai bilanci della scuola» e non perdersi dietro questioni di cotonella nera e di fiocchi di seta. Ma poiché la questione di cui si discute è questa, chi si chiama fuori, si chiama fuori. E basta.

Esiste, invece, un diffuso movimento di mamme, di cui i blog su Internet sono testimonianza, che sostiene l’opinione di Mariastella Gelmini e di Gabriella Giammanco sull’opportunità di ripristinare il grembiule (o comunque una divisa). Marina Salomon, imprenditrice dell’abbigliamento per bambini e madre di quattro figli più uno in affidamento, si fa vessillifera di questa posizione: «Sono per il ritorno del grembiule - dice - come imprenditrice mi danneggia, sia chiaro, ma come madre credo che sia importante, contro l’esibizione smodata delle griffe, contro la competizione esasperata tra bambini e ragazzi anche sull’abbigliamento, e anche contro le spese folli a cui le famiglie sono esposte per non far sfigurare i loro ragazzi. Tutto questo, io credo, nella scuola deve finire».

Sotto un’angolazione più tecnica, i pro e i contro appaiono nella loro relatività: «Non possiamo pensare di intervenire sul sintomo senza aggredire la causa - dice lo psicologo David Meghnagi, della terza università di Roma - Nella scuola, oggi, i docenti non sono rispettati, i presidi sono esautorati del loro ruolo dirigenziale, i genitori, invece di tirare il carro nella stessa direzione della scuola, si trasformano in sindacalisti dei figli. Questo è il problema: la fine di un principio di autorità, che non può essere recuperato semplicemente ripristinando una divisa, sia pur come elemento portatore di un ordine intrinseco. Occorre, invece, attivare dei percorsi educativi, necessariamente lunghi e impegnativi, e solo alla fine potremo chiederci se sia opportuno o no il grembiule, come ultimo passo in questo itinerario. Ma, a quel punto, la questione sarà solo estetica e pratica. Non più educativa»