«No al divario Nord-Sud
così rilancio la scuola».

«Le scuole medie vanno modificate
Presto un piano destinato a stabilizzare i supplenti».

Elena Romanazzi, il Mattino di Napoli, 27.7.2008 

Roma. La sfida per il rilancio del sistema scolastico parte dal Mezzogiorno. «La scuola è lo specchio dell’Italia, al Nord come al Sud. Non ci sono distinzioni e i gap esistenti verranno colmati». Mariastella Gelmini punta a contenere la dispersione scolastica attraverso un rafforzamento del rapporto scuola-mondo del lavoro, a investire nel personale docente e nell’edilizia scolastica per aule moderne con «lavagne interattive e computer». L’obiettivo finale sono livelli di apprendimento omogenei. Basta insomma con il sette in matematica preso al Sud che, al Nord, vale un quattro. Si comincia da settembre: il 15 il ministro sarà in Campania, forse proprio a Napoli, per l’avvio dell’anno scolastico.

 

Ministro, come rilanciare la scuola nel Mezzogiorno?

«Con una parte dei fondi europei che abbiamo a disposizione. Sono sette miliardi di euro e abbiamo deciso di istituire dei corsi di formazione intensivi per i professori e gli studenti di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia per ribaltare i risultati dei test internazionali Ocse-Pisa. Quando si va all’estero, la prima cosa che dicono è questa: ”Ma come mai continuate a scendere nella classifica dei migliori a scuola?”. Non possiamo rassegnarci a questa situazione. La Germania è riuscita a risollevarsi, dobbiamo farcela anche noi. Per questa ragione ritengo indispensabile un nuovo sistema di valutazione delle scuole, simile a quello anglosassone».

 

Non sarà una sfida troppo ambiziosa?

«Il Mezzogiorno ha grandi potenzialità, va liberato dalla criminalità e da una serie di lacci e lacciuoli. E la scuola, in questo progetto di rilancio, è centrale. Questo è un impegno che il presidente Berlusconi ha chiesto a tutti i suoi ministri».

 

Per il rilancio verranno utilizzati i fondi europei. Quali politiche per migliorare l’edilizia scolastica?

«Abbiamo sottoscritto un accordo importante tra il ministero dell’Istruzione e il demanio dello Stato. Ben 230 edifici confiscati alle associazioni criminali diventano dei luoghi di formazione».

 

E i soldi per ristrutturarli?

«Il ministero dell’Interno ci ha garantito le risorse. I luoghi della criminalità diventano luoghi della speranza. In Campania, abbiamo trasformato una masseria, dove ora, d’intesa con gli istituti alberghieri e con cooperative sociali, si produce mozzarella. Non solo. Con il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e il direttore scolastico regionale abbiamo approvato un progetto che assegna agli studenti il compito di fare da sentinelle dell’ambiente. E ai ragazzi delle superiori è stato affidato l’incarico di preparare uno spot per il rilancio della Campania».

 

La Finanziaria di Tremonti riduce drasticamente i fondi, impone un taglio del personale. Le famiglie e i docenti sono preoccupati. I precari scendono i piazza. Come intende affrontare le diverse emergenze?

«Ci sono alcune cose da cambiare. Occorre una riorganizzazione della rete scolastica. C’è uno schema organizzativo della scuola che va rivisto. Preferisco avere qualche docente in meno, ma meglio pagato che tanti prof senza strumenti e scontenti che assorbono tutto il bilancio. La scuola di qualità la fanno i docenti. Occorre investire su di loro e attuare una politica di contrasto alla dispersione scolastica: va garantita non solo la frequenza nelle scuole dell’obbligo ma anche nelle secondarie. Punto a un percorso di studi che sfoci in un posto di lavoro».

 

Come spiegherà ai sindacati il taglio di personale previsto da Tremonti?

«Se oggi dobbiamo intervenire in questo modo è perché negli anni passati non si è stati artefici del proprio futuro, si è abdicato dal governo della scuola e si è intervenuti solo dove c’erano delle lacune. È giunto il momento di risalire la china. Mi auguro che i problemi vengano affrontati con serenità e buon senso, evitando lo scontro politico-ideologico».

 

Prevede un aggiustamento della riforma Moratti?

«Molti punti vanno recuperati, altri devono entrare ancora in vigore. Penso alla riforma della secondaria superiore. Van bene i licei, ma l’attenzione sarà focalizzata sulla formazione professionale. Ora occorre prima valutare le criticità, e per questo è in corso un monitoraggio complessivo della situazione. Non ci sarà una riforma Gelmini. Il mio obiettivo è quello di aprire un grande dibattito che sfoci in una posizione condivisa».

 

Quali sono le criticità emerse dal monitoraggio in atto?

«La scuola elementare è di buon livello. La scuola secondaria del primo ciclo, le vecchie medie, vanno riviste».

 

I debiti scolastici i ragazzi li accumulano proprio alle medie.

«Hanno molte lacune. È un dato certo e occorre intervenire. Gli studenti sono cambiati. C’è una pre-adolescenza con cui gli insegnanti devono fare i conti, ci sono delle difficoltà a tenere le classi. Le medie vanno riviste, va potenziata la qualità. Ho deciso di aprire un tavolo di discussione su questo tema».

 

Non crede che le carenze dipendano, in parte, anche dalla discontinuità didattica, dalla eterna condizione di precariato che vivono molti docenti?

«Sono favorevole alla stabilizzazione delle supplenze. la continuità didattica è fondamentale. Ritengo che, se un insegnante inizia l’anno in una classe, lo deve poi portare a termine».

 

Non sempre è possibile e i contratti sono comunque annuali.

«Su questo punto sto lavorando e presto presenterò un disegno di legge».