INCHIESTA L'università non attira più. Aumentano i corsi di laurea, crollano le iscrizioni Raffaello Masci La Stampa, 1.7.2008
ROMA Disillusione
«E’ la disillusione - dice Paola Ungaro,
responsabile del settore istruzione dell’Istat - il fenomeno che ha
coinvolto maggiormente gli studenti italiani rispetto
all’università. Dopo una stagione di forte crescita delle
immatricolazioni, dopo la riforma del 2002, la perdita è stata lieve
ma costante. E comunque del 5% solo nell’ultimo anno. E così,
crediamo, continuerà anche per l’anno che si sta per aprire».
D’altronde in Italia chi vuole continuare gli studi non ha che
l’Università, di fatto. Contro una vasta offerta di formazione
professionale di terzo livello degli altri paesi europei. E poi i
ragazzi sono disorientati dalla vastità e complessità dell’offerta
formativa. Alla domanda «a che cosa ti iscrivi?», si può rispondere
in oltre 5000 modi diversi, perché tanti sono i corsi di laurea con
differenti e spesso inspiegabili denominazioni. Esempio: il tanto
gettonato corso di scienze della comunicazione, attivato in 66
atenei, si presenta con i nomi più disparati: scienze della
comunicazione, ma anche comunicazioni di massa, comunicazione
d’impresa, comunicazione multimediale, comunicazione multimediale e
interculturale, eccetera. D’altronde i professori stessi alla
domanda «e lei cosa insegna?» potrebbero rispondere in 171 mila
modi, tanti ne ha censiti il Comitato di valutazione
sull’università. La scelta E comunque, che cosa sceglieranno le nuove matricole? La tendenza parla di una forte crescita di architettura, scienze biologiche, medicina, chimica, discipline sociali. Ma, eccetto il caso di architettura e, in parte, di medicina, questa crescita non sovverte il quadro d’insieme dell’università italiana. Gli studenti di chimica, per dire, sono pochissimi, per cui una crescita anche superiore al 50% può tradursi in poche centinaia di nuove entrate. Resta forte invece, secondo le valutazioni dell’Istat, il gruppo umanistico e massmediologico che, da solo, dovrebbe raggiungere quasi il 45% delle nuove immatricolazioni. Parliamo di lettere, filosofia, lingue, comunicazioni di massa variamente declinate, beni culturali, sociologia, eccetera. «Ma su questo - dice ancora Ungaro - incide la variante di genere: ad iscriversi a questi corsi sono soprattutto donne (80% a lingue, 81% a psicologia, 70% a lettere). E le donne crescono ogni anno nella popolazione studentesca». Quest’anno potrebbero raggiungere quota 55%.
Come andranno, veramente, le iscrizioni del
2008, lo sapremo però solo nel 2010, quando la prima scrematura sarà
fatta. «Fortissimo infatti - dice ancora l’Istat - è il fenomeno
degli abbandoni». Su 100 immatricolati arriveranno al fausto giorno
della laurea in 40, con una serie di variati tra facoltà: 66 a
medicina, 42 a ingegneria, 36 a biologia, 26 a legge, ma appena 18 a
chimica. Questa falcidia avverrà, almeno per il 50%, al primo anno».
Insomma: dei 300 mila che si stanno iscrivendo, 50-60 mila tra un
anno staranno di nuovo a chiedersi cosa fare da grandi. Esame |