Il ministro dell'Istruzione: "Io non insegno?
E lui non è un costituzionalista"
La Gelmini a Bossi: Andrea Montanari, la Repubblica 4.7.2008
dal nostro inviato «Mi pare che nemmeno Umberto Bossi sia un eminente costituzionalista e nonostante questo credo che farà al meglio il suo lavoro dando al Paese le riforme necessarie - spiega la Gelmini al suo arrivo al Graduation day, la premiazione dei diplomati in stile anglosassone con tanto di parata - . Anche Roberto Castelli ha fatto il ministro della Giustizia non essendo né avvocato né magistrato». Il tono è pacato, ma fermo. «Non sono un'insegnante, ma mi occupo di politica da dodici anni e qualche esperienza ce l'ho. Intendo impegnarmi. Saranno poi i fatti a parlare per me». La Gelmini ha accettato all'ultimo momento l'invito. «Una visita programmata da tempo» dice. Ma il preside Benedetto Di Rienzo la smentisce: «L'abbiamo saputo solo due ore fa. Prima di lei erano venuti solo i ministri Giancarlo Lombardi e Giovanni Berlinguer, ma in forma non ufficiale». Insomma, la Gelmini ha voluto ribattere colpo su colpo al leader della Lega Umberto Bossi, che proprio ieri sera era impegnato in un comizio ad Arcore, dove c'è la villa di Silvio Berlusconi. E che dal palco ha rilanciato la polemica: «Mi piacerebbe un ministro leghista, ma non ce l'ho con la Gelmini bensì con il sistema e con quella cazzata dei crediti inventati dalla sinistra». In realtà, sulla Gelmini pesano anche le critiche a mezza bocca di molti parlamentari del Pdl, che il ministro dell'Istruzione incontrerà martedì. Chi l'accusa di non essersi opposta ai micidiali tagli decisi sulla scuola da Giulio Tremonti sulla scuola, che ora rischia un nuovo autunno caldo. E chi, invece, di voler fare tutto da sola. Per non parlare del contenuto delle intercettazioni telefoniche. Argomenti che fanno della Gelmini un bersaglio perfetto anche per il Senatur, che non potendo attaccare direttamente Berlusconi se la prende con chi, come lei, suscita qualche perplessità tra gli stessi forzisti. Come Valentina Aprea, che dopo cinque anni da sottosegretario di Letizia Moratti magari aspirava al gran salto. Il capogruppo Pdl in commissione Cultura, Fabio Granata di An, prova a metterla in guardia dai passi falsi: «Sull'università vogliamo aiutare il ministro, ma mi auguro che non pensi di fare a meno del Parlamento».
Lei non si scompone. «Il vero ostacolo -
contrattacca - è la burocrazia. La scuola ha una normativa
farraginosa, bizantina. È ridicolo prendersela con il ministro di
turno al di là dell'appartenenza politica. Il problema sono le
risorse. È giusto che i cittadini sappiano che il 97 per cento del
bilancio dell'Istruzione è fatto di personale e in queste condizioni
il sistema non può reggere. È sciocco difendere lo status quo. Gli
errori della maturità sono legati a un modello organizzativo un po'
superato, che stiamo cambiando». E le intercettazioni? «Non ci
interessano i pettegolezzi, non ci interessano tutte le affermazioni
che ci distolgono dal nostro lavoro Sono aperta solo a tutti coloro
che vogliono dare un contributo |